Copan deve ringraziare il Covid, utili alle stelle grazie ai tamponi
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Imprese Mar 15 novembre 2022

Copan deve ringraziare il Covid, fatturato e utili alle stelle per i suoi tamponi

Copan, azienda bresciana di diagnostica è uno dei grandi produttori mondiali di tamponi per il Covid 19. Fatturato a 395 milioni di euro. Copan deve ringraziare il Covid, fatturato e utili alle stelle per i suoi tamponi
Fabio Pavesi
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Fabio Pavesi

Gli utili di Copan grazie ai tamponi

È balzata agli onori delle cronache finanziarie pochi giorni fa. L’Ufficio Studi di Mediobanca le ha infatti assegnato il primo posto sul podio delle aziende più dinamiche del cosiddetto “Quarto capitalismo”, le medie imprese internazionalizzate a conduzione familiare, nel suo consueto e ponderoso rapporto sulle principali società italiane. Il nome dirà poco o nulla ai più, ma tutti o quasi senza saperlo hanno sperimentato i suoi prodotti.

Già perché Copan, azienda bresciana di diagnostica è uno dei grandi produttori mondiali di tamponi per il Covid 19. Quei bastoncini che tutti abbiamo usato in farmacia per diagnosticare la malattia negli anni terribili della pandemia. E certo per Copan la più grande virulenza del secolo è stata l’occasione della vita per i suoi ricavi e i suoi utili. Che ovviamente sono schizzati in modo esponenziale verso l’alto.

Il primo posto nella crescita, assegnato da Mediobanca all’azienda della famiglia Triva non poteva che finire a un’azienda che del Covid ha fatto la sua ragione di business. L’esplosione della domanda di tamponi nel mondo ha contribuito a vedere il fatturato a fine del 2021 salire di colpo a 395 milioni di euro. Ben 90 milioni in più sui ricavi del 2020 e addirittura oltre 250 milioni di euro di ricavi in più rispetto a fine del 2019, poco prima che scoppiasse la virulenza. Una crescita boom, dato che i ricavi in soli 2 anni sono aumentati del 179%. E con i maggiori fatturati, anche gli utili hanno seguito percorso analogo.

Utile in ascesa

Nel 2021 il gruppo Copan ha chiuso l’anno con ben 112 milioni di utile netto. Erano 86 milioni l’anno prima e solo 15 a fine del 2019. Di fatto il Covid e la domanda fortissima di tamponi diagnostici hanno visto lievitare di oltre sette volte i profitti del gruppo in un biennio. Trovare redditività così elevate in un gruppo manifatturiero è difficile.

Oggi il gruppo Copan, posseduto dalla nascita dalla famiglia Triva con l’amministratore delegato Stefania Triva che tramite la sua holding personale ST Holding controlla il 48% delle quote e il figlio Giorgio con Marimo Holding il restante 52%, vanta utili pari al 28% dei ricavi e margini operativi lordi pari 42% dei ricavi. Numeri da far impressione alle big tech americane e in genere ai titoli ad alta crescita.
azienda in salute

Non che Copan stesse male anche prima del Covid. Nel 2019 il fatturato era di 141 milioni con profitti netti per 15 milioni. Azienda quindi in salute. La pandemia è stato un potentissimo acceleratore per l’azienda. Del resto per un’azienda già ben gestita anche prima dell’eccezionale ondata di domanda, far fruttare i conti è stato quasi un gioco da ragazzi.

Bastava tenere sotto controllo i costi, che infatti sono cresciuti molto meno dei ricavi, per vedere l’esplosione degli utili. Se fosse quotata il titolo sarebbe sicuramente schizzato verso l’alto, ma la famiglia Triva alla Borsa non pensa proprio. In fondo la struttura finanziaria è solidissima con un patrimonio netto di gruppo che si è ovviamente ulteriormente incrementato a quota 385 milioni, con liquidità per 159 milioni e debiti totali per soli 155 milioni.

Le munizioni per crescere ancora, grazie alla messe del Covid, sono abbondanti. Certo il fatturato quest’anno non vedrà un boom analogo a quello del 2021, dato che la domanda di tamponi si è affievolita. Sempre che la virulenza non rialzi la testa. Ma ora Copan può guardare anche altrove nel campo della diagnostica per continuare nel suo percorso di crescita.

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