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In evidenza Gio 01 dicembre 2022

Partite Iva, le insidie del forfettario: non a tutti conviene la tassa piatta

Le partite iva che fatturano fino a 85 mila euro possono aderire al regime forfettario. Ma non a tutti conviene: le insidie della flat tax. Partite Iva, le insidie del forfettario: non a tutti conviene la tassa piatta
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

Il nuovo regime forfettario per le partite iva nasconde insidie. Nel testo della manovra, infatti, è contenuta la conferma della flat tax al 15% per gli autonomi, già esistente, ma con un’aggiustamento: la soglia di ricavi o compensi che permettono il forfait sale da 65 mila a 85 mila euro. Considerato che oggi tre partite iva su cinque sono forfettarie, l’innalzamento del tetto del fatturato a 85mila euro potrebbe risolvere il dilemma a quasi un milione di italiani.

Per coloro che erano stati costretti a passare al regime ordinario negli anni scorsi, con questo innalzamento della soglia si profila dunque la possibilità di rientrare in quello forfettario. Un’opzione allettante ma con rischi.

La rettifica iva

«Sono in pochi a conoscere infatti che l’iva detratta negli anni in cui si è stati in contabilità semplificata o ordinaria spesso va in parte restituita all’erario in sede di passaggio» spiega Roberto Scurto di Partitaiva24 – La normativa impone infatti di effettuare opportune rettifiche a sfavore di tutti quei beni e servizi non ancora ceduti o non ancora utilizzati al 31/12/2022 se dal primo gennaio 2023 si vuole aderire al regime forfettario, regime nel quale l’iva diventa del tutto indetraibile».

In altre parole, la rettifica iva deve essere eseguita sui beni strumentali non del tutto ammortizzati al 31/12/2022, rimanenze di magazzino e servizi non ancora utilizzati.

Un altro rebus

«Altro aspetto da non tralasciare – aggiunge Scurto – sono la mole di acquisti di servizi che si è soliti fare da fornitori stranieri. Se infatti abbiamo un’attività di e-commerce, per esempio, tutte le fatture emesse da aziende europee come Amazon, Google, Facebook ecc comporteranno per il contribuente forfettario il versamento dell’iva in Italia su tutte le fatture ricevute in cui viene riportata la dicitura reverse charge o inversione contabile».

In sostanza se ricevessimo una fattura da Google per 1000 euro, il giorno 16 del mese successivo dovremmo versare in Italia 220 euro di iva su tale servizio ricevuto.

Lo sforamento a 100 mila euro

E nuove regole, che partiranno dal 1 gennaio 2023, prevedono un’altra novità significativa: il limite di “sforamento“ a 100mila euro. In pratica, chi sceglie il regime forfettario al 15% lo vedrà applicato fino agli 85 mila euro, ma se quella partita iva supererà i 100 mila euro, sarà immediatamente ricollocata nel regime ordinario, già in corso d’anno.

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