Settimana lavorativa di 4 giorni? I sindacati prendono tempo
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Lavoro Gio 13 ottobre 2022

Settimana lavorativa di 4 giorni? I sindacati prendono tempo

I sindacati dei bancari prendono tempo sulla settimana corta di 4 giorni. Le organizzazioni sindacali prendono tempo. Settimana lavorativa di 4 giorni? I sindacati prendono tempo
Redazione Verità&Affari
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La settimana lavorativa di 4 giorni

I sindacati dei bancari prendono tempo sulla settimana corta. Le organizzazioni del comparto – Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca-Uil e Unisin – replicano con un documento congiunto alla proposta di Intesa Sanpaolo con l’esigenza di fare «approfondimenti e verifiche anche di natura legale» per «individuare le soluzioni migliori per tutti i colleghi del gruppo». L’offerta avanzata del gruppo guidato dall’ad Carlo Messina sullo smart working prevede infatti anche l’ipotesi di una settimana di quattro giorni di lavoro compensata da un aumento dell’orario di lavoro. Il perdurare delle «rigidità aziendali – proseguono i sindacati – e una escalation mediatica che va anche al di fuori del nostro settore, rischia di pregiudicare l’esito della trattativa. Senza un cambio radicale di atteggiamento nella trattativa da parte della banca non si giungerà a nessun accordo perché solo un buon accordo, frutto della contrattazione collettiva, può garantire diritti realmente esigibili per tutte le lavoratrici e i lavoratori».

Il contratto della settimana corta

Il contratto nazionale di lavoro, spiegano ancora le delegazioni del gruppo Intesa Sanpaolo, da anni «definisce il 4×9 (prestazione lavorativa settimanale articolata su 9 ore per quattro giornate lavorative a parità di stipendio) per tutte le lavoratrici e i lavoratori del nostro settore ma la banca non l’ha mai voluto utilizzare. Il 4×9 è solo una parte della complessa trattativa in corso ma è importante chiarire che l’azienda, nella sua proposta, ne limita la fruizione escludendo a priori l’applicazione per i colleghi della rete e per quelli operativi in turni. L’importazione dell’azienda è inaccettabile perché crea ulteriori differenze tra i colleghi di rete e quelli di governance. In una platea di 70 mila persone non si devono introdurre elementi divisivi ma lavorare per l’inclusione».

Le organizzazioni sindacali hanno quindi ribadito a Intesa Sanpaolo alcune delle loro richieste. «Chiediamo di garantire una fruizione completa dello smart working per tutti i comparti della banca; individuare gli strumenti tecnici che permettano una reale disconnessione al termine del proprio orario di lavoro; l’erogazione piena del buono pasto anche per tutte le giornate lavorate in smart working e il riconoscimento degli indennizzi per le spese energetiche e di connessione, oltre ad un contributo per l’allestimento della postazione di lavoro». Attribuire al sindacato posizioni «fuorvianti e non veritiere, come si è purtroppo letto, crea confusione e complica ulteriormente una trattativa già di per sè difficile e complessa», conclude il documento. Sul tema è intervenuto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. «L’accordo sarà chiuso quando troveremo un equilibrio ragionevole e sostenibile per tutti, senza farci vincolare da limiti di tempo», ha detto Sileoni intervistato dal Corriere.it. «Si tratta di una trattativa importante. Stabilirà un precedente a cui potrebbero riferirsi altre aziende anche fuori del settore bancario», ha evidenziato il leader sindacale.

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