L’offerta su Tod’s fa flop, Della Valle non arriva al 90% del capitale
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Lusso
Lusso Mer 26 ottobre 2022

L’offerta su Tod’s ha fatto flop, Della Valle non arriva al 90% del capitale

Alla chiusura del periodo sull’Opa di Tod’s da DeVa Finance della famiglia Della Valle richieste di adesione non sufficienti L’offerta su Tod’s ha fatto flop, Della Valle non arriva al 90% del capitale Diego Della Valle
Camilla Conti
di 
Camilla Conti

Il delisting di Tod’s

Missione incompiuta. Alla chiusura del periodo di adesione all’Opa lanciata sul 25,5% di Tod’s da DeVa Finance della famiglia Della Valle le richieste di adesione non sono sufficienti a raggiungere la condizione di poter salire almeno al 90% del capitale (considerando anche il 10% che Lvmh tramite Delphine, di intesa con Della Valle, intende mantenere). Le adesioni risultano pari al 48,9% delle azioni oggetto dell’offerta. Da qui si può calcolare che porterebbero la quota di Della Valle e Lvmh a circa l’87% del capitale. Il titolo ha archiviato la seduta di ieri in Piazza Affari lasciando sul terreno il 2,41 per cento attestandosi a quota 39,6 euro, livello sotto i 40 euro offerti dalla famiglia marchigiana per l’offerta finalizzata al delisting della società.

Delisting in agguato

Nell’ultimo giorno valido, gli esperti di Equita Sim avevano suggerito di aderire. Ricordando che l’offerente potrebbe decidere di riaprire i termini dell’offerta per 5 giorni, sempre al prezzo di 40 euro. «L’offerente aveva dichiarato di voler procedere in ogni caso al delisting tramite fusione di Tod’s nell’offerente (non quotato) entro i sei mesi successivi alla chiusura dell’Opa.

In questo caso all’azionista Tod’s verrebbe riconosciuto un diritto di recesso pari alla media dei prezzi nei sei mesi precedenti alla convocazione dell’assemblea chiamata ad approvare la fusione, ovvero ragionevolmente un prezzo di recesso probabilmente inferiore ai 40 euro (a oggi media a 6 mesi pari a 36,2 euro). Suggeriamo pertanto di aderire», hanno scritto gli analisti. Sottolineando anche che le azioni di Tod’s sono care: hanno un rapporto prezzo utili previsti nel 2023 e 2024 pari rispettivamente a 31 e 24 volte, contro una media di settore di 20,5 e 18 volte.

Fondo hedge contro

A mettersi di traverso nell’Opa partita lo scorso 26 settembre, era stato il fondo hedge americano Tabor Asset Management, che ha in portafoglio circa lo 0,4% delle azioni ordinarie del gruppo marchigiano. Con una lettera inviata a metà agosto aveva chiesto al consiglio d’amministrazione della società «di interloquire con la holding DeVa Finance al fine di ottenere un incremento del prezzo di offerta» invitando anche i soci di Tod’s «a riconsiderare la propria eventuale adesione all’Opa sulla base dell’attuale prezzo di offerta». Prezzo che, a giudizio di Tabor, «non valuta adeguatamente il valore reale dei singoli brand del gruppo». In una nota diffusa il 25 settembre il fondo Usa aveva poi sottolineato che «la famiglia Della Valle sta cercando di ricomprarsi Tod’s allo stesso prezzo dell’Ipo del 2000, acquisendo, inoltre, gratuitamente i marchi Vivier, Hogan e Fay».

Toni duri di tabor

I toni usati da Tabor erano stati duri: Della Valle, attraverso Deva, «sta sfruttando a proprio vantaggio l’attuale contesto macroeconomico sfavorevole alle imprese del settore luxury, forzando tutti i restanti azionisti di Tod’s ad aderire ad un’Opa assolutamente poco conveniente». Pertanto, Tabor aveva invitato tutte le parti interessate a valutare autonomamente se il cda di Tod’s si fosse diligentemente adoperato e avesse effettivamente posto in essere le azioni necessarie per difendere gli interessi di tutti gli azionisti di “minoranza” diversi da quelli della famiglia Della Valle e dei soggetti a questa vicini.

A copertura del fabbisogno finanziario derivante dagli obblighi di pagamento connessi all’Opa, la holding di Della Valle aveva sottoscritto un prestito a medio termine con le banche finanziatrici (Bnl Bnp Paribas, Credit Agricole e Deutsche Bank) per complessivi 420 milioni. A garanzia, Di.Vi aveva dato in pegno al pool di istituti il 49% del gruppo.

Condividi articolo