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ApprofondimentiImprese Mer 22 febbraio 2023

Ivana Ciabatti (Italpreziosi): "Vi racconto perché gli italiani (e le banche centrali) comprano tanto oro"

La fondatrice di Italpreziosi ad Arezzo è una delle poche donne nel mondo dell'oro e delle estrazioni minerarie Ivana Ciabatti (Italpreziosi): "Vi racconto perché gli italiani (e le banche centrali) comprano tanto oro" Ivana Ciabatti, ad Italpreziosi
Mikol Belluzzi
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Mikol Belluzzi

Ivana Ciabatti e la rivoluzione nel mondo dell’oro

Più conosciuta all’estero che da noi, Ivana Ciabatti può essere definita la signora italiana dell’oro. Nata da una famiglia di contadini nel distretto orafo di Arezzo, mentre studiava all’università per mantenersi inizia a lavorare nel mondo del metallo giallo e ne resta affascinata. Per questo nel 1984 decide di aprire la sua azienda, Italpreziosi, diventata uno dei principali operatori internazionali nella produzione, affinazione e trading di metalli preziosi, produzione e commercio di oro da investimento.

“Allora come oggi non erano molte le donne nel mio settore, quello dell’affinazione dell’oro, al contrario di quanto accadeva invece nel comparto dei gioielli” racconta a Verità e Affari Ivana Ciabatti. “Ricordo che tra i primi clienti che ho incontrato c’erano degli arabi che non volevano parlare con me proprio perché ero una donna. Ma avevo le idee molto chiare e non mi sono fatta fermare, lottando anche con le banche per farmi finanziare. Però dopo tante fatiche, devo dire che sono stata ripagata e ho avuto piena riconoscenza dei miei sforzi”.

La sua è stata una vera rivoluzione per il settore dell’oro.

“Fin dall’inizio volevo rivoluzionato il modello di business e per farlo il mio gruppo ha acquisito partecipazioni dirette nelle miniere. In questo modo saltiamo un intermediario e accorciamo la catena del valore tra oro grezzo e produzione, tra materia prima e chi la lavora. Il materiale lo acquistiamo direttamente dalla miniera, lo raffiniamo e lo vendiamo alle aziende che lo trasformano in gioielli o anche nei settori industriali più disparati, e a banche e privati in forma di lingotti”.

Il 2022 è stato complicato dal punto di vista macroeconomico, ma l’oro ne è stato un protagonista indiscusso.

“Lo scorso anno avevamo la fila di privati che volevano comprare oro fisico. Perché? Per diversificare il portafoglio, per proteggere il potere d’acquisto. Infatti, acquistare il metallo giallo non vuol speculare ma piuttosto investire nel lungo periodo visto che il suo valore è sempre aumentato nel corso degli anni. E anche nel 2023, nonostante il rallentamento dell’economia in alcune aree del mondo o addirittura la recessione di alcuni paesi, il suo ruolo sarà sempre più centrale”.

Quindi anche in Italia sono in tanti a investire nell’oro?

“Devo dire che da noi c’è grande ignoranza sul tema. Ancora in pochi sanno che si può acquistare da operatori professionali, che è esente da Iva, che si può depositare in cassetta di sicurezza oppure darlo in custodia a noi. Inoltre, spesso viene erroneamente accostato all’investimento in diamanti, ma l’oro è una valuta e ogni giorno ha un prezzo fissato ufficialmente a differenza dei brillanti spesso al centro di scandali proprio per i valori gonfiati. La nostra trasparenza come intermediari è massima, al punto che quando vendiamo il metallo a piccoli o grandi risparmiatori ci impegniamo a ricomprarlo a un prezzo certo a cui applichiamo solo una piccola commissione. Il tutto nella massima trasparenza”.

Oltre ai privati, anche le banche centrali sono tornate ad acquistare pesantemente il metallo giallo.

“E’ dal 2008 che osservo come queste istituzioni da venditrici siano diventate acquirenti nette d’oro. Un trend che vale per le banche centrali di Cina e Russia, mentre i tedeschi da tempo hanno iniziato a rimpatriare le loro scorte. E questo perché l’oro è la materia prima per eccellenza, la riserva delle banche centrali, una moneta, un investimento ed esiste da oltre 2 mila anni. E soprattutto di questi tempi in cui siamo inondati di carta, l’oro fisico diventa sempre più importante”.

Quindi possiamo dire che l’oro sta assumendo anche un valore geopolitico?

“Certamente e questo vale anche per il conflitto tra Russia e Ucraina. La guerra era sicuramente pianificata da tempo e un indizio importante è che i russi, da venditori netti d’oro, da tempo sono diventati acquirenti, nonostante siano i terzi produttori al mondo. Probabilmente stavano accumulando riserve per sostenere il rublo in vista del conflitto”.

Un’altra super potenza che sta rastrellando oro è la Cina. Perché lo fa?

“Un altro fenomeno che sta avvenendo da anni è quello della “de dollarizzazione”. La Cina è diventata il primo produttore mondiale di oro e, nonostante abbia liberalizzato il mercato interno, la banca centrale continua i suoi acquisti. O meglio, vende i suoi asset legati al dollaro e compra oro. Pechino vuole dare valore alla sua moneta, allo yuan, e per farlo investe nel metallo giallo. La Cina è anche al centro di una nuova forma di guerra globale che si sta combattendo per il predominio sulle materie prime. Dovunque vada nel mondo per lavoro trovo cinesi che ormai controllano tutte le risorse minerarie, tra cui il 95% del commercio delle terre rare”.

Oltre all’oro, voi trattate anche l’argento, il cui prezzo continua a correre.

“In America lo scorso anno abbiamo venduto tantissimi lingottini d’argento, una domanda che ha superato la nostra possibilità di produzione. Credo che chi compra questo metallo voglia diversificare i suoi investimenti in vista della rivoluzione green. L’argento, infatti, sarà uno dei metalli utilizzati per le auto elettriche e vista l’attenzione all’ambiente è probabile che in futuro il suo prezzo crescerà ancora”.

A proposito di rivoluzione green, il suo settore è tacciato di essere poco sostenibile.

“Per me la sostenibilità, anche etica, del business è fondamentale. Recentemente sono stata inserita tra le 100 donne al mondo del settore minerario premiate per il loro impatto sostenibile nella classifica speciale di Women in Mining UK (WIM UK). Inoltre, da due anni redigiamo un Bilancio di sostenibilità che per noi significa creazione di valore per gli stakeholder, la tutela dell’ambiente, la valorizzazione delle persone, la trasparenza e sostenibilità nella filiera, insieme agli obiettivi per il futuro. Per me la trasparenza e la sostenibilità sono da sempre i driver fondamentali per creare un impatto positivo; è dunque necessario adottare una visione strategica che consenta di soddisfare i bisogni della generazione attuale senza compromettere quelli delle generazioni future”.

Oltre alla sostenibilità, lei vuole essere un esempio per le altre donne…

All’inizio ha lottato duramente per emergere e per questo voglio essere d’ispirazione anche per altre donne. Ho sempre puntato sulla valorizzazione della componente femminile e per questo vado nelle scuole a raccontare la mia storia. Perché se ce l’ho fatta io, figlia di contadini e senza denaro, tutte possono riuscirci.

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