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InvestimentiPrimo piano Mar 07 febbraio 2023

Dalle royalties alle case discografiche: come investire nella musica

Arriva il Festival di Sanremo, ma non ci sono solo le "canzonette": quali sono le possibilità di investimento nella musica? Dalle royalties alle case discografiche: come investire nella musica
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

Le possibilità di investimento nella musica

Arriva il Festival di Sanremo con la musica al centro. Non solo canzonette ma anche possibilità di investimento con piattaforme specializzate e fondi di investimento che puntano direttamente sulle royalties, ossia sui diritti di ascolto. E dunque oltre alle case discografiche che tengono gli artisti sotto contratto si sono moltiplicate le possibilità per chi vuole investire nel settore. I diritti d’autore sulla musica sono oltretutto considerati un investimento alternativo dato che i rendimenti non seguono lo stesso schema del mercato azionario.

Le royalties possono essere acquistate direttamente, con una certa cautela, tramite piattaforme come Royalty Exchange che promette rendimenti del 10% annuo o investendo in società quotate in borsa come Hipgnosis Songs Fund. I diritti d’autore vengono pagati per 70 anni dando dunque tempo al cantante che  ha realizzato una vera hit di invecchiare in pace. Basta pensare che Sweet Caroline, di Neil Diamond scritta nel 1969 ha incassato una media che spazia tra i 300 e 500 mila dollari all’anno.  Per questo non stupisce che Hipgnosis Song Capital, partecipato da Blackstone,  abbia acquisito, per 200 milioni di dollari, il catalogo musicale di Justin Bieber. Mentre Sony Music  si è aggiudicata  il catalogo di Bruce Springsteen per  una cifra  intorno ai 500 milioni di dollari.

Il caso Universal

Goldman Sachs ritiene che le vendite dell’industria musicale globale cresceranno a un tasso composto del 12% tra il 2021 e il 2030 a oltre 150 miliardi di dollari. E dunque investire può essere utile per diversificare il portafoglio anche in case discografiche come Warner Music o Universal quotata ad Amsterdam dopo lo scorporo da Vivendi a cui a portato un maxi dividendo.

Universal, che è la più grande casa discografica del mondo, non ha rispettato le previsioni degli analisti che, al momento dell’Ipo al prezzo di 18,50 euro, per azione prevedeva non crescita oltre i 50 miliardi di capitalizzazione. Oggi è intorno ai 42 miliardi di valore ma ha in portafoglio gli studi di Abbey Road, che hanno ospitato i Beatles e artisti come Lady Gaga, così come Kanye West e Amy Winehouse, EMI Records (Justin Bieber, Keith Richards, Metallica) e Capitol Records (Katy Perry, Paul McCartney).

Quanto vale il mercato della musica italiano

E l’Italia? Tra le dieci canzoni nostrane più ascoltate ci sono ancora classici come Volare (del 1958) , Tu vuò fa l’americano (1956) o Con te partirò (1995). Come dimensione del mercato il nostro paese  è decimo al mondo, dietro anche a Canada e Australia, due nazioni molto meno popolate.

Ma la crescita c’è. Nel 2021 secondo la Fimi, Federazione industria musicale italiana, i ricavi sono cresciuti del 27% a 332 milioni di euro. E nei primi sei mesi 2022 si è registrato un ulteriore aumento del 17,2% a 153,2 milioni: 25,5  milioni da cd e vinili, 119 dallo streaming e 6,5 royalties di film e pubblicità. Ricavi che dipendono anche dal successo di un festival che può apparire datato, come Sanremo.

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