Mfe, nessuna lista ostile per ProSiebensat. No fusioni o Opa - V&A
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MediaPrimo piano Gio 02 febbraio 2023

Mfe, nessuna lista ostile per il consiglio di ProSiebensat

Mfe, che ha il 30% della tv tedesca,  si attende che ci sia spazio anche per un suo candidato. Obiettivo: collaborare Mfe, nessuna lista ostile per il consiglio di ProSiebensat Piersilvio Berlusconi
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Piersilvio Berlusconi tende la mano ai manager di ProSiebensat

Nessuna lista ostile per il rinnovo del consiglio della controllata tedesca. Mfe, che ha il 30% di ProSiebesat,  si attende che “il supervisory board – della partecipata tedesca – esprima le proprie preferenze e contiamo che ci sia spazio anche per qualche nostro candidato”, come ha spiegato il direttore finanziario, Marco Giordani.

Ora siamo concentrati sulla Spagna, abbiamo il 30% di ProSieben, facciamo un passo alla volta” ha chiarito il numero di Mfe, Piersilvio Berlusconi, durante un evento dedicato al digitale e al futuro della tv a Cologno Monzese. Ma ha ammesso che la società si sta guardando attorno per valutare nuove possibilità di acquisto.

Rispetto al passato in Germania il clima è più disteso

“Ho incontrato il presidente del supervisory board, che non ha ruoli gestionali, ma è organo di controllo e partecipa alla formazione del cda e alle nomine dei manager più importanti, tra cui il ceo” ha aggiunto Berlusconi. “Si chiama Andreas Wiele e rispetto al passato ho trovato una persona abituata a ragionare di business, un uomo che mi è sembrato conoscere il mondo dei media e con un atteggiamento di apertura che purtroppo, spiace dirlo, in passato non c’era stata” ha aggiunto.

“Questo ci fa essere ottimisti sul fatto che ci possano essere, speriamo il prima possibile, delle importanti collaborazioni per sviluppare dei progetti insieme, come ad esempio nell’area del digitale che è un’area interessantissima”. Resta il fatto, ha poi ammesso l’amministratore delegato di Mfe che “in Germania, l’idea che una tv tedesca possa essere partecipata, non dico controllata, ma anche solo partecipata, in maniera importante, da una azienda che in qualunque modo riporta al politico Silvio Berlusconi fa alzare barricate enormi”.

Ci sono “strumentalizzazioni politiche”

Anche perché, come ha spiegato Berlusconi, “oggi mio padre di tutto si occupa, ma non di questioni di Mfe o ProSieben, né tantomeno della televisione italiana”.  Mfe è “un’azienda che lavora in un settore difficilissimo, quello dell’editoria televisiva, che è la più aggredita, assieme ai giornali e alla carta stampata, dalla iperframmentazione del tempo, dal web, dai social. Noi pensiamo a far resistere o crescere le nostre partecipazioni; la politica non c’entra nulla”. Salvo poi aggiungere che poi, “molto spesso, le strumentalizzazioni partono da chi ha interesse a che le cose non succedano”. La strada maestra resta quindi quella di cercare collaborazioni per migliorare i risultati delle due aziende. “Poi in futuro si vedrà. I discorsi su fusioni e opa per ora lasciano il tempo che trovano, ma pensiamo che insieme si possa fare tanto per crescere” ha precisato Berlusconi.

Intanto va avanti il progetto della tv paneuropea. Prossima tappa l’Olanda?

Berlusconi non esclude poi la possibilità di acquisire partecipazioni in Olanda, nel caso ce ne fosse l’opportunità. Segno che il gruppo si sta guardando attorno per crescere in un mercato in cui avanzano società come Netflix. Un’azienda quest’ultima che, come ha precisato Berlusconi, “è sempre un concorrente in più, non lo sottovalutiamo, ma non ci preoccupa allo stato attuale”.

Nel contesto europeo, resta il fatto che Mfe è ancora dimensionalmente piccola con i suoi 1,4 miliardi di capitalizzazione contro i circa 11 miliardi del socio e rivale Vivendi. Non a caso, nel 2016, proprio i francesi di Vivendi, azionisti anche di Tim, tentarono una scalata al gruppo televisivo di Cologno Monzese. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e l’azienda che fa capo alla famiglia del raider bretone Vincent Bolloré ha promesso di uscire progressivamente dal capitale di Mfe. 

Con i francesi di Vivendi “ad oggi ci sono dei normalissimi rapporti tra soci, senza nessuna interferenza a livello industriale o volontà di contare a livello di azionisti: quindi abbiamo già fatto un passo avanti enorme” rispetto al passato, come ha chiarito Berlusconi. Sulla progressiva uscita di scena di Vivendi dal capitale di Mfe, Berlusconi ha spiegato che “l’accordo è in essere ma, a decidere quando e se avverrà la loro vendita non siamo né noi né i francesi, ma il mercato, i valori. Non ci sono automatismi, dipende da se, e quando, loro riterranno conveniente cedere la loro partecipazione”. 

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