Tutto fermo per la vendita di Ita, si chiude anche la data room
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Imprese Sab 12 novembre 2022

Tutto fermo per la vendita di Ita, si chiude anche la data room

Si ferma la vendita di Ita. I numeri non tornano e il processo di vendita si è bloccato. Rientro in scena del tandem Mss-Lufthansa Tutto fermo per la vendita di Ita, si chiude anche la data room AEREO ITA AIRWAYS
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Ferma la vendita di Ita

Il destino di Ita è sempre più incerto. I numeri non tornano e il processo di vendita si è bloccato. Nonostante si parli del rientro in scena del tandem Mss-Lufthansa, la data room è chiusa in attesa del nuovo consiglio di amministrazione che dovrebbe essere composto da cinque persone. Il fondo Certares, alleato di AirFrance e Delta, resta alla finestra dopo aver fatto un passo indietro non chiedendo la proroga della trattativa in esclusiva.

Ed, infine, ad osservare da vicino la partita, resta anche il fondo Indigo Partners (Wizz Air) che già in passato aveva mostrato interesse per la compagnia italiana. Nel complesso scenario, l’unica nota positiva è l’ok all’erogazione di 400 milioni, seconda tranche dei complessivi 1,35 miliardi che hanno avuto il faro verde da parte di Bruxelles.

Ma «la mia sensazione è che Ita sia un buco senza fondo. E non so bene questi potenziali acquirenti perché siano così desiderosi di metterci dei soldi perché è una roba da croce rossa» spiega il professor di economia Ugo Arrigo, che da anni, anche come consulente del ministero delle infrastrutture, segue il dossier dell’ex compagna di bandiera.

E’ forse possibile che i potenziali acquirenti siano interessati a mettere un piede negli aeroporti italiani? «Quanto agli scali, c’è un interesse di Lufthansa per Linate per incrementare i collegamenti verso Monaco o Francoforte – prosegue -. Ho l’impressione che Fiumicino interessi poco se non per qualche tratta di lungo raggio ancora redditizia, ma sul breve raggio è un bagno di sangue con le low cost che sono ormai al 70-75% di quota di mercato e con le tariffe esorbitanti che bisogna pagare ai Benetton per atterrare a Fiumicino che vennero aumentate tempo fa dall’allora ministro Corrado Passera praticamente è un deserto con il traffico che non è più quello di una volta. Ad agosto in Italia siamo tornati ai livelli pre-Covid, ma non a Fiumicino dove il traffico è ancora a meno 30%. Al Nord invece dappertutto c’è il segno più».

Per Arrigo, Ita pesa davvero poco sul mercato e le sua situazione finanziaria non promette niente di buono. «Da quando è decollata e sino a pochi giorni fa Ita ha effettuato l’8% di tutti i voli commerciali sui cieli italiani e oggi detiene una quota di circa l’8,5%, molto simile a quella dell’ultimo trimestre dello scorso anno» precisa l’esperto.

Bilancio disastrato

Il resoconto 2021 fornisce pensanti indizi sulle difficoltà del vettore, benché la compagnia abbia volato solo gli ultimi due mesi e mezzo dello scorso anno. Per Arrigo si tratta di «cifre complessivamente molto negative». Secondo l’analisi dell’esperto, lo scorso anno Ita ha trasportato 1,25 milioni di passeggeri e incassato circa 88 milioni di euro.

La cifra cresce fino a 90 milioni se si includono anche altri proventi d’ esercizio. «Per svolgere la sua attività Ita ha speso 268 milioni di euro, subendo una perdita industriale (Ebit) di ben 178 milioni – precisa -. In sostanza ogni tre euro spesi ne ha incassato uno solo e persi due. Per ogni passeggero trasportato l’incasso è stato di 72 euro, il costo di 214 euro e la perdita industriale di 138 euro. Sembrerebbe trattarsi di un unicum nella storia».

Non resta che chiedersi se numeri così negativi si ripeteranno anche nel 2022. « La gestione di Ita non sembra sostenibile né sul fronte dei costi né tanto meno su quello dei ricavi. Soprattutto per la presenza sul mercato a breve raggio delle low cost» conclude lasciando intuire che è davvero difficile trovare una soluzione che possa ribaltare questo stato di cose. Un vero e proprio rompicapo per il governo di Giorgia Meloni.

Cresce la flotta

Intanto, in attesa del nuovo consiglio, Ita prosegue nel solco del piano industriale. In questi giorni ha sottoscritto tutti gli impegni previsti per l’incremento della flotta per il 2023. «Il prossimo anno entreranno 39 aeromobili di nuova generazione di cui 9 wide body (A330-900) e 30 narrow body e, contemporaneamente, usciranno quelli di precedente generazione» ha spiegato una nota della compagnia aerea.

Rispetto al 2022 la flotta crescerà quindi del 73% rispetto in termini di capacità di posti offerti per km sull’intero network. Come spiega l’azienda, «l’incremento principalmente guidato dalla capacità sulle rotte di lungo raggio che registreranno addirittura un +107%. Per il 2023 sono previste infatti le aperture di nuove destinazioni intercontinentali».

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