L'annuncio di Giorgetti: niente extratassa sugli utili delle banche.
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In evidenzaMercati Lun 05 giugno 2023

Niente extratassa sulle banche. Quella sull'energia ha lasciato un buco di 7 miliardi

Il ministro dell'Economia non seguirà sulle banche la strada che Draghi aveva indicato per le aziende energetiche. Niente extratassa sulle banche. Quella sull'energia ha lasciato un buco di 7 miliardi GIANCARLO GIORGETTI
Nino Sunseri
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Nino Sunseri

Giornalista economico finanziario da oltre 50 anni, ha cominciato nel 1974 al Giornale di Sicilia. Ha lavorato rivestendo ruoli di caposervizio e inviato per il Corriere della Sera, La Repubblica e Libero.

L’annuncio di Giorgetti

Nessuna tassa sugli extraprofitti delle banche. L’annuncio del ministro Giorgetti durante un evento di Bloomberg non è bastato a dare sprint alla quotazione delle banche. Il mercato, infatti, sconta una possibile recessione nella seconda metà dell’anno,  L’indice del credito è sceso a 11.011 punti con un ribasso dell’1,4%, poco meno del doppio del Ftse Mib: -0,78 punti. Perdite piuttosto pesanti per i big come Unicredit (-2,33%) mentre  Intesa ha limitato i danni. (-0,55%). Nel primo trimestre le banche hanno realizzato utili per cinque miliardi in buona parte frutto dell’aumento del margine d’interesse. 

Il fallimento del governo Draghi

La decisione del titolare dell’Economia prende atto del fallimento dell’iniziativa che il governo Draghi aveva preso con il decreto Taglia prezzi. Era stata annunciata una sovratassa  a carico delle aziende che si occupano di energia. La tributo straordinario intendeva colpire  i profitti aggiuntivi legati all’esplosione dei prezzi dell’energia. L’intervento si è dimostrato un autentico fallimento. Un’operazione puramente cosmetica servita a placare l’opinione pubblica colpita dall’impennata dei costi dell’energia dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.  La previsione d’incasso era di dieci miliardi. A stento si arriverà a tre di cui uno a carico dell’Eni. Gli altri hanno versato molto di meno: 121 milioni l’Enel e solo 39 milioni  l’Acea.

La chimera del price cap

Nel frattempo sono fioccati i ricorsi ai tribunali considerando la difficoltà di fissare la base imponibile. Difficile, infatti, stabilire l’origine dell’aumento degli utili. Quanto era da attribuire all’esplosione dei prezzi dell’energia e quanto, invece ad un recupero di efficienza? In questa caccia alle streghe l’Italia ha avuto buona compagnia. Dopo un lungo confronto, infatti, la Ue è riuscita a fissare un “price cap”. Vale a dire un prezzo massimo per le forniture di gas. Il meccanismo, frutto di innumerevoli mediazioni, alla fine si è dimostrato assolutamente inutile. Il tetto è stato fissato ad un livello talmente alto da risultare assolutamente inefficace.  Senza contare le difficoltà di applicazione. A sancirne l’inefficacia il fatto che, dopo la sua introduzione le quotazioni sono scese a precipizio. Oggi si trovano ai minimi di due anni. Gli Eurofanatici hanno detto che era bastato l’annuncio del tetto a far scendere le quotazioni. Altri, più realisticamente avevano spiegato che la caduta era legata all’aumento delle importazioni di Gnl dagli Usa e all’arrivo di nuovi rigassificatori.

Un errore da sette miliardi

Resta il fatto che il “price cap” non è servito a nulla e la tassa sugli extraprofitti ha creato un buco di 7 miliardi nei conti dello Stato come sbilancio fra i dieci miliardi di introito previsti e i tre miliardi effettivamente incassati. Per fortuna l’errore non è stato ripetuto con le banche.

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