Armi all'Ucraina e fondi a Ischia, cosa ha deciso il consiglio dei ministri
Soldi a Ischia, altre armi all'Ucraina, salvataggio della raffineria di Priolo. Sono le principali decisioni prese dal consiglio dei ministri. GIORGIA MELONI PRESIDENTE DEL CONSIGLIOIl consiglio dei ministri
Soldi a Ischia, nuove armi all’Ucraina, il salvataggio della raffineria di Priolo di proprietà della russa Lukoil. Sono le principali decisioni prese dal consiglio dei ministri terminato poco dopo le 20.30. Sui tre dossier i ministri hanno approvato all’unanimità tre decreti.
Fondi a Ischia
Il governo ha innanzitutto approvato un decreto che stanzia dieci milioni di euro a favore dell’isola di Ischia, colpita sabato da una frana che ha provocato 11 morti e 5 feriti (bilancio ancora provvisorio). Lo stanziamento, che si aggiunge ai 2 miliardi mobilitati dopo l’alluvione, finanzierà gli interventi della Protezione civile nelle aree colpite, la sospensione dei versamenti delle tasse e delle cartelle esattoriali, nonché lo stop temporaneo ai processi civili e penali, rinviati tutti al gennaio del 2023.
Armi all’Ucraina
L’esecutivo ha anche dato il via libera, “previo atto di indirizzo delle Camere”, alla proroga dell’invio di armi e materiale bellico agli ucraini per tutto il 2023. Per farlo si è scelta la via del decreto, dopo che la proroga era stata inserita in un primo momento in un emendamento (poi ritirato) al decreto sulle missioni Nato e sul commissariamento della sanità calabrese.
Salvataggio di Priolo
Via libera anche alle misure a “tutela dell’interesse nazionale nei settori produttivi strategici”, che di fatto consentirà di procedere all’amministrazione fiduciaria temporanea della raffineria siciliana Isab, in attesa che Lukoil si accordi col fondo americano Crossbridge Energy Partners per la cessione dell’impianto. In caso di fallimento della trattativa, resta sullo sfondo l’ipotesi di nazionalizzazione. La raffineria rischia di rimanere senza petrolio da lavorare a partire da lunedì, quando entrerà in vigore l’embargo europeo sul greggio russo. Benché l’impianto della Lukoil non sia sotto sanzioni, le banche occidentali si rifiutano infatti di finanziare le transazioni con fornitori non russi.