Netflix perde meno clienti del previsto, ma deve arrendersi agli spot
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Media Gio 21 luglio 2022

Netflix perde meno clienti del previsto, ma deve arrendersi ai soldi degli spot

C’è chi scommette sulla scomparsa della tv tradizionale. Si tratta di Reed Hastings, fondatore e ad di Netflix, tv via web a pagamento. Netflix perde meno clienti del previsto, ma deve arrendersi ai soldi degli spot
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

L’andamento di Netflix

C’è chi scommette sulla scomparsa della tv tradizionale. Si tratta di Reed Hastings, fondatore e ad di Netflix, tv via web a pagamento che ha registrato un calo di abbonati, quasi un milione soprattutto negli Usa e Canada e che punta, per rinvigorire i ricavi, sulla pubblicità, che servirebbe ad abbassare il costo degli abbonamenti. Secondo Hasting, la transizione tra tv tradizione e quella in streaming avverrà fra 5-10 anni. E quindi Netflix si prepara a dragare ricavi anche sul fronte pubblicitario. Un mercato che già foraggia ampiamente non solo le tv tradizionali generaliste ma anche, e sopratutto, giganti come Google e Facebook che da li derivano praticamente la maggioranza dei loro fatturati.

La pubblicità su Netflix dovrebbe arrivare nel 2023 ma solo in alcuni mercati con «prove» dedicate perché ormai gli utenti sono abituati a vedere film e serie tv senza pause. In realtà la quota di abbonati di Netflix è scesa non tanto per il prezzo ma per la concorrenza di altri. Secondo un’analisi di JustWatch, negli Stati Uniti la quota di mercato di Netflix è scesa al 21%. Una percentuale molto vicina ad Amazon Prime Video (20%), che però beneficia del traino delle consegne gratuite e di un basso costo mensile. Più indietro HBO Max (15%), Disney+ (14%), Hulu (10%) ed Apple TV+ (6%). In Italia la quota di Netflix è al 28%, simile a quella di Prime Video e quasi doppia rispetto a Disney+.

Secondo un’analisi gli abbonamenti ai servizi on demand statunitensi sono cresciuti del 24,7% in un anno. E dunque se quelli complessivi lievitano mentre quelli di Netflix calano, vuol dire che il pubblico si sta ridistribuendo. Il leader di mercato, con oltre 200 milioni di abbonati, perde utenti a vantaggio degli altri. Disney+ cresce molto rapidamente: secondo gli ultimi dati ufficiali ha 137 milioni di abbonati, il 33% in più rispetto all’anno scorso. Mentre Apple Tv ne dovrebbe però avere tra i 20 e i 40 milioni. Proprio per combattere con Disney sul fronte dei cartoni animati, Netflix ha annunciato l’acquisizione dello studio australiano Animal Logic, lo stesso che ha animato film di successo come Happy Feet e molti altri. In realtà Netflix , nel trimestre appena concluso, prevedeva di perdere 2 milioni di abbonati. Ma le cose sono andate meglio del previsto: ne ha persi «solo» in Usa, Canada e Australia 640mila e 300 mila in Europa . Ed è per questo che ieri il titolo è salito di quasi il 6%. Il fatturato, nei tre mesi, è in linea con le attese, 7,97 miliardi di dollari ma l’utile netto, 1,4 miliardi, è salito oltre le stime con un margine operativo al 20%.

Per quanto riguarda l’abbonamento con pubblicità, il co-ad Ted Sarandos, ha specificato che costerà meno ma «non ci saranno proprio tutti i contenuti previsti nel catalogo». Restano comunque i piani attuali, quelli senza pubblicità. Ossia 7,99 euro al mese per il piano base (1 solo account), 12,99 euro per lo standard (due account) e 17,99 euro per il premium condivisibile su 4 account che fa 4,49 al mese se condiviso. Una pratica che Netflix vuole limitare. La prova generale è in Sudamerica dove per condividere, gli utenti devono pagare con 2,99 dollari al mese in più. Il gigante dello streaming chiede dunque una cifra aggiuntiva (a cominciare da cinque Paesi dell’America Latina) per aggiungere una «seconda casa» al loro profilo. Una stretta sulla condivisione delle password che poi si estenderà anche al resto del mondo.

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