Acqua gasata, manca la Co2, chiude anche la famosa San Pellegrino
Anche la più famosa acqua minerale d’Italia ha detto stop. La San Pellegrino che è la “frizzante” gourmet nel mondo.
Chiude la San Pellegrino
Anche la più famosa acqua minerale d’Italia ha detto stop. La San Pellegrino che è la “frizzante” gourmet nel mondo – il The world’s 50 best restaurants awards (l’oscar dei ristoranti, discusso e discutibile, ma sempre prestigioso) è sponsorizzato da questa bottiglia – ha dovuto fermare la produzione perché non si trova la Co2 alimentare, quella che crea le bollicine.
Gran parte arrivava dalla Russia e ora è bloccata, i produttori europei non reggono il mercato e in Italia ci sono pochi fornitori. Per due giorni – giovedì e ieri – gli stabilimenti di produzione e d’imbottigliamento a Ruspino in Val Brembana dove si trovano le Terme di San Pellegrino sono rimasti fermi. La multinazionale svizzera Nestlé che è proprietaria del marchio ha fatto sapere che «a causa del persistere dei cali nella fornitura di anidride carbonica si è reso necessario un fermo produttivo».
Supermercati vuoti
La Nestlè aggiunge: «Nonostante il generalizzato problema di carenza delle materie prime che coinvolge tutti i settori e il protrarsi della situazione di estrema difficoltà dei produttori di CO2, l’azienda continua a ricercare nuove linee di approvvigionamento con l’obiettivo di ritornare il prima possibile al normale flusso di produzione». Nei supermercati le acque frizzanti scarseggiano. Il primo allarme fu lanciato a luglio dal gruppo dell’acqua Sant’Anna con l’ad Alberto Bertone che aveva previsto una crisi di approvvigionamento in anticipo.
La Co2 alimentare serve per un sacco di cose: dall’allungamento della vita dei cibi confezionati (ad esempio i salumi in busta) alla produzione di ghiaccio secco, e nonostante un rialzo dei prezzi abnorme (la quotazione è oggi di circa 80 euro a tonnellata circa il 300 per cento rispetto a un anno fa) i produttori attuano razionamenti nelle consegne privilegiando le applicazioni sanitarie. Questo ha provocato una crisi in tutto il comparto delle bibite frizzanti anche perché il 40% della Co2 alimentare arrivava dalla Russia.
Le sanzioni hanno portato il costo di una cisterna da 3 mila a 21 mila euro. Il vicepresidente di “Mineralacqua” (un settore che vale 2,3 miliardi di euro) Ettore Fortuna ha dichiarato: «Siamo preoccupati per i costi di produzione. Tutto è rincarato in maniera insostenibile: dal metano, aumentato del 417% al Pet utilizzato per bottiglie che costa 92% in più, così come la carta, con un prezzo raddoppiato, i pallet aumentati del 108%, o i trasporti. Siamo di fronte a costi enormi ma anche al materiale non c’è». A cominciare dalla Co2.