Il Tar boccia Franceschini e amplia l'esclusiva dei film nei cinema
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CronacaIn evidenza Gio 13 aprile 2023

Cinema, il Tar boccia l'ex ministro Franceschini e amplia l'esclusiva dei film in sala

I giudici annullano il decreto dell'ex ministro con cui si restringevano i tempi di esclusiva dei film nelle sale cinematografiche Cinema, il Tar boccia l'ex ministro Franceschini e amplia l'esclusiva dei film in sala Cinema
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Il Tar del Lazio boccia l’ex ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini

Il motivo? Le finestre di programmazione delle sale cinematografiche. La seconda sezione del tribunale amministrativo regionale ha infatti accolto il ricorso della società Mmrcinema s.r.l che ha chiesto ai giudici di annullare il decreto del Ministro della cultura n. 120 del 29.3.2022. Un atto con cui Franceschini spezzava una lancia in favore delle big companies americane dell’on demand danneggiando le sale cinematografiche italiane. Ma andiamo per gradi.

Tutto nasce con il Covid

E’ da qual momento che viene rimessa in discussione la “finestra di programmazione”, che consiste nel periodo di obbligatoria “fruizione in sala cinematografica”. Si tratta cioè della fase antecedente la diffusione del film al pubblico attraverso “fornitori di servizi di media audiovisivi” o “editori home entertainment”, come spiega la sentenza 05634/2023 del 3 aprile scorso, stilata dal giudice estensore Mario Alberto di Nezza.

Il periodo in questione scatta dalla data di prima proiezione al pubblico e consente ai cinema di avere una sorta di esclusiva prima che il film finisca nelle piattaforme come Netflix o Amazon. Non solo: garantisce anche parte dei ritorni di produttori e distributori. Rappresenta cioè una sorta di “area protetta” a garanzia anche del pluralismo nella produzione cinematografica e dell’intera filiera del cinema italiano.

La finestra in questione era stata originariamente fissata in 105 giorni dal decreto ministeriale del 29 novembre 2018, adottato previa acquisizione del parere del Consiglio superiore del cinema e dell’audiovisivo. Con il Covid, data la situazione pandemica emergenziale, era stara ridotta a 30 giorni fino al 31 dicembre 2021.

La pandemia è stata una vera batosta per i cinema

Terminato lo stato di emergenza i gestori delle sale si attendevano non solo dei ristori, ma soprattutto più tutrele dal governo di Mario Draghi. La situazione era molto delicata: mentre in Francia a settembre dello scorso anno il mercato era già ripartito recuperando il 75%, in Italia eravamo ancora al 45%, come aveva spiegato Leandro Pesci, presidente dell’Associazione nazionale esercenti cinema che aveva anche posto il problema legato alla gestione dei tempi di uscita dei film per non penalizzare l’incasso al botteghino.

“Bisogna definire delle finestre temporalmente ampie prima che i nuovi film passino dal grande schermo alla visione sulle piattaforme come del resto accade in altri Paesi” aveva spiegato Manuele Ilari, numero uno dell’Unione esercenti cinematografici italiani.

Il riferimento era al ministro Dario Franceschini che aveva deciso invece di portare a 90 giorni la finestra di esclusiva per la proiezione dei nuovi film nei cinema “sulla base della ritenuta opportunità di “modificare la disciplina in essere” come spiega il Tar.

Ma il ministero ha fatto orecchie da mercante

Le proteste degli esercenti non sono state ascoltate. Così la Mmrcinema s.r.l si è rivolta al Tar del Lazio. Ha eviudenziato come il provvedimento non fosse stato preceduto dal parere del Consiglio superiore del cinema e dell’audiovisivo. In difesa dell’operato di Franceschini, l’avvocatura dello Stato ha opposto che il parere non era necessario. Ma per il Tar la censura del ricorrente è fondata, mentre “le argomentazioni del Ministero non sono condivisibili”.

Per i magistrati amministrativi “il consiglio si è espresso in merito all’esigenza di creare una soluzione di continuità tra l’uscita prioritaria in sala e il successivo sfruttamento di un’opera cinematografica su altri canali distributivi, con raccomandazione di prevedere un periodo minimo di tempo tra le due uscite, oltre che quella di allungare il periodo delle finestre cinematografiche per le opere cinematografiche con sbocchi distributivi più ristretti per allungare leggermente il periodo della finestra cinematografica”.

Così il Tar ha deciso di riequilibrare la situazione annullando il provvedimento di Franceschini e riportando la finestra a 105 giorni. Manna dal cielo per la filiera del cinema in Italia. Un po’ meno per i big internazionali.

 

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