Eurovita e le altre: chi doveva vigilare non era indipendente- V&A
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Mercati/In evidenza
In evidenzaMercati Dom 26 marzo 2023

Eurovita, Silicon Valley, Credit Suisse: chi doveva vigilare non era indipendente

Da chi prendono lo stipendio i consiglieri di amministrazione, i rappresentanti dei collegi sindacali e delle società di revisione? Eurovita, Silicon Valley, Credit Suisse: chi doveva vigilare non era indipendente
Giuseppe Giusto
di 
Giuseppe Giusto

Crisi reputazionale

I casi Eurovita, Silicon Valley Bank, Credit Suisse, Signature Bank e First Republic Bank hanno creato di nuovo un’inattesa crisi di fiducia nei risparmiatori (dopo il fallimento della Lehman Brothers del 2008 , ancora viva nei nostri ricordi) che investono i propri capitali negli istituti di credito e nelle polizze assicurative. I rischi sono molteplici da quello reputazionale a quello di contagio, poco conosciuto ma estremamente micidiale, quest’ultimo potrebbe espandersi a macchia d’olio provocando danni inenarrabili.

Il costante aumento dei tassi d’interesse praticato dalle Banche centrali mondiali sta provocando minusvalenze latenti, implicite nei portafogli obbligazionari delle banche e delle compagnie di assicurazione. Altra novità, la Sec, l’autorità di controllo della borsa statunitense, chiede spiegazioni sui bilanci degli ultimi due anni alla Silicon Valley Bank per capire cosa può aver provocato uno squilibrio nei conti economici della banca. La domanda è: a cosa serve intervenire dopo che i buoi sono scappati dalla stalla?

Cda e consigli sindacali

E’ proprio su questo specifico argomento che vogliamo puntare i nostri riflettori, per analizzare i motivi per i quali chi doveva vigilare e non lo ha fatto.
Parliamo dei consigli di amministrazione, dei collegi sindacali, delle società di revisione, dei comitati controlli, del rispetto dei codici etici, delle figure dirigenziali che dovrebbero relazionare sull’andamento delle società ai cda, quali i Cro (controllore dei rischi), i risk manager (che deve lavorare su politiche e processi dei rischi relativamente all’organizzazione delle aziende sviluppando modelli e tabelle sinottiche al fine di assicurare l’efficacia dei controlli e fornire supporti di ricerca e di analisi ) e dell’audit interno (l’internal audit svolge la propria attività all’interno di una organizzazione in cui le operazioni relative alle varie attività aziendali sono riviste dal team di revisori per proteggere, controllando, le figure manageriali delle società).

Da chi prendono lo stipendio?

Poniamoci una domanda, ma sono realmente indipendenti i dirigenti che svolgono compiti di controllo? Da chi percepiscono lo stipendio? Questo é il problema.
E’ possibile garantire nell’ambito delle strutture organizzative delle banche e delle compagnie di assicurazione, quotate e non, la separazione tra funzioni operative e funzioni di controllo, nonché l’indipendenza di quest’ultimi che devono vigilare sui sistemi di controllo dei rischi?

Queste figure estremamente professionali , a nostro avviso, per essere veramente indipendenti, dovrebbero essere assunti dalle autorità di vigilanza. E dovrebbero relazionare alle stesse authority sui rischi cui le aziende sono esposte confermando che le stesse mantengono tutti i presupposti della continuità aziendale. Non solo perché sempre loro, i controllori, sulla base di analisi di scenari a breve e medio termine e di stress test, valutati sull’andamento dei mercati finanziari e sull’economia reale, dovrebbero accertare che non vi sono potenziali impatti in termini di redditività e di adeguatezza patrimoniale.

La normativa Ue

Nel 2008 fallì la prima banca statunitense la Bear Sterns, una prima crisi sottovalutata dalla Sec, poi fu la volta della Lehman che provocò una bufera finanziaria mondiale. L’Europa ha varato normative estremamente efficaci, la Bce monitora le società quotate con stress test molto stringenti per capire se le banche sono in grado di reggere impatti significativi derivanti dalla crisi dell’aumento dei tassi d’interesse, dall’inflazione e dalla guerra in Ucraina. Speriamo basti.

Condividi articolo