Come cavalcare il business delle batterie per le auto elettriche. Ma in Europa ancora poche occasioni
Le batterie per le auto elettriche sono il grande affare del futuro ma per investire le occasioni sono ancora poche.
L’Europa annuncia la rivoluzione green ma non è pronta
Investire nelle batterie per le auto elettriche. Come in tutte le rivoluzioni anche nella rivoluzione green ci saranno perdenti e vincenti. Alla prima categoria appartengono le 2.200 aziende e i 195.000 posti di lavoro che secondo il vicepresidente di Confapi, Corrado Alberto sono a rischio in Italia a causa dello stop ai motori a benzina e diesel nel 2035.
Tra i vincenti ci sono innanzitutto i fabbricanti di batterie. La richiesta sarà molto forte in Europa dov’è prevista la nascita di grandi impianti (le cosiddette gigafactory) per la produzione di accumulatori. Solo in Italia ne sono programmate tre anche se ben difficilmente tutti i programmi arriveranno in porto.
Le fabbriche del futuro
C’è il piano di Stellantis a Termoli che dovrebbe occupare tremila persone. Poi Italvolt che tuttavia non ha ancora una localizzazione considerato che il patron Lars Carlstrom ha annunciato a Verità&Affari che gli impianti ex Olivetti di Scarmagno non sono adatti. Infine il gruppo Volkswagen che potrebbe investire in Emilia Romagna dove c’è il cuore della sua presenza in Italia con Lamborghini e Ducati.
La domanda altissima
La domanda si annuncia altissima. Oggi oltre il 90% delle batterie proviene da Cina, Corea del Sud e Giappone ed è quasi certo che l’Europa vorrà evitare gli errori del passato, creando una totale dipendenza dai paesi asiatici. La batteria rappresenta ad oggi circa il 25-40% del valore aggiunto di un’auto, che rischia di essere perduta se non viene costruita in casa.
Inoltre, una forte dipendenza da altre regioni del mondo è geopoliticamente rischiosa, come hanno dimostrato gli ultimi sviluppi in Russia e Cina. Le prime gigafabbriche sono già in costruzione, ma non basteranno perchè per equipaggiare tutte le auto elettriche vendute in Europa con batterie “made in Euro” entro il 2035, si dovrebbe produrre circa il triplo delle batterie per auto prodotte attualmente nel mondo.
Grande attenzione verrà posta all’innovazione: le batterie di nuove generazione avranno una densità energetica doppia rispetto a quelle attuali, saranno più sicure, più leggere e vivranno più a lungo. “Ciò significa che, a parità di peso della batteria, un’auto elettrica che oggi percorre circa 400 chilometri avrà un’autonomia di circa 800 chilometri”, commenta un esperto. Visto il ritardo con cui l’Europa si è mossa non stupisce il fatto che le occasioni di investimento siano al momento molto scarse. Quasi niente in Italia. Le possibilità in questo momento sono appena due: Nhoa a Parigi e Industrie De Nora a Milano.
Nhoa
È una società specializzata nello stoccaggio di energia e nella mobilità elettrica quotata alla Borsa di Parigi. I ricavi consolidati del quarto trimestre hanno superato i 165 milioni di euro, “perfettamente in linea con le aspettative di raggiungere oltre 5 volte i ricavi del 2021”, ha commentato Carlalberto Guglielminotti, ceo del Gruppo. Per il 2023 il Gruppo prevede ricavi compresi tra i 220 e i 280 milioni, e un margine operativo compreso tra i 5 e i 10 milioni di euro. All’inizio dell’anno ha acquisito il ramo d’azienda della Ressolar che possiede una rete di stazioni di ricarica per veicoli elettrici nelle province di Brescia, Bergamo e Milano.
Industrie De Nora
Sta sviluppando insieme alla Ges di Trento una tecnologia basata sull’idrogeno. L’obiettivo è quello di dar vita ad una nuova generazione di accumulatori non tossici, sicuri, che operano a temperatura ambiente e composti da materiali facilmente reperibili. Ha ottenuto l’accesso ad un finanziamento europeo di 52 milioni per lo sviluppo di batterie di seconda generazione.