Perchè Farinetti vende Eataly a Bonomi e quanto vale l'affare
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Imprese Gio 22 settembre 2022

Perchè Farinetti vende Eataly a Bonomi e quanto vale l'affare

In grandi linee il piano per l’approdo in Borsa di Eataly era pronto. Tempo 12-18 e la boutique del cibo made in Italy. Perchè Farinetti vende Eataly a Bonomi e quanto vale l'affare
Tobia De Stefano
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Tobia De Stefano

Con una lunga esperienza nel settore economico, ha lavorato a Libero Mercato e Libero. Ora è alla Verità e scrive per Panorama e Verità & Affari

La vendita di Farinetti di Eataly

Si era riunito anche il consiglio di amministrazione. In grandi linee il piano per l’approdo in Borsa di Eataly era pronto. Tempo 12-18 e la boutique del cibo made in Italy avrebbe aperto il suo capitale a terzi. C’erano anche i primi numeri e i primi sondaggi con le banche d’affari che parlavano di una valutazione tra 1,8 e 3,6 miliardi, con Oscar Farinetti, il fondatore, che puntava alla fascia alta della forchetta: tre miliardi o anche qualcosa in più. Un dossier sul quale c’era il sigillo di garanzia di Tip, la merchant bank, di Giovanni Tamburi,
Non parliamo di secoli fa, ma di ottobre-novembre del 2017.

Di mezzo ci si è messo il Covid, certo, ma quel lustro sembra esser passato come cento anni e più, visto che ieri – grazie allo scoop del Wall Street Journal confermato poi da un comunicato delle due società – abbiamo saputo che la maggioranza di Eataly – parliamo del 52%-è passata di mano. Investindustrial, il fondo di investimento guidato da Andrea Bonomi, diventa il nuovo azionista di maggioranza. La struttura dell’operazione prevede un aumento di capitale di 200 milioni di euro e un concomitante acquisto di una parte delle quote detenute dagli azionisti esistenti.

I soci storici

L’operazione prevede che, al closing, Investindustrial detenga il 52% del capitale, mentre i soci storici Eatinvest (famiglia Farinetti), la famiglia Baffigo-Miroglio e Clubitaly (Tamburi Investment Partners) possiederanno complessivamente il restante 48% del capitale.
Con un apposita nota Tamburi ha fatto sapere che Clubitaly, a seguito del superamento delle condizioni sospensive, al closing «acquisirà un’ulteriore partecipazione in Eataly a condizioni tali da consentirle di abbassare sensibilmente il valore medio di carico, non cederà azioni Eataly e avrà il diritto ad una rappresentanza nel Consiglio di Amministrazione». Non solo. Perché si specifica anche che alla chiusura del deal entreranno in vigore patti parasociali, già ben definiti tra soci, che disciplineranno la futura governance del gruppo e che prevedono, tra l’altro dei meccanismi di protezione del valore di carico in Clubitaly».

Grazie all’aumento di capitale verrà, comunque, ridotto notevolmente l’indebitamento finanziario netto del gruppo e verranno portati in pancia alcuni degli shop a marchio Eataly negli Stati Uniti di cui oggi la creatura di Farinetti detiene solo la minoranza. Ma qual è il valore attribuito alla società? Secondo le informazioni raccolte da Verità&Affari al 100% di Eataly sarebbe stato dato un valore di poco superiore al mezzo miliardo di euro che si avvicina di molto al fatturato previsionale del bilancio 2022. Siamo lontanissimi dai valori indicati circa cinque anni fa quando si parlava di quotazione. Ma è anche vero che in questi cinque anni è cambiato il mondo.

La crescita di Eataly

«L’operazione – si legge ancora nella nota – è volta a supportare la crescita di Eataly in Italia e nel mondo, valorizzandone la filosofia e il Dna sostenibile, il sostegno continuo alle filiere agroalimentari locali e l’esportazione di prodotti di eccellenza, sia tramite l’espansione dei flagship stores su scala globale, sia tramite lo sviluppo di nuovi formati». «L’accordo sottoscritto – ha commentato Nicola Farinetti, amministratore delegato di Eataly che diventerà presidente alla conclusione dell’operazione – apre ad una partnership strategica che proietta Eataly in una nuova fase della sua storia, che si prospetta di grande crescita a livello internazionale». A breve, comunque, dovrebbe essere comunicato anche il nome del nuovo amministratore delegato.

L’ingresso in Eataly è solo l’ultimo dei colpi messi a segno da Investindustrial. La creatura di Bonomi che ha in pancia capitali perr 11 miliardi. I suoi investimenti passano dal food al design, alla moda (Zegna) e all’arredamento. Ma è soprattutto sull’alimentare che Bonomi si è concentrato ultimamente. Lo shopping più recente è stato negli Usa con l’acquisizione in estate da Threehouse food di una parte significativa della divisione di preparazione di cibo. Poi è stata la volta di Parker Food Group con le sue farciture, granelle e praline. Mosse tese a rafforzare quel polo dell’alimentare di cui fanno parte, tra l’altro, anche La Doria, la catena di ristoranti Dispensa Emilia e la bergamasca Italcanditi.

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