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ImpreseIn evidenza Mar 14 febbraio 2023

La guerra frena la svolta green: il 35% delle imprese italiane rallenta sulla sostenibilità

Il 35% delle imprese italiane rallenta con i piani legati alla sostenibilità con la guerra: è il risultato di un dossier Ernst & Young. La guerra frena la svolta green: il 35% delle imprese italiane rallenta sulla sostenibilità
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

Il 35% delle imprese italiane frena sulla sostenibilità

Il 35% delle aziende italiane ha ridimensionato i piani di sostenibilità a causa della guerra in Ucraina. Il dato emerge dal nuovo studio Ernst& Young  “Seize the change” che analizza i più significativi trend di sviluppo sostenibile per le  aziende tricolori. In generale si è assistito anche ad un rallentamento nello svolgimento di azioni verso il territorio, dove le aziende di medio-piccole dimensioni del settore industriale risultano comunque più attive delle altre. È di 21 punti percentuali  la diminuzione di aziende, fra quelle intervistate, che hanno sviluppato iniziative di supporto alla comunità rispetto al dato del 2021, a sua volta 13 punti percentuali inferiore rispetto al dato del 2019.

E un altro anello debole verso la transizione al green, viene detto nel dossier, è quello della finanza che gioca un ruolo fondamentale nella transizione dell’attuale modello economico verso un modello più sostenibile: nelle proprie scelte di investimento, gli enti finanziari possono tenere in considerazione anche criteri ambientali, sociale e di governance della sostenibilità. Secondo i dati Ey, anche in questo caso si è verificato un rallentamento da parte delle aziende nell’utilizzo di strumenti di finanza sostenibile. La maggior parte delle aziende intervistate non ha mai utilizzato strumenti finanziari quali ad esempio linee di credito: il 71%, infatti, afferma che non sono stati presi in considerazione. Il 26% riporta che l’iniziativa è presente nel loro piano strategico, ma solo il 3% ha utilizzato degli strumenti di questo tipo negli ultimi due anni.

La transizione prosegue anche per le pmi

Posto dunque che oltre un terzo delle imprese italiane, di fronte alla crisi, sacrifica la voce “ambiente”,  la ricerca di Ernst & Young traccia comunque un quadro complessivamente soddisfacente della transizione sostenibile in Italia. Il 65% delle aziende intervistate prosegue infatti con l’attivazione di modelli di business più sostenibili. Ma ciò viene fatto soprattutto dalle aziende quotate di cui l’80%  ha sviluppato un piano di sostenibilità (circa +32 punti percentuali rispetto al 2020) e il 30% ha definito target quantitativi.

La guerra, e l’impennata dei costi del gas,  ha favorito poi i progetti green legati alle energie rinnovabili (dal 39 al 47% delle aziende)

In questo scenario emerge come il tema della sostenibilità venga preso in considerazione anche dalle piccole e medie imprese e non solo da quelle medio-grandi. Anche se questo avviene a velocità variabile sui singoli temi e con disomogeneità tra i settori in quanto alcuni (energy e tessile) procedono più velocemente rispetto ad altri (media, telecomunicazioni e costruzioni) nell’integrazione della sostenibilità.

Massimo Antonelli, Ceo di Ernst& Young in Italia e direttore generale di Europe west, guarda  comunque ai dati positivi. “La sostenibilità  oggi rappresenta la priorità a livello di investimento per il 40% dei Ceo mondiali – commenta -. Mentre in Italia oltre la metà delle aziende intervistate considera la sostenibilità un driver fondamentale per aumentare la propria competitività”.

Le quotate le più lanciate sulla sostenibilità

In questo scenario, come detto, dalla ricerca Ey emerge che sono le aziende quotate a fare la parte del leone in chiave sostenibilità. Il 74%  ha strutturato un apposito comitato o un organo di governance che riporta al consiglio di amministrazione. Un dato  in aumento di 15 punti percentuali rispetto al 59%. E guardando al medio-lungo periodo, circa l’82% delle aziende quotate ha definito un piano di sostenibilità (trend in aumento di circa 32 punti percentuali rispetto al precedente anno di analisi). Di questi, il 46% del campione ha incluso la versione integrale del piano di sostenibilità nella Dichiarazione non finanziaria, il 50% ha inserito solo alcuni aspetti nella Dnf e solamente il 4% ha predisposto il piano all’interno di altre documentazioni.

Complice anche il problema della debolezza nel sistema di forniture a livello globale con la crisi covid, si osserva infine, nel complesso, un aumento dell’attenzione  verso lo sviluppo di una filiera di approvvigionamento sostenibile e, in particolare, verso la realizzazione di interventi di efficientamento della stessa e di logistica sostenibile. Infatti, il 92% delle aziende quotate inserisce il tema del sustainable procurement nella rendicontazione delle proprie performance non finanziarie.  Secondo la survey, quasi 1 azienda su 3 ha deciso di apportare modifiche alla propria catena di approvvigionamento negli ultimi due anni in un’ottica di maggior responsabilità nella scelta dei fornitori e per venire incontro alle esigenze da parte dei clienti.

In linee generali, conclude Ey, dall’analisi delle performance delle imprese più sostenibili emerge che il green agisce favorevolmente su crescita e fatturato delle imprese. Ma intanto la grande rivoluzione ambientale sembra un po’ appannata e rimane il dato secondo cui il 35% delle imprese italiane, quando nascono difficoltà, preferisce sacrificare un po’ di sostenibilità rispetto a tagli più dolorosi.

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