Whirlpool, l’addio all’Europa, in Italia in gioco 5 sedi e 4mila addetti
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Imprese Sab 22 ottobre 2022

Whirlpool dà l’addio all’Europa, in Italia in gioco 5 sedi e 4mila addetti

Le trattative in corso tra la Whirlpool e potenziali investitori per la cessione del business Emea confermano che la multinazionale americana Whirlpool dà l’addio all’Europa, in Italia in gioco 5 sedi e 4mila addetti
Redazione Verità&Affari
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Whirlpool in Italia

Le trattative in corso tra la Whirlpool e potenziali investitori per la cessione del business Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) confermano che la multinazionale americana sta preparando la sua uscita strategica dal complicato contesto economico in cui si trovano Europa e Mediterraneo. Ieri Whirlpool ha presentato i dati del terzo trimestre 2022 che registrano, a causa del rallentamento della domanda, un calo nelle vendite del 12,8 per cento.

Le manifestazioni d’interesse sarebbero una decina. Ovvero una per ogni stabilimento (cinque siti produttivi sono in Italia e occupano 4.000 lavoratori). Con due investitori strategici il gruppo americano sembra essere già in dirittura d’arrivo. La cessione, infatti, fanno sapere dalla multinazionale, sarebbe nella fase «della valutazione finale».

L’azienda, però, avrebbe comunque «un piano di continuità per l’Europa qualora gli esiti delle negoziazioni non dovessero chiudersi positivamente». L’area Emea contribuisce per 5 miliardi di dollari, cioè un quarto degli incassi della multinazionale ma viene comunque considerata poco strategica in questo momento a causa dei rincari energetici e della perdurante situazione di crisi tra Ucraina e Russia.

I pretendenti

Di potenziali acquirenti in giro ce ne sono già tanti: tra i più accreditati ci sarebbero i turchi di Beko e i cinesi di Haier, che hanno una sede a Brugherio, nell’ex stabilimento della Candy. Ma sembra che abbiano drizzato le antenne anche i coreani di Samsung e di Lg, i cinesi di Hisense e Midea e i tedeschi di Siemens e Bosch. «Sebbene i nostri risultati del terzo trimestre siano stati influenzati dalle continue condizioni macroeconomiche avverse e dai livelli elevati di inflazione che hanno provocato un rallentamento della domanda», ha dichiarato Marc Bitzer, presidente e amministratore delegato di Whirlpool Corporation, «rimaniamo sulla buona strada per realizzare nel 2022 il secondo miglior anno nei nostri 111 anni di storia».

Il manager ha anche fatto qualche accenno al futuro: «Queste sfide persisteranno anche nella prima metà del 2023, ma crediamo di aver messo in atto le azioni giuste che ci permetteranno di attraversare l’attuale contesto, portando avanti la trasformazione del nostro portafoglio e garantendo forti rendimenti agli azionisti».

Domanda debole

Fin qui anche qualche buona notizia. Nel resto della narrazione però è centrale anche una domanda di prodotto debole, che ha costretto i volumi di produzione nel terzo trimestre a una riduzione del 35 per cento. Soltanto la solidità del bilancio, consolidato dai risultati degli ultimi anno, avrebbero permesso di dividere anche un po’ di capitale.

Jim Peters, direttore finanziario di Whirlpool Corporation, infatti, ha spiegato: «Abbiamo ricompensato i nostri azionisti restituendo 2,6 miliardi di dollari in cash dal 2021, perseguendo al contempo l’acquisizione di InSinkErator (azienda che produce un innovativo dissipatore domestico di rifiuti alimentari, ndr) recentemente annunciata».

Sindacati in allarme

Dati finanziari a parte, però, i sindacati sono stati messi in allarme dall’annuncio delle due imminenti cessioni. Un incontro con il coordinamento sindacale nazionale, fanno sapere da Whirlpool, è già stato convocato. E Fim, Fiom e Uilm, in una nota unitaria, hanno già chiesto la riapertura del confronto al ministero per lo Sviluppo economico, «per cercare di condizionare la vendita al rispetto dell’Italia, al mantenimento di tutti gli stabilimenti e alla tutela dell’occupazione».

I sindacati temono che quella di Whirlpool possa essere più una disponibilità formale a convocare il tavolo che sostanziale a una discussione di merito. E spiegano: «Soprattutto il comportamento fin qui tenuto dalla multinazionale (che in passato ha chiuso lo stabilimento di Napoli senza se e senza ma, ndr) ci fa temere che la vendita possa avvenire senza alcuna garanzia per l’Italia».

Le richieste

Al nuovo governo, proseguono le sigle dei metalmeccanici, «chiederemo di trattare l’elettrodomestico come un settore strategico e di intervenire nella vertenza». I precedenti, insomma, fanno sospettare ai sindacalisti che la multinazionale possa arrivare al tavolo con una decisione incontrovertibile già presa. Pierpaolo Pullini, componente della segreteria della Fiom, lo ha detto fuori dai denti: «Non vorrei che si arrivasse a una vendita senza che prima venga convocato un tavolo di confronto al Mise. O anche, qualora non si chiudesse la vendita dell’area Emea, senza che la multinazionale americana spieghi in cosa consiste il piano di continuità per l’Europa qualora gli esiti delle negoziazioni non dovessero positivamente concludersi».

Al Mise, intanto, è ripreso il confronto sulla messa in sicurezza dello stabilimento di Napoli e sull’ipotesi che un consorzio di aziende possa essere interessato a rilanciarlo con un hub per la mobilità. Ministero, Prefettura di Napoli e Commissario Zes Campania si sono poi impegnati ad accompagnare il progetto, anche con il coinvolgimento di Invitalia, «affinché i tempi di assunzione di tutto il bacinorimangano nei limiti del periodo coperto dagli ammortizzatorisociali».

La cessione ai privati dello stabilimento ex Whirlpool di Napoli sarà quindi contestuale alla definizione di un accordo di programma al Mise con i sindacati sul progetto occupazionalee industriale del sito. Dal Mise confermano la convocazione del tavolo di crisi per lareindustrializzazione appena il nuovo governo sarà a lavoro ecomunque entro il 30 novembre 2022.

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