Verso la recessione con occupazione record, ma solo per la fine dell'aiutino di Stato
I dati Istat certificano un'occupazione record in Italia: mai così alta. Ma l'aumento è causato dalla fine della cassa integrazione.Occupazione da record, ma…
La recessione sta arrivando, ma l’Italia la affronterà con un’occupazione da record. A ottobre è cresciuto il numero di occupati in Italia, arrivando a un livello mai visto da quando viene misurata dall’Istat: 23,231 milioni di lavoratori. Un dato che, probabilmente, viene “drogato” dalla fine della cassa integrazione.
A formulare questa ipotesi è Francesco Seghezzi, presidente della Adapt (Associazione per gli Studi Internazionali e Comparati sul Diritto del lavoro e sulle Relazioni industriali) sul suo profilo Twitter. Vediamo il perché.
I dati
La crescita dell’occupazione prosegue anche a ottobre, trainata dall’aumento dei dipendenti permanenti. Rispetto a settembre gli occupati sono aumentati di 82 mila, mentre rispetto a ottobre 2021 i lavoratori in più sono addirittura 496 mila. Fondamentali i dipendenti, che sono circa 18,25 milioni. Il tasso di occupazione sale al 60,5% (valore record dal 1977, primo anno della sere storica), mentre quelli di disoccupazione e inattività scendono al 7,8% e al 34,3% rispettivamente.
Un bel segnale quindi? Certo, ma con un grande asterisco. Molto probabilmente questo incremento che ha causato l’occupazione record in Italia è stato provocato semplicemente dalla fine della cassa integrazione.
Gli indizi
Il primo indizio è quello del numero di inattivi e dei disoccupati. Le persone che non lavorano e non cercano un posto sono diminuite di 62 mila unità a ottobre, mentre i disoccupati di sole 8 mila unità. Un dato che fa immaginare che molti dei nuovi occupati siano, probabilmente, semplicemente dei lavoratori a cui è cessata la cassa integrazione ed è rientrata a lavoro.
Il secondo indizio è il prorompente aumento dei posti fissi, saliti di ben 117 mila unità, mentre sono calati di 18 mila i posti a tempo determinato. Rispetto a ottobre 2021 l’aumento degli occupati permanenti è stato di 502 mila unità.
Il terzo e più significativo indizio è la fascia d’età delle persone che hanno trovato un lavoro. Il tasso di occupazione è cresciuto solo tra le persone tra i 50 e i 64 anni dello 0,8%, mentre per tutti gli altri è diminuito. Non solo, nel tasso di inattività osserviamo il fenomeno inverso: cresce per tutte le fasce di età ad eccezione di quella tra i 50 e i 64 anni (-0,7%). Una coincidenza che sembra avvalorare l’ipotesi di un aumento dell’occupazione statistico ma non “reale”.