Infratel multa Open Fiber per 40 milioni, penali per i ritardi nei lavori
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Imprese Mar 18 ottobre 2022

Infratel multa Open Fiber per 40 milioni, penali per i ritardi nei lavori

Infratel multa Open Fiber per oltre 40 milioni. Il motivo? I ritardi nella costruzione della nuova rete in fibra. Infratel multa Open Fiber per 40 milioni, penali per i ritardi nei lavori
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

La multa a Open Fiber

Infratel multa Open Fiber per oltre 40 milioni. Il motivo? I ritardi nella costruzione della nuova rete in fibra. Tuttavia, pur essendo indietro di tre anni sulla tabella di marcia, la società guidata da Mario Rossetti non solo non paga l’ammenda prevista nel contratto. Ma fa anche causa ad Infratel contestando le penali incluse nel bando di gara del 2016. E cioè di un documento di ben sei anni fa quando ai vertici di Infratel c’era il tandem composto da Domenico Tudini e dal professor Maurizio Decina, uno dei massimi esperti di telecomunicazioni del nostro Paese. Con tanto di parcelle di avvocati che lievitano a carico dei contribuenti visto che Open Fiber è un’azienda controllata al 60% da Cassa Depositi e Prestiti, mentre Infratel, incaricata di redigere i bandi di gara, è una società pubblica che fa capo al Ministero per lo sviluppo economico.

La vicenda

Ma andiamo per gradi nel ricostruire una storia che pesa come un macigno sul rilancio del Paese, bisognoso di una nuova infrastruttura in fibra simile a quella degli altri partner europei. Il governo di Matteo Renzi benedice il progetto Enel Open Fiber, società nel cui capitale entrerà poi anche Cdp. Per Renzi la nuova azienda fungerà da pungolo anche per la rivale Telecom Italia e servirà quindi ad accelerare gli investimenti per la realizzazione di un nuovo network di telecomunicazioni. Scattano così i bandi per l’assegnazione dei fondi pubblici stilati da Infratel.

Obiettivo: realizzare la rete in fibra nelle aree a scarsa redditività per gli operatori. Zone cioè in cui i capitali privati non investirebbero. Nelle gare, Oper Fiber sbaraglia Telecom con offerte decisamente competitive. Ma poi cumula ritardi nella realizzazione del piano d’azione. Di qui nascono i problemi perché nel bando, all’articolo 33, sono identificati i casi di inadempimento e i rimedi in mano ad Infratel che ha l’obbligo di vigilare sullo stato di avanzamento dei lavori.

Le contestazioni

I guai iniziano a maggio di due anni fa quando Infratel di cui intanto, a gennaio, è diventato amministratore delegato Marco Bellezza, avvia la procedura per comminare le multe per i ritardi nei lavori. Ammende pecuniarie che possono arrivare fino a 140 milioni, ma che per ora si sono fermate a poco più di 40 milioni. Open Fiber però fa orecchie da mercante e non vuole saperne di pagare. Così, secondo quanto risulta da documentazione riservata che Verità&Affari ha potuto consultare, scatta la controffensiva in tribunale per annullare le penali previste all’articolo 33.

Per Open Fiber il peccato originale è infatti nei bandi redatti da Infratel. Non solo, sempre secondo l’azienda di Rossetti, la colpa dei ritardi starebbe anche nella lentezza con cui i Comuni sottoscrivono la convezione con Infratel. Per non parlare dell’effetto Covid che avrebbe ulteriormente frenato la realizzazione dei lavori per la posa della fibra. Infine, secondo Open Fiber, anche Infratel ci avrebbe messo del suo effettuando i collaudi in ritardo.

Ma i numeri dicono altro

Secondo gli ultimi dati Infratel, Open Fiber è riuscita a cablare oltre 4mila comuni di cui però solo in parte aperti alla commercializzazione. Il problema è che il piano prevede la copertura di 7mila comuni. La strada insomma è ancora lunga. E il peggio è che c’è penuria di manodopera per effettuare i lavori di scavo per la posa della fibra. Non a caso Open Fiber ha deciso di creare assieme ad Autostrade per l’Italia la società consortile, Open Fiber Network Solutions, cui punta ad affidare i lavori senza applicare le regole del codice appalti. E per la quale ha ottenuto una deroga dal governo di Mario Draghi nonostante il parere negativo, a legislazione vigente, dell’Antitrust. Sempre per la stessa ragione Open Fiber avrebbe recentemente raggiunto un accordo con Eolo per lo sviluppo congiunto della rete con tecnologia di trasmissione dati via ponti radio (FWA).

Sullo sfondo la rete unica

Se questa è la situazione dello stato di avanzamento dei lavori, diventa difficile per gli advisor individuare il giusto valore da attribuire ad Open Fiber in un’eventuale fusione con la rete della rivale Tim, ex Telecom Italia. Di conseguenza l’offerta di Cdp, socia sia di Tim che di Open Fiber, continua a slittare. Si parla ora della fine di novembre. Sempre che il nuovo governo non decida che la partita della rete unica passi per un’offerta pubblica d’acquisto su Tim.

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