Tim, primo esame del cda sul piano industriale - V&A
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Imprese/Primo piano
ImpresePrimo piano Mer 18 gennaio 2023

Tim, primo esame del cda sul piano industriale. Il debito scende a 20 miliardi

Riunione fiume per il cda di Tim che ha visto due giorni fa le dimissioni del ceo di Vivendi Arnauld de Puyfontaine Tim, primo esame del cda sul piano industriale. Il debito scende a 20 miliardi PIETRO LABRIOLA AD TELECOM
Maddalena Camera
di 
Maddalena Camera

Riunione fiume per il cda di Tim

Riunione fiume per il cda di Tim che ha visto due giorni fa le dimissioni di Arnauld de Puyfontaine.  I consiglieri, oltre al normale consiglio,  hanno infatti avuto una informativa sul prossimo piano industriale che sarà presentato in occasione dei conti annuali nel cda del prossimo 15 febbraio. Nel frattempo tra gli azionisti di Tim e il governo dovrebbero esserci molti incontri per risolvere la questione della rete.

Il primo è in calendario il prossimo 25 gennaio. Del resto l’ad di Vivendi ha lasciato il consiglio, dove era presente fin dal 2015,  proprio per avere le mani libere nella trattativa sulla rete. Il motivo del contendere è sul prezzo dell’infrastruttura che Vivendi, primo azionista di Tim con il 23,7%, aveva valutato circa 30 miliardi poi scesi a 25. Per contro Cdp, che è azionista di Tim con il 10% non vuole andare oltre i 18-20 miliardi. Troppo poco per Vivendi che sull’investimento nell’ex-monopolista italiano sta perdendo oltre 3 miliardi, vista la svalutazione continua del titolo in Borsa.

Il piano B dei francesi

Il piano B dei francesi sarebbe la quotazione parallela di Netco, ossia della rete e di Servco, la società dei servizi. In questo modo, secondo il piano transalpino, si potrebbe estrarre maggior valore per gli azionisti dalla società. Un’altra questione è legata al possibile cambio al vertice: il presidente Salvatore Rossi, inviso ai francesi perché giudicato filo-Cdp. Al suo posto vorrebbero Massimo Sarmi presidente di Fibercop e ex-ad di Poste. Secondo Equita la decisione di de Puyfontaine «segnala un chiarimento e un’accelerazione sul percorso individuato dal governo per la rete, anche se Vivendi sembra mantenere un atteggiamento fortemente contrario e quindi non essere disposta ad appoggiarlo».

Gli analisti sostengono comunque che «un’offerta per NetCo possa essere meno complessa da perseguire piuttosto che un demerger che dovrebbe affrontare molti problemi». Ieri Tim, dopo una serie di giornate in  rialzo, è scesa in Borsa dell’1,42% dopo un’apertura in terreno positivo. Segno che il mercato non vede ancora un possibile decisione sulla questione della rete e sul riassetto della società telefonica oberata da 24 miliardi di debito che dovrebbero essere scesi a 20 secondo le indiscrezioni trapelate al termine del cda.

Per quanto riguarda la governance, dopo len dimissioni di Arnaud de Puyfontaine il Comitato Nomine, a cui spetta fare una valutazione per la sostituzione dovrebbe aver avviato le procedure per arrivare fra un mese a presentare le sue conclusioni, su una  nuova cooptazione, al cda.

Ieri hanno anche preso il via un ciclo di incontri promosso dal sottosegretario Alessio Butti con gli operatori di tlc e le associazioni di categoria. Quattro delegazioni sono già state ricevute (tra queste quella di Tim e di Fastweb) e altri 8 incontri sono stati programmati per mercoledì della settimana prossima (tra i big sarà la volta di Vodafone, WindTre e Iliad), secondo un  modello ‘one-to-one’.

 Le possibili misure da mettere in campo ormai sono note, la classificazione di azienda energivora anche per le tlc per poter  accedere alle misure di sostegno, un aumento dei limiti elettromagnetici, l’alleggerimento dell’Iva al 10%, gli incentivi per migrare dal rame alla fibra, i voucher alle  imprese  e non ultimo il tema degli Ott e del cosiddetto ‘fair  share’, ovvero la possibilità che i giganti del web facciano la
 loro parte nel finanziamento dell’infrastruttura europea per la  banda larga. Il sottosegretario Butti ha ascoltato e condiviso le preoccupazioni evidenziate dalle aziende, il nodo ora sembra essere quello delle coperture. Quella sull’Iva, calcolano gil analisti, stimata dal Mef a un costo di circa 550 milioni  avrebbe un impatto positivo potenziale stimabile del 2-3% dell`Ebitda domestico di Tim ipotizzando che gli operatori siano in grado di trattenere la metà del beneficio, trasferendo l`altra metà al cliente finale. Con gli sgravi sui consumi di
 energia e un extra credito fiscale del 10% Tim potrebbe avere un ulteriore risparmio dell`ordine del 1% dell`Ebitda domestico se
 il beneficio sarà esteso su tutto l`anno  Intanto è stato approvato l’emendamento al cosiddetto “decreto Priolo”, una sorta di ‘muro anti dumping’ sui cavi in fibra ottica,a protezione del settore delle tlc, che prevede ch  l’Agcom fissi gli standard dei bandi per la realizzazione
 dell’infrastruttura di rete.
 
Condividi articolo