Sei aziende italiane quotate sono "in ostaggio" di un fondo di Dubai - V&A
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ In evidenza
In evidenza Sab 03 dicembre 2022

Sei aziende italiane quotate sono "in ostaggio" di un fondo di Dubai

Visibilia editore, Ki Group, Prismi, Illa, Eems, TheLifestyle group: sono le aziende "aiutate" dal fondo Negma e poi fatte crollare in borsa. Sei aziende italiane quotate sono "in ostaggio" di un fondo di Dubai
Fabio Pavesi
di 
Fabio Pavesi

Il fondo arabo e le società italiane in crisi di liquidità

Segnatevi questi nomi: Visibilia editore; Ki Group; Prismi; Illa; Eems e TheLifestyle group. Ai più diranno poco, ma sono tutte piccole società quotate, diverse fra loro come attività di business, ma tutte accomunate da un unico grande filo rosso. Sono società in grave crisi di liquidità e che hanno perso quasi del tutto il loro valore di borsa.

Crolli continui e azionisti di minoranza che non sanno più a che santo votarsi, tali sono le perdite accumulate nel portafoglio. Ma c’è un altro dato che le accomuna. Tutte hanno bussato in tempi diversi alle porte di un fondo arabo, dislocato a Dubai e domiciliato in un paradiso off shore. Il fondo si chiama Negma Group Ltd e ha fatto da sponda alla crisi di liquidità che affliggeva tutti i nostri campioni di perdite sul listino.

Il meccanismo-trappola e le perdite in borsa

Come? Semplicemente proponendosi come finanziatore attraverso un meccanismo di prestiti obbligazionari convertibili cum warrant che tutte hanno sottoscritto con il fondo di Dubai. Ma quell’apporto di liquidità celava una sorta di trappola per i soci delle piccole quotate. Il prestito finiva molto presto per venire convertito in azioni delle società finanziate. E Negma però ha finito in quasi tutte le situazioni a sbarazzarsi delle azioni acquisite dalla conversione vendendolo sul mercato.

Per Negma un affare dato che la conversione avveniva a prezzi scontati rispetto ai valori di mercato. E vendendo in Borsa Negma portava a casa una bella plusvalenza. Mentre ovviamente lo scarico dei titoli in Borsa non poteva che riflettersi sulle quotazioni facendole crollare.

Il rapporto di Ambromobiliare

Un giochino che già quest’estate era stato messo a nudo da un rapporto dell’ufficio studi di Ambromobiliare che aveva analizzato il fenomeno di questi strani contratti Poc con warrant a sconto che avevano destabilizzato le quotazioni delle società che ne avevano fatto ricorso.

Nello studio che aveva osservato le dinamiche dei finanziamenti fin dalle prime operazioni si documentava in modo analitico che “la conversione delle obbligazioni ha un effetto negativo sull’andamento del titolo (il 67% delle società ha registrato una riduzione superiore al 25%) e che tutte le società emittenti presentano una generale e significativa riduzione della market cap”.

Illa

A guadagnare dall’operazione è solo il fondo d’investimento era la sintesi del rapporto. Un fenomeno che lo studio di Ambromobiliare ha ben documentato. Tra chi si è spinto a sottoscrivere i Poc ecco ad esempio Illa, società che produce articoli da cucina che ha visto una conversione
recentissima di una tranche delle obbligazioni sottoscritte da Negma. Lo scorso 29 novembre infatti ha avuto luogo la tredicesima rischiesta di conversione della quarta tranche del Poc con Negma. Finora sono state convertite tranche per un importo complessivo di 2,28
milioni di euro.

Tanto per dare un’idea Illa è in profonda crisi finanziaria e oggi dopo aver perso il 99% del suo valore nell’ultimo anno, capitalizza solo 704mila euro. Una conversione dei Poc con Negma ha voluto dire volumi in vendita pari a oltre 3 volte il suo già infimo valore di mercato. Ovvio che la messa in vendita delle azioni da parte di Negma non poteva che arrivare ad azzerare il titolo.

Secondo lo studio di Ambromobiliare, Negma dall’operazione ha ricavato una plusvalenza a doppia cifra, mentre i soci di Illa perdevano l’intero valore di Borsa.

Prismi

Il copione si ripete praticamente per tutte le società con cui Negma ha avuto a che fare. Prismi ad esempio. Altra piccola società attiva nel
marketing digitale e che ha perso in borsa solo nell’ultimo anno l’83% del suo valore. Anche Prismi in forte crisi finanziaria si è rivolta a Negma per avere una boccata di liquidità. E ecco partire la solita girandola di conversioni del prestito a sconto con i volumi in vendita da parte di Negma a crescere nel tempo.

Morale? Sempre la stessa. Titolo abbattuto e il fondo di Dubai che ha incassato la plusvalenza dalla vendita delle azioni ottenute a sconto sui valori di Borsa.

Visibilia editore

E poi ecco la Visibilia editore, gestita fin dalla nascita dall’attuale ministro del Turismo Daniela Santanchè che si è dimessa e ha venduto le sue quote di recente e che ha appena saldato i debiti con il Fisco dopo che la Procura di Milano aveva chiesto il fallimento. Fallimento scongiurato dopo la transazione dei giorni scorsi delle pendenze con l’Erario. Visibilia editore ha cercato liquidità bussando a Negma già in anni lontani. Da allora continue conversioni dei Poc con Negma che porta a casa i guadagni e il titolo che si inabissa piano piano.

Ki Group

Stessa sorte per Ki Group azienda di cibo biologico gestita in passato dall’ex marito della Santanchè Canio Mazzaro e presieduta in passato dalla stessa Santanchè dimessasi anni fa. Ki group, altra società in continua tensione finanziaria si è fatta aiutare da Negma. Risultato? Valore del titolo bruciato completamente solo nell’ultimo anno e solita girandola di conversioni e vendite di titoli.

Eems e TheLifestyle group

Stesso canovaccio anche per Eems e TheLifestyle group. Anch’esse prigioniere del fondo di Dubai che presta denaro, aiuta loro a tamponare la crisi di liquidità, ma finisce per azzoppare il titolo in Borsa con le sue vendite. Segnatevi questi nomi e se potete statene lontani.

Condividi articolo