Toso: «Così abbiamo ridotto a un quarto il nostro consumo di gas»
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Imprese Lun 21 novembre 2022

Cantine Toso: «Così abbiamo ridotto a un quarto il nostro consumo di gas»

Cantine Toso ha ridotto di un quarto il consumo di gas in azienda. Fotovoltaico, caldaia a biomassa, riciclaggio d’aria per la casa vinicola. Cantine Toso: «Così abbiamo ridotto a un quarto il nostro consumo di gas»
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

L’azienda che ha ridotto di un quarto il consumo di gas

La sostenibilità non è solo una strategia legata alla qualità del prodotto ed al rispetto dell’ambiente, ma salva i conti. Alla Cantina Toso, una delle aziende vinicole familiari più grandi del Piemonte, lo hanno toccato con mano nel momento in cui è scoppiato il caro tariffe.
«Il nostro progetto green è partito in un momento di bassi costi dell’energia e con uno scopo ben diverso. – conferma Gianfranco Toso – Volevamo infatti azzerare l’impatto ambientale per una azienda come la nostra profondamente legata al proprio territorio. Ma oggi, grazie alla installazione della caldaia a biomasse ed all’intero progetto green che abbraccia tutte le fase della filiera, abbiamo risentito in misura marginale dell’impazzimento dei prezzi del gas».

«Il progetto della piena ecosostenibilità non è lontano – scende in dettaglio Toso – e si focalizza, da un lato, sulla produzione di energia da fonti rinnovabili per le necessità produttive e dall’altro sul totale trattamento dei residui di lavorazione che vengono immessi nell’ambiente. Due impianti fotovoltaici hanno ridotto di circa il 40% la dipendenza esterna di energia elettrica e consentono di evitare ogni anno l’emissione di tonnellate di anidride carbonica nell’atmosfera; nel 2018 è entrato in funzione un nuovo impianto fotovoltaico. La caldaia a biomassa ha ridotto a un quarto il consumo di gas e produce calore con combustibili vegetali. Il sistema di riciclaggio recupera l’aria e l’acqua calda prodotte dai macchinari in funzione, per rimetterle in circolo. Inoltre il depuratore aziendale permette la completa bonifica degli scarichi reflui».

«Anche la rete di refrigerazione – aggiunge l’imprenditore – molto importante per un’azienda spumantiera, è stata rinnovata con impianti performanti ed efficienti, come quelli utilizzati per rendere completamente condizionato il magazzino automatico. Grazie a tutto questo abbiamo ottenuto diversi riconoscimenti e certificazioni. Compresa la registrazione Emas, che ben poche aziende in Italia possono vantare, in particolare nell’ambito della produzione vinicola. «Ovviamente – aggiunge l’amministratore delegato della società – resta il problema legato ai rincari dei trasporti e del packaging. Tanto che, visto il costo del vetro, stiamo pensando ad un nuovo tipo di bottiglia che potrebbe essere una assoluta novità».

La guerra pesa

Se sul fronte tariffe la lungimiranza green sta pagando, poco invece c’è stato da fare allo scoppio della guerra in Ucraina per una Cantina in cui il 70% del fatturato globale deriva dall’export (nel 2021: 41 milioni di euro) e di questo oltre il 20% proviene dall’Europa dell’Est.
«Un’area molto importante di esportazione sono i mercati dell’Europa orientale con circa 7/8 milioni di bottiglie e solo a seguire vengono i mercati di Francia, Belgio, Olanda, Nord Europa, Svizzera – spiega Gianfranco Toso -. Detto questo va sottolineato che il filo con quei Paesi non si è mai interrotto. In Russia abbiamo dovuto fare una selezione imposta dalle sanzioni e dunque operare solo con importatori non legati alla Duma, mentre in Ucraina alcune zone, soprattutto quelle nell’ovest hanno proseguito con le ordinazioni. Detto questo il contraccolpo c’è stato anche a livello di trasporti: per raggiungere taluni Paesi si passava infatti dai territori oggi in guerra».

Innovazione

Ma qual è la strategia che ha permesso alla Toso di continuare a crescere i mantenendo un assetto familiare, in un territorio dove i big fanno capo a grandi gruppi e la dimensione delle cantine private è ben più modesto? «Abbiamo coniugato innovazione e tradizione. Questo sia per gli spumanti ed i vini che per il Vermuth, riscoprendo le antiche ricette, dopo l’acquisizione della Gamondi ma attualizzandole – spiega ancora Gianfranco Toso. – In azienda tutto è meccanizzato e la tecnologia agevola le operazioni fondamentali per ottenere prodotti di alta qualità, oltre a soddisfare le più severe normative della sicurezza alimentare».

«Una delle nostre qualità vincenti è anche la trasparenza – aggiunge il manager- invitiamo infatti presso l’azienda non solo i clienti ma tutti gli addetti ai lavori. E mostriamo ogni passaggio della produzione. Devo dire che più del processo legato al vino, quello che impressiona di più i visitatori è la produzione dei liquori con la elezione ed il mix di decine di erbe da noi rigidamente coltivate nei luoghi vocati». Come vede il futuro una azienda così internazionalizzata? Nuove acquisizioni? «Gli ultimi due anni non sono stati facili ma contiamo di recuperare entro il 2023. Per quanto riguarda le acquisizioni non abbiamo progetti precisi. A volte le opportunità appaiono all’improvviso. In quel caso, non chiuderemo la porta a priori».

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