Le aziende travolte di nuovo dai rincari del gas: «Aiutateci»
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Imprese Sab 20 agosto 2022

«Aiutateci, siamo alla canna del gas». L’allarme delle aziende travolte dai rincari

I soldi stanziati dal governo per il gas non bastano, tetto al prezzo e nuovi fornitori per evitare contingentamenti «Aiutateci, siamo alla canna del gas». L’allarme delle aziende travolte dai rincari
Redazione Verità&Affari
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Le aziende travolte dai rincari del gas

Mentre ci parla, Marco Bernardi monitora i prezzi del gas. Che continuano a salire vertiginosamente. «L’ultima volta ho guardato 5 minuti fa ed eravamo a 244 euro al megawattora – commenta il presidente di Illumia, azienda di Bologna che vende energia a 350,000 clienti in Italia –. Impressionante, mai vista una cosa del genere nella commodity energetica». È un momento storico per questo mercato e lui lo sa bene. «Rispetto all’anno scorso le cifre sono schizzate del 1000% e ai nostri clienti non sappiamo davvero che proporre – continua – nessuno vuole bloccare i prezzi perché, ora, sono troppo alti ma nei prossimi mesi nessuno sa di quanto possano salire».

Dipendenza energetica

Incertezza e apprensione. È il mix di sensazioni condiviso dai consumatori e dal mondo imprenditoriale che senza energia si troverebbe alle strette. «Siamo in una vera e propria tempesta perfetta in cui la guerra, la pandemia e la siccità hanno concorso insieme ad un unico scenario tetro», commenta Giorgio Callioni, Portfolio manager di Epq Formula, società di consulenza energetica che dialoga con grandi players. La responsabilità maggiore della crisi è il conflitto tra Russia e Ucraina.

E in questo momento, una convinzione capeggia sulle altre: il gas (russo) è fondamentale e non possiamo farne a meno, perché la transizione energetica non si compie in pochi mesi. Quindi dobbiamo «sfruttare al massimo tutte le forniture che ci rimangono – ci dice laconico Callioni che teme molto per attività energivore come i produttori di fertilizzanti – e aspettare che passi la crisi». I colloqui che ha con i suoi clienti, in questi giorni, sono quasi paradossali. Arrivano a sfiorare quesiti come questo: «Fino a che prezzo (del gas, ndr) ci conviene ancora produrre?». A pensare che siamo solo in estate, perché d’inverno, prevede il manager, «il prezzo dell’energia sarà triplicato rispetto a quello di maggio e giugno 2022».

Il nodo dei fornitori

Le misure adottate ad oggi dal Governo si traducono in un navigare a vista. Gli aiuti di 8 miliardi sono stati un bel segnale. Ma non basteranno per via delle probabili impennate da qui a fine anno, quando la domanda salirà. Stringere sodalizi con nuovi fornitori come l’Algeria può essere una soluzione, «ma in questo modo risolveremmo solo il problema della quantità perché i prezzi saranno comunque alti», precisa Callioni che spinge per sfruttare al massimo rigassificatori galleggianti e cercare nuovi partner. «Giusto diversificare gli approvvigionamenti – ribatte Bernardi – ma in tre mesi non si rimpiazzano quelli russi per cui ci vuole più tempo. Possiamo trasportare tutto il gas liquido che vogliamo, ma se non abbiamo abbastanza rigassificatori operativi come lo trasformiamo il gas?».

Price cap

Quindi, «se la Russia interromperà il flusso di gas, l’unico modo per uscirne è ridurre la domanda», continua Callioni. In poche parole: non c’è altra alternativa al contingentamento dei consumi. Ridurre le produzioni, avviarle in orari notturni. Risparmiare e prepararsi al sacrificio perché sarà un inverno lungo. Per Bernardi il problema è innanzitutto finanziario. «Il Governo fino ad adesso ha agito con buona volontà ma con poco realismo – continua il presidente di Illumia – quello che chiediamo ora sono misure concrete». Quali? «Allineare i tempi di pagamento tra cliente finale ed enti istituzionali, come Gme, Terna e Snam, primo. Secondo, ampliare temporaneamente la platea di banche che possano fornire garanzie, perché ora vengono accettate solo banche con rating alti».

Per Callioni, invece, la speranza è l’introduzione del price cap «oltre a stanziare come credito d’imposta alcune forme d’aiuto che iniziano ad essere insufficienti bisogna insistere a Bruxelles per portare avanti questa idea». Diverso il parere di Bernardi. «Il price cap è una bella storia, ma dovrebbero spiegarci come viene sviluppata. L’Europa può stabilire un tetto con la Russia, ma bisogna poi capire chi sarà davvero disposto ad accettarlo, non solo Gazprom ma anche gli altri esportatori che stanno vendendo agli stessi prezzi salati agli acquirenti asiatici.

Se non accettano il nostro prezzo, qualcuno dovrà colmare finanziariamente il gap tra il cap e la richiesta più alta della Russia». In poche parole. «Cosa succede se Gazprom continua a vendere a 200, mentre l’Europa ha fissato un cap a 100?». Qualcuno dovrà saldare la differenza e si chiede Bernardi: «Ci penserà l’Europa? I singoli Stati?».

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