Congresso Cgil, Landini rilancia sul salario minimo. Meloni dice no
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LavoroPrimo piano Ven 17 marzo 2023

Congresso Cgil, Landini rilancia sul salario minimo. Meloni dice no

"Il salario minimo non è la strada giusta" ha detto la premier al Congresso Cgil. Il Rdc? "Doveroso abolirlo per chi può lavorare" Congresso Cgil, Landini rilancia sul salario minimo. Meloni dice no
Redazione Verità&Affari
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Tre riferimenti per la Cigl: salario minimo, rappresentanza e partecipazione

“Voglio solo dire due cose, stiamo per vivere un momento molto importante di questo congresso. Abbiamo scelto di fare un congresso aperto e di voler parlare con tutti, imparando anche ad ascoltare. L’ascolto è importante per noi e anche per chi ha idee diverse da nostre. Chiedere di ascoltare è chiedere anche di essere ascoltati”.Queste le parole del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, prima di lasciare il palco – in occasione del XIX Congresso nazionale della Cgil a Rimini – alla premier Giorgia Meloni mentre la minoranza al congresso abbandonava la sala quando il presidente del Consiglio saliva. Al loro posto, i delegati che sono usciti, hanno lasciato dei peluche per denunciare la “strage di Stato di Cutro”. Il resto della sala è pieno e i delegati stanno ascoltando in silenzio, senza applausi nè fischi, l’intervento della Premier.

In sintesi, la Cgil si è detta a favore di una nuova legge sulla rappresentanza che però rischia di tagliare fuori dalle trattative i sindacati più piccoli. Nella sua relazione, Landini ha anche spezzato una lancia a favore del salario minimo su cui gli economisti sono divisi. Infine, il numero uno della Cgil si è detto dispoibile a forme di partcipazione,  ma solo nella forma codeterminazione. Difficile però immaginare in quali termini. 

 

Ho letto alcune ricostruzioni che, lo confesso, mi hanno divertito, in forza delle quali si riteneva che dopo aver confermato la mia presenza avrei messo in discussione quella stessa presenza per il timore delle contestazioni e di essere fischiata. Signori, io vengo fischiata più o meno da quando avevo 16 anni, sono 30 anni che qualcuno mi fischia. Sono cavaliere al merito di questa materia“, ha detto Meloni. “Non mi sottraggo a un contesto sapendo che è difficile, non mi spaventa”, ha rimarcato il presidente del Consiglio.

Puntuale il passaggio sulla riforma fiscale varata ieri dal Consiglio dei ministri che “si concentra sui più fragili, sul ceto medio”, spiega Meloni sottolineando che il Governo lavora ” per consegnare agli italiani una riforma complessiva che riformi l’efficienza della struttura delle imposte, riduca il carico fiscale e contrasti l’evasione fiscale, che semplifichi gli adempimenti e crei un rapporto di fiducia fra Stato e contribuente”. “Vogliamo usare la leva fiscale come strumento di crescita economica, una riforma che guarda con molta attenzione al lavoro, con interventi sui redditi medio bassi e novità per i dipendenti“.

La premier dice no al salario minimo

“Rivendichiamo le scelte. Si tratta di primi passi”, ha aggiunto. Voglio ribadire che per raggiungere gli obiettivi io credo che l’introduzione del salario minimo non è la strada più efficace. La fissazione per legge di un salario minimo rischia di non diventare una tutela aggiuntiva ma sostitutiva. Si finirebbe di fare un altro favore alle concentrazioni economiche“, afferma.

Per Meloni “serve un sistema di ammortizzatori sociali universale, bisogna dare a tutti le migliori garanzie possibili, non costruire una cittadella di garantiti impermeabile a chi rimane fuori. Non ci devono essere diritti di lavoratori di serie A e serie B. Su questo sono d’accordo e si può lavorare insieme“.

Il Premier torna poi ad affossare il Reddito di Cittadinanza: “Abolirlo per chi è in grado di lavorare è stato doveroso. Lo strumento ha mantenuto le persone in condizioni in povertà, l’unico modo per farle uscire da quella condizione è il lavoro. Era una misura pensata per essere transitorio, ma chi l’ha preso per tre anni sta nella condizione di partenza. A monte c’era un errore: metteva nello stesso calderone chi poteva lavorare e chi no, offrendo a tutti la stessa risposta“.

(Teleborsa) 

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