Fondi, Sanna (Scm sim): "Ecco perché la riforma voluta dalla Ue farà bene al mercato italiano"
Per Antonello Sanna fondatore di Scm sim la riforma sugli oneri di retrocessione farà affluire più capitali sul risparmio gestito italianoLa Commissione Ue decide il 24 maggio
La Commissione Ue nell’ambito della direttiva Retail investment strategy (Ris) sta valutando le diverse opzioni e darà le sue indicazioni il prossimo 24 maggio. Ma l’ipotesi di vietare in tutto o in parte le commissioni di retrocessione (i cosiddetti inducements) sui prodotti finanziari del risparmio gestito sta sollevando un’ondata di critiche da parte degli operatori del settore.
L’obiettivo stando alle parole della commissaria Ue, Mairead McGuinness, è di cercare “di rendere più severe le condizioni in cui sono consentiti gli incentivi, per cercare di garantire un miglior rapporto qualità-prezzo nei prodotti di investimento, oltre a voler rendere accessibile a tutti una consulenza adeguata, a prezzi ragionevoli e facile da capire”. Il rischio, secondo l’industria italiana, è di danneggiare in particolare le fasce più deboli dei risparmiatori che farebbero fatica a sostenere i costi di un servizio di consulenza a pagamento, con una forte spinta al fai da te magari su piattaforme di trading.
Più italiani si faranno gestire i risparmi
Ma non tutti sono d’accordo con questo allarme e, al contrario, ritengono che l’abbassamento dei costi porterebbe nuovi capitali verso i professionisti del risparmio made in Italy. Stando alle classifiche di Morningstar, infatti, le nazioni top per trasparenza nel risparmio gestito sono Olanda, Australia e Olanda, mentre l’Italia divide l’ultima scomoda posizione con Taiwan. “Noi abbiamo un Frecciarossa che viaggia su un binario arrugginito” afferma a Verità e Affari Antonello Sanna, fondatore e amministratore delegato di Scm sim che dal 2010 offre consulenza indipendente ai propri clienti senza applicare alcun onere di retrocessione sui prodotti, il modello proposto dalla Commissione Ue. “Io invece credo che se questa riforma passerà ci saranno molti più italiani che si faranno gestire il risparmio. E potenzialmente una parte dei 4.300 miliardi di euro di risparmio in capo agli italiani potrebbero entrare in circolo e diventare produttivi”.
D’altronde l’obiettivo della Ue non è tanto diverso: attualmente, infatti, i big del risparmio gestito d’oltreoceano riempiono i loro forzieri con i soldi dei risparmiatori europei, incassando anche salatissime commissioni. Stando a recenti statistiche, il 52% dei risparmio europeo investito in bond e ben il 64% di quello in azioni attraversa l’oceano per andare a finanziare soprattutto l’economia a stelle a strisce. Ecco che forse un po’ di sovranismo nel mondo del risparmio gestito non guasterebbe.
In Germania lo stesso modello italiano, ma 200mila consulenti indipendenti
Per ora il modello senza commissioni di retrocessione in Europa è operativo solo in Gran Bretagna e in Olanda, dicono i detrattori, quindi perché allargarlo agli altri paesi? “In effetti, in Germania hanno lo stesso modello dell’Italia, ma non ne abusano: nel paese si contano 400mila consulenti, 10 volte più che da noi, e 200mila sono indipendenti”. In questo momento il sistema italiano non è pronto per questa rivoluzione, ma secondo Sanna “si potranno sviluppare nuovi modelli. Infatti, se si cambia l’approccio dalla redditività del prodotto al cliente si amplia la quantità di asset investiti in altri prodotti del risparmio gestito”.
Il modello a cui bisognerebbe tendere è quello inglese. “In Gran Bretagna ci sono tanti uffici di consulenza indipendente che danno consigli al cliente che poi acquista i titoli attraverso le piattaforme online, ma in Italia non ci sono” sottolinea Sanna. “O meglio, c’è quella di Borsa Italiana, AT Fund, su cui però si trovano soltanto una sessantina di prodotti mentre in Germania ce ne sono ben 4 mila a disposizione. Insomma, per colpa delle commissioni di retrocessione abbiamo ammazzato anche le piattaforme”.
In attesa delle decisioni della Commissione Ue, le società del risparmio gestito corrono ai ripari “dato che si tratterà di una rivoluzione culturale, mettendo a disposizione la consulenza sui fondi. Insomma, gli operatori stanno cercando un modo che li aiuti a traghettare i clienti via via verso un nuovo mondo”. Un mondo che, per una volta, potrebbe riservare delle belle sorprese ai tartassati investitori italiani.