L’ex Ilva torna a fare utili, ma i soldi non bastano per il rilancio
L'ex Ilva si trova in uno stato comatoso con impianti fermi, per ultimo lo stop dell'altoforno 2 fino a fine agosto.
Il risultato dell’ex Ilva
«Affronteremo i problemi dell’Ilva», ha promesso il premier Mario Draghi ieri in conferenza stampa. «Le nostre difficoltà sono importanti, non di mercato ma di funzionamento dell’azienda», dice Franco Bernabè, presidente di Acciaierie d’Italia holding. Per il leader della Uilm Rocco Palombella, «l’ex Ilva si trova in uno stato comatoso con impianti fermi, per ultimo lo stop dell’altoforno 2 fino a fine agosto, non per manutenzioni ma per mancanza di materie prime e crisi di liquidità».
Eppure, appena qualche giorno fa – il 21 luglio -, la holding partecipata dallo Stato attraverso Invitalia ha approvato un bilancio consolidato con oltre 300 milioni di utile netto su 3,3 milioni di ricavi, praticamente raddoppiati rispetto allo scorso anno. Un margine operativo di 346,8 milioni e un risultato ante imposte positivo per 101 milioni, che diventano 325 milioni grazie a 223 milioni di imposte differite attive, contro una perdita 266 milioni registrata nel 2020.
Il primo bilancio della gestione mista pubblico-privato del gruppo dell’acciaio stride, nei numeri, con le dichiarazioni dei protagonisti della sua «rinascita», a cominciare dal presidente Bernabè.
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