Tim, dopo il crollo tornano i compratori in Borsa - V&A
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In evidenza Gio 01 dicembre 2022

Tim, la Borsa crede ancora nell'Opa: per gli analisti il prezzo è 31 centesimi

Dopo il ribasso di ieri, tornano i compratori di Tim a Piazza Affari. Il titolo risale del 2% sulla scia delle aspettative di Opa. Tim, la Borsa crede ancora nell'Opa: per gli analisti il prezzo è 31 centesimi
Nino Sunseri
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Nino Sunseri

Giornalista economico finanziario da oltre 50 anni, ha cominciato nel 1974 al Giornale di Sicilia. Ha lavorato rivestendo ruoli di caposervizio e inviato per il Corriere della Sera, La Repubblica e Libero.

Tim, tornano i compratori

Dopo la caduta di ieri la Borsa crede ancora nell’Opa. Il titolo guadagna quasi il 4% a 0,21 euro spinto anche dai giudizi delle banche d’affari. In particolare Websim che indica un prezzo obiettivo a 0,43 euro. Equita si ferma a 0,39 euro. Più prudente Akros a 0,31 euro. Si tratta del target medio indicato da Bloomberg il cui consenso raccoglie  7 Buy (acquistare), 14 Neutrale, 2 Sell (vendere).

A scatenare il ribasso erano state le dichiarazioni del  sottosegretario Butti che escludeva l’Opa totalitaria. In serata la precisazione: “Parlare ora di Opa totalitaria è pura fantasia e che, se quello fosse il caso, gli strumenti e le modalità saranno individuati a tempo debito dai soggetti in campo”. Per Akros il valzer delle parole dimostra solo che la  valorizzazione della rete Tim non sarà immediata.

Più ottimista Websim secondo cui lo storno ha riportato i prezzi sui supporti che “noi riteniamo d’acquisto”. Secondo la Sim l’opzione preferibile resta quella dell’Opa totalitaria. A lanciarla dovrebbero essere una scatola (NetCo) promossa da Cdp insieme ai fondi (Maquarie, Kkr e altri) cui potrebbe partecipare anche Vivendi reinvestendo il ricavato delle vendita del suo 24% di Tim. In questo modo, scrivono gli analisti, verrebbero  tutelati gli azionisti di minoranza. Altre opzioni ci sembrano al momento poco percorribili e non esenti da rischi.

Le ipotesi

La strada dell’acquisto della sola NetCo da parte di Cdp, è stata bloccata dalle differenza fra quanto chiesto d Vivendi (31 miliardi) e la disponibilità di Cdp (15 miliardi). Una scissione proporzionale di Tim in due società quotate (una per la rete e l’altra per i servizi) non risolverebbe il tema del debito. Potrebbe anche avere un lungo iter autorizzativo e altrettanti rischi in corso di esecuzione. L’ipotesi dell’Opa sul 60% del capitale avrebbe  un premio verosimilmente inferiore a quello di un’Opa totalitaria, ed esporrebbe gli azionisti di minoranza alle fluttuazioni legate alla cessione degli asset.

L’ipotesi di una rete unica a perimetro ristretto (solo aree bianche e grigie), lascia inevasa la domanda sulle modalità d’attuazione e sembra meno interessante, dal momento che le vere sinergie per la rete unica sono legate alla riduzione degli investimenti nelle aree a maggior traffico (le cosiddette aree nere) , dove Tim e Open Fiber  stanno procedendo separatamente con lo sviluppo della fibra.

Analisti: rete unica o cessioni

In conclusione, scrivono gli analisti,  restiamo dell’idea che la rete unica sarebbe utile per Tim e necessaria per il governo. In assenza di un accordo il gruppo telefonico potrebbe comunque procedere con il piano di cessioni, a cominciare dal Brasile, per  abbattere il debito. Nel piano potrebbe anche entrare il collocamento della rete (NetCo) e delle attività destinate alle imprese (EnterpriseCo) riguadagnando flessibilità finanziaria senza aumento di capitale

Anche Equita considera l’Opa totalitaria la strada migliore. A realizzarla potrebbe essere una compagine guidata da Kkr (49%) e  con Cdp in minoranza (20%), realizzando nella sostanza il progetto contenuto nel protocollo (MoU) scaduto ieri. L’operazione potrebbe superare le difficoltà di finanziamento e l’Antitrust. Resterebbe ovviamente da definire il prezzo considerando che in primavera Vivendi ha respinto l’offerta a 0,55 euro perché troppo bassa. Il prezzo di carico dei francesi si aggira intorno a 0,63 euro.

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