Bertone (Acqua Sant'Anna): Pronti ad espanderci in America - V&A
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ApprofondimentiImprese Mer 08 febbraio 2023

Bertone (Acqua Sant'Anna): "Pronti a espanderci oltre l'Italia"

L'ad del gruppo leader nelle acque minerali: nonostante rincari superiori al 30% solo una piccola parte è stata riversata sui consumatori Bertone (Acqua Sant'Anna): "Pronti a espanderci oltre l'Italia"
Tobia De Stefano
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Tobia De Stefano

Con una lunga esperienza nel settore economico, ha lavorato a Libero Mercato e Libero. Ora è alla Verità e scrive per Panorama e Verità & Affari

“Il momento più difficile – inflazione e rincaro delle principali materie prime – è alle spalle. Ma anche nel momento più difficile abbiamo continuato a investire e a puntare su nuovi mercati. Francia e America su tutti, mercati complicati, soprattutto quello transalpino, ma che nel tempo siamo sicuri ci daranno soddisfazione”.

Così in un’intervista a Verità&Affari, Alberto Bertone, presidente e amministratore delegato di Acqua Sant’Anna, marchio al 100% italiano leader del mercato delle acque minerali, illustra i progetti del gruppo che da mesi sta elaborando la migliore strategia per espandersi all’estero.

In Francia, terra di Evian e Perrier (Nestlè), è una mission impossible?

“No, ma sicuramente complessa. I francesi sono, anche giustamente, legati al loro Paese e ai loro prodotti. Ci sono marchi molto forti e molto ben radicati, ma noi puntiamo sulla qualità e sulle nostre specificità. Siamo un’acqua molto leggera con valori bassissimi di residui fisso, ideale per bambini. In Italia abbiamo puntato sulle pubblicità comparative per farci conoscere, vorremmo seguire lo stesso processo anche all’estero.  Poi non abbiamo certo l’ambizione di entrare e stravolgere un mercato che ha una tradizione così solida, ma di iniziare a mettere un piede anche al di là dei nostri confini”.

Del resto non c’è solo la Francia se l’intenzione è quella di allargare gli orizzonti fuori dall’Italia…

“Stiamo cercando di distribuire l’Acqua Sant’Anna in tutto il mondo e per questo motivo cerchiamo distributori validi e capaci. Alle volte li troviamo e altre no. Poi in alcuni Paesi, per esempio in America, entriamo con le nostre forze facendo anche assunzioni perché vediamo che per gusti e modi di vivere possiamo trovare situazioni ideali”.

Torniamo all’Italia. Avete aiutato i dipendenti con bonus anti-inflazione e cercato di non trasferire i rincari sui consumatori, ma poi il passo è stato inevitabile.

“Il momento più difficile è alle spalle, ma nell’ultimo anno abbiamo subito aumenti dei costi pari almeno al 30% e alla fine siamo stati costretti ad alzare i prezzi  del 10%. Del resto tutto è più caro, dalla plastica per arrivare all’energia e ai trasporti. Non dico nulla di nuovo, ma per darle un’idea: solo di energia elettrica nel 2022 abbiamo pagato 25 milioni di euro in più rispetto al 2021”.

Aumenti che poi per forza di cosa si riflettono sui conti di bilancio.

“Non ci lamentiamo, nonostante tutto i ricavi del 2022 sono in linea con quelli del 2021 (300 milioni di euro e di circa 1,5 miliardi di bottiglie vendute), certo l’utile è in calo, ma era inevitabile. Comunque le ripeto, credo che una delle nostre forze sia stata quella di aver continuato a investire nonostante la congiuntura economica internazionale non fosse delle migliori”.

Andare a Piazza Affari? Ci avete mai pensato?

“Sinceramente no, perché non ne abbiamo bisogno. Poi nella vita non si esclude nulla, ma di solito l’approdo in Borsa e legato alla necessità di trovare risorse finanziarie esterne per investimenti o operazioni di M&A, noi riteniamo di poter “fare” con le nostre forze”.

Ma non esclude acquisizioni.

“Stiamo cercando delle nuove sorgenti da acquistare. Il problema è trovarle in vendita non solo in Italia, valutiamo anche opportunità all’estero. Al momento non c’è nulla di concreto, ma sicuramente è un nostro obiettivo”.

Così come un suo obiettivo resta quello di introdurre il deposito cauzionale sulle bottiglie di plastica?

“Se vogliamo che non ci siano bottiglie di plastica disperse nell’ambiente dobbiamo dare un valore a questi rifiuti. E allora chiedo: cosa c’è di meglio che avere dei “ricevitori” dove si introducono le bottiglie e in cambio si riceve un rimborso di 5 o 10 centesimi? C’è una direttiva europea che lo prevede, ma l’Italia è pronta a votare contro”.

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