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Investimenti Mer 15 marzo 2023

La corsa all'oro e ai metalli rari, cosa dobbiamo aspettarci adesso

Chiaramente l’oro sale in momenti di incertezza,  di difficoltà economica e di “sentiment unconfident” verso governi e strutture governative. La corsa all'oro e ai metalli rari, cosa dobbiamo aspettarci adesso
Daniela Turri
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Daniela Turri

Analista tecnico mercati finanziari (futures, indici, azioni, valute, commodities, cryptovalute) e consulente finanziario. Basa le proprie analisi e proiezioni sulla lettura grafica, utilizzando varie tecniche nonché i principi generali dell'analisi tecnica grafica.Svolge anche attività di formazione attraverso webinar e seminari. Giornalista pubblicista collabora con La Verità.

La crescita dell’oro

Balzo in avanti dell‘oro che dai 1813 dollari l’oncia di giovedì scorso è salito verticalmente sino a 1919 dollari/oncia guadagnando il +5.5% in tre sessioni. Chiaramente l’oro sale in momenti di incertezza,  di difficoltà economica e di “sentiment unconfident” verso governi e strutture governative. Dal 2021 l’oro è ingabbiato in una fase laterale nel range 2000/1600 dollari e pertanto risalite sui 1920/1960 rientrano nella norma,  cosi come sono attesi ritorni a 1880 in primis e poi sotto quota 1800 (sarà il cedimento del supporto settimana le a 1805 dollari a ripristinare pressione ribassista sui prezzi).

Leggi anche: L’oro risale con il dollaro debole: lo scenario in cui l’oncia può toccare livelli record

Opportuno rilevare che il  World Gold Council ha segnalato che gli acquisti di oro effettuati nel 2022  dalle banche centrali (per 673 tonnellate) sono stati i maggiori degli ultimi 25 anni. Ed in questi tempi di tensioni geopolitiche ovest-est si ricorda che la  Cina è il principale paese minerario aurifero, davanti ad Australia, Russia ed Usa. Da metà del 2022 Pechino sta smobilizzando asset in obbligazioni occidentali (USA ed EU) per riposizionarsi sull’oro, cioè su un asset neutrale (evitando quindi ritorsioni economiche).

Non solo oro

Ed oltre all’oro, la CINA ha notevoli risorse minerarie di terre rare. Secondo un recente report di USB AG, la Cina sta lavorando per aumentare l’estrazione del litio e sarebbe in grado di deterere quasi un un terzo dell’offerta mondiale di lito entro la metà del decennio (la Cina sfrutta anche numerose miniere africane). Nel 2022, l’Australia era il leader mondiale in termini di produzione di miniere di litio, con una produzione stimata di 61.000 tonnellate. Cile e Cina si sono classificate al secondo e terzo posto, con una produzione di litio pari rispettivamente a 39.000 e 19.000 tonnellate.

Le riserve di minerale di litio sono concentrate in Cile, Bolivia e Argentina, paesi noti come il “triangolo del litio”. Oltre il 70% delle  tonnellate di riserve stimate (in termini di contenuto di litio) sono localizzate in tale  “triangolo”. Altre riserve significative sono localizzate in Australia e Cina. Ed in Europa è il Portogallo a volersi presentare come produttore leader. Il litio australiano viene estratto dalle miniere, mentre in Cile e Argentina si trova nei deserti salati. Il litio è presente nell’acqua dei laghi sotterranei, che viene portata in superficie e fatta evaporare in grandi vaschee l’estrazione comporta un elevato utilizzo d’acqua.

Il litio e le terre rare

In Cile quasi il 65% delle riserve idriche nella regione del Salar de Atamaca, una delle aree desertiche più aride del mondo, è utilizzata per pompare salamoie da pozzi trivellati. Questo ha causato l’esaurimento e l’inquinamento delle acque sotterranee, influendo sul degrado ambientale e sulla contaminazione del suolo. Quindi il “green” sbandierato dall’automotive elettrico è  solo una etichettatura opportunista, lontana dalla realtà. 

La corsa al litio e alle terre rare è il nuovo obiettivo sullo scacchiere internazionale, vista la necessità di accaparrarsi  i materiali necessari per produrre batterie date dall’abbandono dei combustibili fossili (e la Cina + il più grande mercato mondiale di veicoli elettrici) miniere di terre rare.  A partire dal 2022, la Cina ha prodotto più di due terzi della produzione globale totale di miniere di terre rare. Al secondo posto c’erano gli Stati Uniti, che quell’anno rappresentavano una quota del 14,33% della produzione globale di terre rare.  Al secondo posto c’erano gli Stati Uniti, che quell’anno rappresentavano una quota del 14,33% della produzione globale.  

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