La finanza fa festa per lo stop Ue alle auto a benzina e diesel
Salgono le azioni dei grandi costruttori. Renault guadagna il 4%, a Piazza Affari Stellantis sale dell’1,89%. Ferrari è in rialzo dell’1,3%
Salgono le azioni delle case auto. Nel 2023 l’indice del settore al top in Europa
Chi pensava il contrario dovrà ricredersi. Ai mercati, contrariamente alla narrazione corrente, piace molto il blocco delle auto benzina e diesel a partire dal 2035 deciso a Bruxelles. A Piazza Affari Stellantis sale dell’1,89% mettendosi al secondo posto nella classifica delle migliori blue chips della giornata. Ferrari guadagna l’1,3% e Pirelli l’1,17% anche se, in questo caso c’è da tener conto delle indiscrezioni sul cambio di azionisti con l’uscita dei cinesi
Un grande affare per i costruttori
Ma il fenomeno è generale a conferma che, secondo i mercati la rivoluzione verde sarà un grande affare per i costruttori. Sicuramente venderanno meno auto ma aumenteranno i margini considerando che un’auto elettrica, per quanto economica, costerà sempre di più di una utilitaria attuale. Senza contare il fatto che la transizione verde sarà ampiamente finanziata dai governi. . Anche per questo, probabilmente, la morte del motore a scoppio (ammesso che poi ci sarà davvero) è passata in Parlamento con una maggioranza molto larga. A Francoforte salgono Bmw, Mercedes e Volkswagen smentendo la favola secondo cui la guerra alla Co2 affonderà la corazzata tedesca delle quattro ruote A Parigi vola Renault (+4%). Così a fine giornata l’indice Stoxx europeo del settore Auto sale dell’1% risultando il migliore dei venti che compongono l’indice Stoxx globale. Da inizio anno è salito del 18,30% contro l’8,90% dell’indice globale Stoxx 600 che raggruppa le eccellenze dell’industria e della finanza europea. La conclusione è evidente. Lo stop non crea problemi. I vantaggi superano le difficoltà che certamente esistono
Il voto del Parlamento europeo era scontato
C’è anche da dire che il mercato è piuttosto scettico sui tempi: La scadenza del 2035 sembra avere più un valore segnaletico che reale. Senza una efficiente rete di colonnine magari il divieto si sposta al 2040. Quindi altro tempo per aggiornare la flotta. Nel frattempo tutti avranno imboccato questa questa strada e anche i ritardatari si sono messi in pari.
Uno stop molto atteso
L’industria dell’automotive, ma anche dei camion e del trasporto pesante ha già iniziato da qualche anno il ciclo degli investimenti verso l’elettrico, per cui, paradossalmente, se non fosse arrivato il divieto, sarebbe stata un danno perché avrebbe dato un messaggio confuso a chi deve pianificare i nuovi prodotti.