Il bello invecchia male, in fallimento Revlon la storia dei cosmetici
Con il rialzo dei tassi americani le società molto indebitate soffrono e il colosso di cosmetici americano Revlon.
Il fallimento Revlon
Con il rialzo dei tassi americani le società molto indebitate soffrono e il colosso di cosmetici americano Revlon, che ha in portafoglio marchi di prestigio come Elizabeth Arden, ha presentato istanza di fallimento ai sensi della legge Chapter 11, che consente a una società di continuare a operare mentre elabora un piano per rimborsare i creditori. Il gruppo è in sostanza incapace di gestire il pesante carico di debiti reso ancora più complicato dalle difficoltà nella catena di approvvigionamento e dall’impennata dell’inflazione. Le trattative sono state affidate a Centerview partners e Revlon sta parlando con i suoi creditori nel tentativo di cambiare anche la proprietà azionaria.
Secondo i documenti depositati in tribunale, le attività quotate del gruppo ammontano a 2,3 miliardi di dollari a fronte di debiti per 3,7 miliardi. Oltre all’obbligazione in dollari, Revlon ha 10 prestiti pari ad un importo complessivo per 2,6 miliardi e scadenza nei prossimi tre anni. Il carico di debiti si è rivelato gravoso, soprattutto dopo aver finanziato l’acquisizione di Elizabeth Arden nel 2016 attraverso l’emissione per oltre 2 miliardi di dollari fra prestiti e obbligazioni. Revlon ha in portafoglio anche marchi quali Cutex e Almay e distribuisce i suoi prodotti in oltre 150 Paesi.
L’azienda ha dichiarato che si aspetta di ricevere 575 milioni di dollari di finanziamenti dai suoi attuali finanziatori, che le permetteranno di mantenere le operazioni quotidiane. Fondato nel 1932 da Charles Revson, il gruppo ha iniziato a vendere smalti per unghie 90 anni fa durante la Grande Depressione e successivamente ha aggiunto rossetti coordinati alla collezione. Nel 1955 il marchio è diventato internazionale.
Il fallimento, ricostruisce Bloomberg, chiude un periodo tumultuoso per l’azienda, che ha sofferto durante la pandemia e ha dovuto affrontare anni di calo delle vendite dovuti al diffondersi di prodotti di nuovi marchi emergenti che ne hanno intaccato la quota di mercato. Nessuna delle filiali operative internazionali di Revlon è, comunque, inclusa nel procedimento, ad eccezione del Canada e del Regno Unito.