Imprese, prestiti sempre più complicati per quelle energivore - V&A
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AperturaImprese Mar 31 gennaio 2023

Per le imprese è sempre più difficile ottenere prestiti. E Bce ed Ue preparano le nuove zavorre

Il Pil frena: -0,1% nel quarto trimestre rispetto al periodo precedente. Per le imprese italiane sempre più difficile ottenere prestiti Per le imprese è sempre più difficile ottenere prestiti. E Bce ed Ue preparano le nuove zavorre IMPIANTO SIDERURGICO
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

Per le imprese italiane prestiti complicati. E il Pil cala dello 0,1% nel quarto trimestre

La crescita del Pil del 3,9% nel 2022 rischia di trasformarsi in uno specchietto per le allodole con le imprese che faticano sempre più ad ottenere prestiti. Certo, l’Italia insieme alla Spagna ha guidato l’Europa nel 2022 come crescita economica. Ma il dato più significativo è quel -0,1% segnato dall’economia italiana nell’ultimo trimestre del 2022 rispetto ai tre mesi precedenti. Sintomo di una frenata iniziata e che ora inizia a trasformarsi in numeri concreti. L’inversione di tendenza è netta rispetto al +0,5% congiunturale registrato nel terzo trimestre, considerando anche i sette trimestri consecutivi di crescita.

Ma non è il solo segnale da cogliere. E diventa in un vero e proprio campanello d’allarme per lo stato di salute delle aziende italiane e quello che è il loro futuro se lo si aggiunge al report di Bankitalia (e della Bce). Le maglie per i prestiti, stando all’istituto nazionale e a quello europeo, si stanno stringendo. “I termini e le condizioni generali applicati  – spiega Bankitalia – applicati ai finanziamenti erogati sono stati inaspriti, sia mediante un incremento dei tassi di interesse, in parte ascrivibile a un aumento dei margini, sia attraverso una riduzione dell’ammontare del credito concesso”. Soprattutto, sottolinea l’istituto di via Nazionale, “i criteri di offerta sono stati irrigiditi per le imprese operanti nel comparto manifatturiero ad alta intensità energetica”

Una doppia beffa se si considera tutte le difficoltà che questa tipologia di imprese sta attraversando da oltre un anno con l’esplosione delle bollette. 

Ma i falchi Bce vogliono altri maxi-rialzi

La variazione congiunturale del trimestre, sottolinea l’Istat, è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto sia nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, sia in quello dell’industria. Crescono solo i servizi. Diminuisce anche la domanda interna (al lordo delle scorte), fiaccata da mesi di inflazione e prezzi alle stelle, mentre positivo il contributo dall’estero. La crescita acquisita per il 2023, quella che – in base alla spinta del 2022 – si otterrebbe se tutti i trimestri di quest’anno registrassero una variazione nulla del Pil, è dello 0,4%.

Alle imprese più in difficoltà, però, si sta procedendo a togliere le ancore di salvataggio. Se si rende più difficile ottenere liquidità si complica la vita a chi si trova ad affrontare livelli di spese decisamente più alti dello standard. E le complicanze non faranno che aumentare visto che la Banca centrale europea pare aver adottato un atteggiamento da falco, più che da colomba. In settimana arriverà, con ogni probabilità, un rialzo da 50 punti base. Ma i discorsi dei falchi si sono moltiplicati affinché si mettesse già in cantiere un ulteriore rialzo di 50 punti il meeting successivo. Il percorso affinché la leggera stretta sui prestiti diventi una morsa sembra tracciato. Vedremo se le colombe, di cui un esponente di spicco non a caso è l’italiano Fabio Panetta, riusciranno a convince Lagarde e soci a rallentare come si sta apprestando a fare la Fed.

Senza prestiti alle imprese servirebbe una mano dallo Stato, ma l’Ue non gradisce

Se la via dei prestiti è tagliata fuori, alle imprese potrebbe essere utile un intervento statale a loro sostegno. A fine marzo scadranno le misure – 9 i miliardi stanziati – varate dal governo in manovra per aiutare le aziende a fare i conti con i rincari energetici. L’esecutivo dovrà affrontare nuovamente il problema e stanno iniziando le interlocuzioni su come procedere nella revisione delle misure. 

Anche perché il governo Meloni sta già iniziando a subire il pressing dell’Unione europea sulla riduzione degli aiuti di Stato relativi all’inflazione per cercare di non agevolare la spirale inflattiva approfittando dei primi segnali di rallentamento del carovita negli scorsi mesi. Paolo Gentiloni è stato chiarissimo al termine dell’Eurogruppo di metà gennaio. Ma questo non può tradursi che in un ulteriore zavorra per le imprese italiane che già stanno iniziando a mostrare i primi segnali di crisi.

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