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LavoroPrimo piano Mar 27 dicembre 2022

Da gennaio aumentano gli stipendi e pure le partite iva ci guadagnano

Circa 15,4 milioni di dipendenti beneficeranno del taglio del cuneo fiscale. Per gli autonomi, flat tax con vantaggi fino ad 8mila euro Da gennaio aumentano gli stipendi e pure le partite iva ci guadagnano Industria automobilistica
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

Gli aumenti degli stipendi e la flat tax

Con il nuovo anno circa 15,4 milioni di lavoratori dipendenti beneficeranno del taglio del cuneo fiscale del 3%. Per gli autonomi la flat tax porterà vantaggi fino ad 8mila euro. Una buona notizia che tuttavia rappresenta una goccia nel mare per effetto dell’inflazione galoppante. D’atro canto, con 21 miliardi stanziati per contenere i rincari delle bollette di famiglie e imprese, il governo di Giorgia Meloni non poteva fare di più visti i vincoli di spesa su cui vigila Bruxelles. 

Si allarga la platea del regime forfettario

Con la riforme in atto, la soglia massima per beneficiare della tassa piatta salirà da 65mila a 85mila euro. In pratica i lavoratori autonomi pagheranno le tasse pagando un‘imposta forfettaria del 15% sostitutiva di IrpefIrap e Iva. Secondo i dati dell’Osservatorio Conti Pubblici Italiani, la trassa però genera una disparità di trattamento fra i contribuenti rispetto invece all’Irpef che è espressione della progressività impositiva. In una proiezione dell’Osservatorio, riportata da La Repubblica, “un elettricista forfettario pagherebbe oltre 6.500 euro di imposte in meno rispetto a un elettricista assunto da un’impresa, con un reddito maggiore di quasi 10 mila euro (al netto di tutte le imposte e i contributi)”. Complessivamente i vantaggi possono arrivare fino a 8.mila euro. 

Tuttavia il lavoratore autonomo carica sulle sue spalle il rischio di impresa che non ha un dipendente. Di qui, secondo alcuni osservatori, si giustificherebbe la disparità di trattamento. Per non parlare del fatto che con il regime agevolato, il lavoratore autonomo rinuncia alle detrazioni. Tema particolarmente rilevante se si pensa a costi importanti come i canoni di locazione per i locali in cui si svolge l’attività professionale. 

In manovra anche l’ampliamento della platea dei beneficiari del taglio del cuneo fiscale del 3%

Con l’ultima revisione, circa quattro milioni di lavoratori in più beneficeranno del taglio del cuneo fiscale del 3%. Salirà quindi la busta paga per circa 15,4 milioni di lavoratori dipendenti che hanno un reddito fino a 25mila euro. Nella versione iniziale la soglia per accedere al beneficio era stata fissata a 20mila euro. Ma poi il governo ha deciso di estendere ulteriormente la fascia di beneficiari coprendo la maggior parte dei lavoratori dipendenti che, secondo gli ultimi dati Istat, sono circa 18,2 milioni. In totale, l’esecutivo ha stimato che l’intervento sul cuneo fiscale costerà alle casse pubbliche 4 miliardi. 

L’effetto sulla busta paga resterà contenuto

A conti fatti, l’intervento del governo, che vale poco più di 10 miliardi,  non compenserà certo il rincaro dell’inflazione. Tuttavia il taglio del cuneo fiscale è stato voluto dal governo per sostenere i lavoratori. Non a caso l’esecutivo ha stanziato le risorse solo per i lavoratori, non anche per le imprese come aveva richiesto Confindustria. Inoltre, difficilmente il governo avrebbe potuto fare di più visti i vincoli di spesa su cui vigila l’Unione europea.

Tornando alle buste paga, un lavoratore con un reddito lordo da 12 mila euro l’anno avrà in tasca circa 21 euro netti in più al mese. A chi supera il tetto dei 15 mila euro andrà un incremento da circa 27 euro mensili. Oltre i 20mila euro, l’aumento sarà da 30 euro netti per arrivare a 38 per i redditi fino a 25 mila euro. Oltre e fino a 35mila euro, la sforbiciata al cuneo fiscale diventa del 2% con un beneficio da circa 30 euro al mese. Su base annua, gli aumenti andranno quindi da 270 fino ad un massimo di quasi 500 euro. 

 

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