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AperturaMercati Mar 09 maggio 2023

La Borsa non si dà pace per le nomine delle partecipate di Stato

La Borsa non si dà pace per le nomine delle partecipate di Stato. Da metà aprile le quotazioni di questi titoli sono in calo La Borsa non si dà pace per le nomine delle partecipate di Stato
Nino Sunseri
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Nino Sunseri

Giornalista economico finanziario da oltre 50 anni, ha cominciato nel 1974 al Giornale di Sicilia. Ha lavorato rivestendo ruoli di caposervizio e inviato per il Corriere della Sera, La Repubblica e Libero.

La Borsa non si dà pace per le nomine delle partecipate di Stato

Piazza Affari guarda con prudenza al valzer delle poltrone che porterà al cambio della guardia a Leonardo ed Enel. Si tratta delle nomine più importanti fra le grandi partecipate pubbliche e anche delle più contestate. Certo ci sono state rivoluzioni profonde anche da altre parti (Terna ed Enav per esempio) ma ovviamente il peso non è paragonabile.

Negli altri pesi massimi (Eni, Poste. Mps) i cambiamenti non hanno toccato l’amministratore delegato. Invece in Enel (presidente Scaroni, amministratore delegato Flavio Cattaneo) e in Leonardo (presidente l’ambasciatore Stefano Pontecorvo, amministratore delegato l’ex ministro Cingolani) c’è stato un ribaltone che ha azzerato i precedenti consigli.

L’indice tocca i 28mila punti e scende

Le scelte del governo non hanno lasciato indifferente Piazza Affari. Dal giorno delle nomine l’indice, che aveva raggiunto quota 28 mila ha cominciato a scendere. E da allora non riesce a darsi pace. Gli analisti tecnici spiegano che il rimbalzo all’avvicinarsi di quota 28 mila fa parte ormai della liturgia di Piazza Affari. Il record resiste da quindici anni e tutti gli attacchi sono stati respinti. Gli esperti di analisi fondamentale spiegano che l’inasprirsi della crisi delle banche regionali Usa ha fortemente condizionato Piazza Affari dove sportelli e polizze hanno un peso molto forte.

Sia come sia il fatto resta: da quando, a metà aprile è partita la sarabanda dell nomine l’indice ha cominciato a scendere. La caduta più rovinosa è quella di Leonardo. Da quando è stato annunciato il cambio della guardia il titolo ha perso circa il 9%. Ma soprattuttto ha perso lo slancio dei primi tre mesi dell’anno che aveva determinato una crescita vicina al 50%. La corsa si è fermata a 11,9 euro toccati il 17 aprile. Un paio di giorni dopo le nomine annunciate dal governo.

Gli analisti cercano in tutti i modi di rinfrancare le quotazioni ma finora senza gran successo. Equita Sim conferma la raccomandazione BUY e il TP a 14 €.  L’agenzia Moody’s ha migliorato il rating sul debito portandolo da “Ba1” a “Baa3”. Parallelamente le prospettive sul rating per i prossimi trimestri sono state portate da “positive” a “stabili”. Akros conferma la raccomandazione BUY con TP a 16 €  Il titolo, però, non si muove e adesso, secondo l’analisi tecnica, potrebbe retrocedere fino a 9,5€.

Enel ha toccato il massimo dell’anno il 28 aprile

Meno frastagliato il percorso di Enel che ha toccato il massimo dell’anno di 6,25 euro il 28 aprile. Da allora la quotazione ha bivaccato su quei livelli senza spinte e senza cadute. Non a caso rispetto a metà aprile registra un miglioramento del 3% circa mentre l’indice è sceso. Anche qui gli analisti restano speranzosi: Equita Sim ha alzato il TP del 5% a 6,9 €. Jefferies è BUY e il TP a 7 €.  Goldman Sachs mantiene Enel nella propria Conviction Buy List con TP che sale da 7,15 a 7,2 €. Kepler Cheuvreux ha alzato il TP da 7,2 a 8,1 €, confermando la raccomandazione BUY. Per gli analisti i conti trimestrali sono positivi e aumentano la visibilità sugli obiettivi per l’intero 2023. Tante scommesse per Scaroni e Cattaneo.

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