Tim, primo esame del cda sul piano industriale. Il debito scende a 20 miliardi
Riunione fiume per il cda di Tim che ha visto due giorni fa le dimissioni del ceo di Vivendi Arnauld de Puyfontaine PIETRO LABRIOLA AD TELECOMRiunione fiume per il cda di Tim
Riunione fiume per il cda di Tim che ha visto due giorni fa le dimissioni di Arnauld de Puyfontaine. I consiglieri, oltre al normale consiglio, hanno infatti avuto una informativa sul prossimo piano industriale che sarà presentato in occasione dei conti annuali nel cda del prossimo 15 febbraio. Nel frattempo tra gli azionisti di Tim e il governo dovrebbero esserci molti incontri per risolvere la questione della rete.
Il primo è in calendario il prossimo 25 gennaio. Del resto l’ad di Vivendi ha lasciato il consiglio, dove era presente fin dal 2015, proprio per avere le mani libere nella trattativa sulla rete. Il motivo del contendere è sul prezzo dell’infrastruttura che Vivendi, primo azionista di Tim con il 23,7%, aveva valutato circa 30 miliardi poi scesi a 25. Per contro Cdp, che è azionista di Tim con il 10% non vuole andare oltre i 18-20 miliardi. Troppo poco per Vivendi che sull’investimento nell’ex-monopolista italiano sta perdendo oltre 3 miliardi, vista la svalutazione continua del titolo in Borsa.
Il piano B dei francesi
Il piano B dei francesi sarebbe la quotazione parallela di Netco, ossia della rete e di Servco, la società dei servizi. In questo modo, secondo il piano transalpino, si potrebbe estrarre maggior valore per gli azionisti dalla società. Un’altra questione è legata al possibile cambio al vertice: il presidente Salvatore Rossi, inviso ai francesi perché giudicato filo-Cdp. Al suo posto vorrebbero Massimo Sarmi presidente di Fibercop e ex-ad di Poste. Secondo Equita la decisione di de Puyfontaine «segnala un chiarimento e un’accelerazione sul percorso individuato dal governo per la rete, anche se Vivendi sembra mantenere un atteggiamento fortemente contrario e quindi non essere disposta ad appoggiarlo».
Gli analisti sostengono comunque che «un’offerta per NetCo possa essere meno complessa da perseguire piuttosto che un demerger che dovrebbe affrontare molti problemi». Ieri Tim, dopo una serie di giornate in rialzo, è scesa in Borsa dell’1,42% dopo un’apertura in terreno positivo. Segno che il mercato non vede ancora un possibile decisione sulla questione della rete e sul riassetto della società telefonica oberata da 24 miliardi di debito che dovrebbero essere scesi a 20 secondo le indiscrezioni trapelate al termine del cda.
Per quanto riguarda la governance, dopo len dimissioni di Arnaud de Puyfontaine il Comitato Nomine, a cui spetta fare una valutazione per la sostituzione dovrebbe aver avviato le procedure per arrivare fra un mese a presentare le sue conclusioni, su una nuova cooptazione, al cda.
Ieri hanno anche preso il via un ciclo di incontri promosso dal sottosegretario Alessio Butti con gli operatori di tlc e le associazioni di categoria. Quattro delegazioni sono già state ricevute (tra queste quella di Tim e di Fastweb) e altri 8 incontri sono stati programmati per mercoledì della settimana prossima (tra i big sarà la volta di Vodafone, WindTre e Iliad), secondo un modello ‘one-to-one’.