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ImpreseIn evidenza Sab 11 febbraio 2023

Il futuro di ShopFully: "Vogliamo diventare leader nel mondo. Borsa? Non lo escludo"

Stefano Portu, ceo e fondatore di ShopFully, racconta le origini e i piani della piattaforma leader in Europa nel settore drive-to-store. Il futuro di ShopFully: "Vogliamo diventare leader nel mondo. Borsa? Non lo escludo"
Alberto Mapelli
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Alberto Mapelli

Dall’individuazione di uno spazio in un settore dove la “rivoluzione digitale e tecnologica non era ancora avvenuta” a una realtà leader in Europa, ma con ambizioni ancora più grandi, in poco più di 10 anni. È la storia di ShopFully, piattaforma digitale che semplifica lo shopping dei consumatori e li porta al negozio fisico (drive-to-store). Un’impresa digitale al servizio, e non in sostituzione, del fisico nata e cresciuta in Italia.

Stefano Portu, ceo e fondatore, come nasce l’idea di ShopFully?
“Io e Alessandro Palmieri, l’altro fondatore, venivamo dall’esperienza di successo di Buongiorno, mobile company italiana che abbiamo seguito dalle fasi di startup. Poco più di dieci anni fa abbiamo scelto di provare a ricreare una società italiana in grado di riscrivere le regole di un settore non solo a livello locale, ma internazionale. Il nostro approccio per arrivare a ShopFully è stato un po’ controintuitivo. Non siamo partiti da un’idea “geniale”, ma dalla ricerca, numeri alla mano di uno spazio in cui era possibile attuare una rivoluzione digitale che ancora non era avvenuta”.

E cosa avete scoperto?
“Nel retail, nonostante l’arrivo dell’e-commerce, il 90% degli acquisti era ancora fatto in negozio. E abbiamo scoperto che in un settore da circa 30mila miliardi di dollari se ne spendevano circa 25 miliardi in volantini, di cui la metà in Europa. Abbiamo puntato quindi sulla realizzazione di una piattaforma, chiamata DoveConviene, per consentire ai consumatori di confrontare tutte le offerte nei negozi vicino a loro. Da lì abbiamo iniziato a crescere, prima solo organicamente, poi anche attraverso acquisizioni sia in Italia, sia all’estero, su un percorso che ci ha portato a sviluppare sempre di più DoveConviene e, nel 2020, ad acquisire altri due marketplace PromoQui e VolantinoFacile. A cui abbiamo aggiunto l’anno scorso l’acquisizione di Tiendeo, società spagnola attiva nel settore del drive-to-store. Ora siamo attivi in 12 Paesi, abbiamo oltre 370 dipendenti e puntiamo a crescere ancora, con un’offerta che abbina i marketplace per i consumatori a una piattaforma business per i nostri clienti”.

Avete in programma altre operazioni?
“In Europa – in particolare in Italia, Francia, Spagna, Portogallo – siamo già un punto di riferimento, come in Australia. L’operazione Tiendeo ci ha aperto anche il mercato dell’America Latina. Il nostro prossimo step è continuare a crescere dove siamo già presenti e rinforzarci, ad esempio in Francia dove il mercato è di grandi dimensioni. Il 2022 è stato un anno positivo con una crescita importante per ShopFully. L’obiettivo è diventare un player leader a livello globale, quindi nel nostro percorso sono previste altre tappe di crescita. Non escludendo possibili ulteriori acquisizioni nel medio e nel lungo periodo”.

Possibile arrivare allo sbarco in Borsa?
“L’ambizione di ShopFully di diventare leader internazionale implica che saranno necessarie anche altre operazioni finanziarie. Sono cose su cui ragioniamo e su cui lavoreremo a tempo debito. ShopFully dovrà essere in grado di attrarre investitori, ma personalmente non ho preclusioni sulla via da prendere. La quotazione non è esclusa, ma a determinare la strada che prenderemo saranno anche le condizioni dell’economia e del mercato”.

Il servizio che fornite ai consumatori è un aiuto alla ricerca del risparmio. In questi mesi di alta inflazione avete riscontrato un maggiore interesse per le vostre piattaforme?
“I consumatori negli ultimi mesi hanno speso sempre più tempo a cercare promozioni e massimizzare il rapporto qualità prezzo. Non solo le persone più attente al prezzo hanno passato più tempo sulle nostre piattaforme, ma anche quelle con maggiore capacità di spesa, a indicare un’attenzione trasversale al rapporto qualità prezzo e value for money. In Italia con focus particolare sull’alimentare. Per fare alcuni esempi: il tempo trascorso alla ricerca dell’offerta migliore dell’olio è aumentato del 286% , per la carne la crescita è stata del 196%”.

Fino a quanto possono risparmiare le persone tramite l’utilizzo delle vostre piattaforme?
“Abbiamo stime che aggiorniamo annualmente. Un consumatore medio può arrivare a un risparmio di circa mille euro ogni anno attraverso l’individuazione di sconti relativi a diversi settori, come alimentare, tecnologico e arredamento-bricolage”.

ShopFully è un esempio dell’utilizzo del digitale a servizio del luogo fisico, non in sostituzione. Ritiene che possa essere una strada percorribile anche in altri settori per coniugare due entità spesso contrapposte?
“Penso che ci sia spazio ma per un motivo molto semplice. L’attenzione e il tempo che le persone possono dedicare al digitale è aumentato, ma rimane limitato. Per molte più ore la nostra attenzione è dedicata al mondo reale e i numeri, per il mondo del retail, ancora testimoniano che la gran parte degli acquisti nel mondo viene fatta fisicamente. Il digitale, nel nostro caso, è un mezzo per portare il consumatore a compiere l’acquisto nel negozio sotto casa con un risparmio di tempo e di soldi. A volte è difficile trovare il modo per collegare digitale e fisico, ma ci sono delle opportunità gigantesche da cogliere. Il mio suggerimento è di farsi guidare dai numeri e di pensare fuori dagli schemi”.

Quanto è importante avere delle eccellenze del tech in Italia come ShopFully? Cosa deve fare il sistema per consentire di farne crescere altre?
“Il tech è il settore in cui sono immerso da 20 anni. Rispetto a 10 anni fa, quando è partita ShopFully, la situazione in Italia è molto migliorata e vedo crescere scaleup in diversi settori. Sono aumentati gli investimenti e sta finalmente passando il concetto che le startup non possono essere ridotte all’idea romantica del garage: sono imprese strategiche che creano ricchezza, occupazione e innovazione. Tuttavia, se vogliamo costruire le Luxottica e le Ferrero di domani, se vogliamo trattenere le nostre menti più brillanti, è necessario lavorare con i grandi soggetti privati e istituzionali per aumentare ancora la dimensione delle risorse investite. Stiamo accelerando ma, per fare un esempio, siamo ancora a meno di un sesto degli investimenti in startup che si fanno in Francia. Siamo ancora in ritardo. Per non rimanere indietro e poter scrivere in Italia le regole del futuro di un qualsiasi settore, dobbiamo andare molto più in fretta di così”.

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