Inflazione e aria di crisi, cosa può succedere in Borsa a Milano
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ApprofondimentiMercati Gio 09 marzo 2023

Inflazione e aria di crisi, cosa succede a Piazza Affari. Futuro positivo solo per banche e lusso

Dopo una partenza sprint, la Borsa ha rallentato. Le trimestrali hanno mostrato aziende in salute, ma resta il problema del carovita Inflazione e aria di crisi, cosa succede a Piazza Affari. Futuro positivo solo per banche e lusso
Redazione Verità&Affari
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Torna l’incubo dell’inflazione in Borsa

Dopo un 2022 disastroso, l’inizio del nuovo anno aveva riportato la crescita sui mercati azionari. Ma ora, complice il ritorno dell’incubo inflazione, alcune certezze vengono meno e c’è grande confusione sotto il cielo della Borsa. Testimonianza ne è anche la ricomparsa dei “Bot people” tornati in massa a sottoscrivere il Btp Italia, l’obbligazione indicizzata all’inflazione che promette di coprire almeno in parte dal boom del carovita.

Ma ora cosa attendersi nei prossimi mesi? “La situazione è molto particolare perché i mercati si stanno muovendo in modo avulso rispetto a quello che dicono gli esperti” sottolinea Salvatore Gaziano,  fondatore e amministratore di SoldiExpert SCF, società di consulenza finanziaria indipendente. “Con un’inflazione così vischiosa da abbattere, rendimenti dei bond americani a due anni che hanno superato il 5% e un trend analogo per quelli europei ci si aspettava una batosta per il comparto azionario. Che invece non c’è stata”.

Anzi, le aziende sono state particolarmente resilienti, registrando buone trimestrali sia in Europa che negli Stati Uniti, e sono riuscite non solo ad attutire l’impatto sui loro conti del costo dell’energia, ma anche a trasferirlo – in tutto o in parte – ai consumatori finali. Poi c’è stata la veloce ripartenza della Cina che ha già avuto una ricaduta positiva sulla produzione industriale tedesca e, probabilmente l’avrà anche su quella italiana.

Banche e lusso continuano la scalata in Borsa

“Negli ultimi mesi c’è stata una vera e propria riscoperta di Piazza Affari a partire dalle banche che hanno sovraperformato gli indici grazie ai guadagni sui prestiti alle aziende pur soffrendo sul fronte delle commissioni di gestione” sottolinea Gaziano, che segnala come abbiamo assistito a un re-rating su titoli come Unicredit e Banco Bpm, i cui bilanci per ora non sembrano risentire di un maggior peso di prestiti incagliati. E poi ci sono i titoli del lusso che sono tornati a correre e anche temi più consumer come Geox, Piaggio e Campari, che grazie alla nuova spinta dell’ecommerce e al boom mondiale dei cocktail ha numeri in forte miglioramento.

“Per questo, pur tra alti e bassi, sono moderatamente positivo sul futuro di Piazza Affari. Il mercato tiene e non mi pare il momento di andare contro al trend. Certo, meglio stare alla larga dal settore immobiliare, che essendo indebitato soffre molto per l’aumento dei tassi. Ma ci sono altri temi interessanti come il boom del comparto della Difesa – capitanato da Leonardo – o della nautica, con Sanlorenzo e Italian Sea Group che vanno alla grande”.

In primavera un calo temporaneo dei mercati azionari

Sostanzialmente positivo sul mercato è anche Antonio Cesarano,  chief global strategist di Intermonte, che si attende un possibile rigurgito di inflazione in primavera con un conseguente, temporaneo calo delle borse che sarà un’ottima occasione per entrare sul mercato azionario. “Verso il secondo trimestre, quando, verrà avviata la ricostituzione delle scorte di gas, si potrebbe assistere a un rigurgito dell’inflazione” sottolinea l’esperto. “Le banche centrali si giocheranno la carta dei tassi e se fosse un po’ pesante le borse potrebbero scendere in quel periodo, slegandosi temporaneamente dall’obbligazionario. Ecco, quel caso potrebbe rappresentare una buona occasione per entrare nel mercato e accumulare”.

Ma quali sono i temi su cui puntare? “In questo momento certamente i più favoriti sono i titoli del comparto value, bancari in testa. La banca centrale offre alle banche i depositi, ma non le incentiva certo a fare prestiti, perché questi porterebbero a un aumento dei consumi e quindi dell’inflazione. Invece alle banche viene offerto denaro che viene di nuovo depositato presso la stessa banca centrale con un margine: poco sforzo e molto guadagno”.

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