Tim, le richieste di Vivendi e l'alt degli analisti: cosa può succedere
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Imprese/Primo piano
ImpresePrimo piano Mar 25 aprile 2023

Le richieste di Vivendi e l'alt degli analisti: cosa può succedere ora a Tim

Secondo ODDO Securities che la strada alternativa dello spin-off delle attività di Tim non consentirebbe a Vivendi di ricavare di più. Le richieste di Vivendi e l'alt degli analisti: cosa può succedere ora a Tim
Emanuele Bonora
di 
Emanuele Bonora

Giornalista de La Verità, esperto di nuovi media. Responsabile dell'edizione online del quotidiano e delle strategie digitali.

Cosa può succedere a Tim

Bisogna costruire “il vero valore” di TIM. Arnaud de Puyfontaine, amministratore delegato di Vivendi e primo azionista del gruppo di telecomunicazioni italiano interviene sull’affaire della rete unica, che sta ingessando il futuro della società e mandando a picco il valore delle azioni, tornate quasi ai valori di febbraio.

Per raggiungere gli obiettivi di TIM, serve “un nuovo capitolo”, dice il ceo durante il suo intervento di presentazione dei conti e delle prospettive della società francese.  “Abbiamo lasciato gli incarichi di amministratori” per essere più indipendenti e vogliamo che il gruppo abbia “il suo vero valore”, aggiunge de Puyfontaine durante l’assemblea.

Ma un report del gruppo finanziario ODDO Securities afferma che la strada alternativa dello spin-off delle attività di Tim, scenario che Vivendi potrebbe preferire, non consentirebbe ai francesi “di ricavare un valore migliore, in quanto il livello di valutazione degli acquirenti è noto ai mercati, e potrebbero persino applicare uno sconto, con il rischio che il tempo per una acquisizione sia già passato”.

Le offerte per la rete unica

ODDO Securities ha approfondito la vicenda Netco, in vista anche della pubblicazione dei conti del primo trimestre di Tim, per cui prevedono una crescita delle vendite del gruppo del 7%. L’offerta di Cdp-Macquarie prevede un enterprise value per NetCo di 19,3 miliardi, quella di KKR di 21 miliardi, con un earn-out di 2 miliardi in caso di fusione con Open Fiber.

“Calcoliamo – spiegano gli analisti – che vendendo il 100% di NetCo, Telecom otterrebbe un importo più o
meno equivalente in entrambi i casi, pari a 16,8-17,1 miliardi (poiché KKR probabilmente include una valutazione più alta per FiberCop, di cui possiede già il 38%). Ciò porterebbe il debito, esclusi i leasing, a circa 3 miliardi e il rapporto debito netto/EBITDAaL a circa 1,5 dopo la cessione. Secondo i nostri calcoli, la valutazione per azione ammonta a 0,47 euro per azione con 19,3 miliardi e a 0,55 euro per azione con 21 miliardi”.

Cosa rischia Vivendi

“Mantenendo un atteggiamento fermo nei confronti di NetCo – sottolinea ODDO -, Vivendi rischia di fallire o di subire un intervento da parte del governo. Un’offerta che valuti un operatore di tlc a 10-11 volte l’ebitda è interessante e potrebbe consentire a Vivendi di sperare in una potenziale rivalutazione di Service Co (scenario di consolidamento). Ma Vivendi – proseguono – sembra rimanere intransigente su una valutazione di NetCo che gli investitori istituzionali considerano ampiamente datata (oltre 20 anni)”.

“Vivendi – spiegano ancora gli analisti – spera probabilmente in valutazioni di società di torri o infrastrutture che beneficino di altri fattori (visibilità più chiara con meno regolamentazione, consolidamento che porta a sinergie). Questa posizione mette chiaramente a rischio la cessione di NetCo nel contesto di una votazione attraverso un’assemblea straordinaria, ma il cda di Telecom avrà la possibilità di convalidare una delle offerte, avviare discussioni esclusive e poi accettare direttamente un’offerta senza un’assemblea degli azionisti se teme una mossa di blocco da parte di Vivendi. Probabilmente questa non è la linea d’azione preferita dal cda e dal management di Telecom Italia ma, a nostro avviso, è importante tenere presente la possibilità di pressioni politiche per forzare un accordo”.

Condividi articolo