Gli affari con City e Barcellona: l'inchiesta Juventus si allarga
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In evidenzaSport Sab 03 dicembre 2022

Gli affari con Barcellona e City: così l'inchiesta sulla Juventus rischia di terremotare il calcio europeo

L'inchiesta sulla Juventus rischia di terremotare l'intero calcio europeo e coinvolgere altri top club come Barcellona e Manchester City. Gli affari con Barcellona e City: così l'inchiesta sulla Juventus rischia di terremotare il calcio europeo
Gianluca Paolucci
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Gianluca Paolucci

Ha lavorato per Reuters e La Stampa occupandosi di finanza, crac bancari, criminalità finanziaria e corruzione. Dal 2022 è caporedattore di Verità & Affari e scrive per La Verità e Panorama.

Inchiesta Juventus, gli affari con Barcellona e City nel mirino

L’inchiesta sulla Juventus rischia di terremotare l’intero calcio europeo e coinvolgere altri club di prima fascia come Barcellona e Manchester City. Oltre, ovviamente, ai club italiani: dall’Atalanta alla Sampdoria, al Genoa fino ai club delle serie inferiori con i quali il club faceva fitti scambi di giovani calciatori. 

L’affare Pjanic-Arthur

Il caso più clamoroso ricostruito nelle carte della procura di Torino è forse quello del Barcellona e del passaggio di Pjanic ai blaugrana con il contestuale arrivo a Torino di Arthur. L’operazione è del giugno 2020 e vale per la Juventus una plusvalenza di 43 milioni di euro sui 172 milioni di plusvalenze totali registrate quell’anno. Un numero che salva il bilancio nell’anno del lockdown e della sospensione delle competizioni per il Covid. Ma che secondo la procura e i suoi consulenti solleva una serie di dubbi.

Il primo, di ordine puramente contabile: se si tratta di uno scambio e non di due operazioni separate (una in acquisto e una in vendita), l’operazione avrebbe dovuto essere registrata al valore netto contabile. Ovvero, niente plusvalenza. Né per la Juve né per il Barca, anch’esso in quei mesi alle prese con il disastro del Covid sui conti.

Il secondo relativo alle plusvalenze registrate: nelle carte della procura ci sono una serie di evidenze di come l’accordo debba servire proprio per registrare una bella plusvalenza e abbellire i conti. Viene formalmente chiusa il 30 giugno, ultimo giorno dell’esercizio 2019/2020, ma i due restano impegnati con i club fino a fine agosto, facendo sorgere il dubbio che entrambi avrebbero dovuto iscrivere l’operazione nell’esercizio successivo. Ma di nuovo, addio plusvalenza nell’anno del Covid. Plusvalenza che sarebbe comparsa l’anno successivo.

Incasso adesso, pago poi

C’è anche altro: l’operazione era strutturata “a specchio”, con tranches di pagamento dello stesso importo da liquidare alla stessa data per entrambi i calciatori. Così da evitare esborsi in denaro. Ma in quei mesi di stadi chiusi e competizioni sospese le casse dei grandi club sono vuote. Entrambi i club cedono il credito a una società di factoring e incassano subito alcune decine di milioni cash che servono a riprendere fiato. La Juve cede il suo credito a Factorit, gruppo Popolare di Sondrio. Casse piene, bilanci più belli e tutti contenti.

Poi certo il problema è spostato più avanti: le valutazioni gonfiate peseranno negli anni successivi come maggiori ammortamenti e il debito verso la società di factoring andrà saldato e non potrà essere compensato con il credito identico vantato nei confronti dell’altro club. Ma se ne parlerà nei prossimi anni.

“Non era uno da quella cifra lì”

Nelle carte dell’inchiesta Juventus relative al Barcellona, sono molte le evidenze che fanno ritenere il prezzo fissato per Pjanic legato alla plusvalenza da incassare e non il reale valore del calciatore. A cominciare dal fatto che nei documenti interni è riportato sempre come “scambio”. Su tutte, valgono però le parole dell’allora direttore finanziario della Juventus, Marco Re, intercettato al telefono con un manager di Mediobanca.

“Ma tu pensa uno come Arthur, per farti la plusvalenza Pjanic hai pagato 72 milioni, adesso ti vale… ti deve anche andare sotto i ferri. Cioè, era palese che non era uno da quella cifra lì. Adesso lo paghi, cioè te lo porti avanti per quattro anni”.

Danilo, Cancelo e i due da Serie B

L’altra grande plusvalenza di quell’anno è quella dell’operazione Cancelo-Danilo con un altro grande club di prima fascia continentale: il Manchester City. Anche in questo caso, un acquisto e una vendita che secondo gli investigatori sono in realtà uno scambio. Con le rate di pagamento “a specchio” e una plusvalenza per la Juve di oltre 30 milioni. A riprova che le due operazioni sono legate, questa volta lo scambio è citato anche nei rispettivi contratti, con l’uno che è legato al realizzarsi dell’altro.

La Juventus dal canto suo nega il legame, definendo i due contratti “separati e distinti”. Di fatto, concludono i consulenti della procura, il valore di Cancelo è di 28 milioni, quanto la Juventus effettivamente incasserà a rate dal club inglese. Il resto, 37 milioni, è l’effetto dello scambio con Danilo e il credito e debito verranno compensati senza esborso in denaro (ma con una bella plusvalenza in bilancio).

Sempre il 30 giugno 2020, Juve e City si scambiano altri due giocatori dai nomi meno noti ma che anche in questo caso portano una bella plusvalenza in bilancio. A Manchester va Pablo Moreno, mentre a Torino arriva Correia. Le dinamiche sono le stesse dell’altra operazione, il prezzo pattuito è di 10 milioni e la plusvalenza è di 9,5 milioni. Moreno viene subito girato al Girona, seconda divisione spagnola, dove gioca sei partite per passare in Portogallo al Maritimo. Correia, valorizzato 10,5 milioni, è adesso in Serie B, al Parma.

Scoppiata la bolla

Ancora, è Marco Re (nella stessa intercettazione riportata sopra) a spiegare cosa è successo nel mondo del calcio: “La cosa devastante del Covid è che ha scoppiato in maniera istantanea la bolla che si era creata in questi anni sul valore dei calciatori. E questo ti ha ingolfato, hai grossi ammortamenti che a livello contabile ti danno fastidio, ma anche a livello di cassa”.

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