I due contratti "green" non passati dal cda che hanno inguaiato Saipem
I problemi del gruppo nascono dalle commesse nell'eolico del 2019 - prima dell’incarico a Caio - che portano più di un miliardo di perdite
Dall’inizio 2023 Saipem ha guadagnato il 35%
Saipem è il fenomeno dell’anno. Dall’inizio del 2023 ha guadagnato circa il 35% risultando la blue chips migliore della Borsa di Milano. Come riferimento potremo ricordare che, nello stesso periodo l’Ftse Mib è salito del 7% e lo Stoxx Oil e Gas, indice di riferimento del settore è sostanzialmente sulla parità. Rispetto all’anno scorso però è ancora sotto del 50% circa, Jp Morgan considera Saipem il suo titolo preferito nel settore dei servizi all’industria petrolifera in Europa. Il suo analista James Thompson vede ancora spazi di crescita per la quotazione sostenuta dalla ripresa degli investimenti nella ricerca di nuovi giacimenti. La banca d’affari fissa il target a 1,95 euro. Ma non è la sola promozione. Websim ha una raccomandazione fondamentale interessante e un prezzo obiettivo a 1,80 euro in crescita da 1,4 euro. Anche Bank of America indica il traguardo a 1,8 euro. Citibank si spinge a 2€ euro in attesa dei conti 2022. Saranno pubblicati il 28 febbraio ma già a novembre Saipem ha alzato i target.
Il percorso di risanamento
Proprio seguendo le strade tracciate dagli analisti è possibile seguire il percorso di risanamento della società. A partire dall’allarme (profit warning) lanciato esattamente un anno fa da Francesco Caio, amministratore delegato dal maggio 2021 dell’epoca. A causare la chiamata d’emergenza erano stati eventi sfavorevoli su vecchie commesse i cui effetti, per le regole internazionali sulla contabilità andavano dichiarati immediatamente. Per coprire il buco era stato varato un aumento di capitale di due miliardi che il mercato aveva faticato a digerire. Le banche del consorzio l’avevano garantito per 600 milioni dopo una trattativa molto serrata. Nel gruppo di soccorso non erano mancati i mal di pancia. Tanto forti da spingere immediatamente a liquidare azioni che avevano dovuto sottoscrivere.
La svolta che il mercato non ha colto
Era stata in realtà una svendita considerando che avevano pagato ogni azione poco più di un euro e avevano venduto a prezzi decrescenti. Il minimo a 0,57 euro è stato toccato il 21 settembre. Avessero avuto la pazienza di aspettare qualche mese avrebbero ottenuto soddisfazioni ben maggiori. Tanto più che già nel primo semestre dell’anno scorso – dopo il profit warning – il gruppo aveva effettuato il giro di boa. Francesco Caio aveva presentato una semestrale con ricavi in crescita del 40% e un margine operativo di 321 milioni contro una perdita di 266 miliardi nel 2021. Era la svolta ma il mercato non l’aveva colto.
Con questo risultato il gruppo chiudeva dieci anni di disastri cominciati nel 2013 – ben prima di Caio – con il primo di tre profit warning seguito, fra il 2015 e il 2020 da perdite complessive per quasi cinque miliardi. Il buco era stato chiuso con gli aumenti di capitale del 2016 e del 2022 per complessivi 4,5 miliardi. A provocare questo disastro diversi elementi: dalle grane giudiziarie in Algeria alla sciagurata decisione di diversificare l’attività nel campo dell’eolico. Un mestiere che Saipem non aveva mai fatto e per la quale, evidentemente non era ancora pronta.
Le due commesse da 750 milioni
Un punto di grande criticità viene raggiunto nel 2019 con due commesse da 750 milioni – acquisite prima dell’incarico a Caio – nell’eolico in Scozia. Essendo lavori di importo inferiore al miliardo non passano all’esame del consiglio d’amministrazione. Le deleghe appartengono ai capi delle divisioni interessate che a fine 2021 lasciano l’incarico. Le due commesse provocano una perdita superiore al miliardo in quanto contratti a prezzo fisso e tutti i rischi a carico di Saipem. Di fronte a queste criticità Caio avvia una revisione dei conti da cui emergono costi doppi rispetto a quelli stimati. Da qui il profit warning del gennaio 2022 che sorprende negativamente il mercato. A novembre presentando i conti dei nove mesi Caio aveva espresso molta fiducia sull’evoluzione dell’attività per il resto dell’esercizio in base ai dati fornitigli dalle Divisioni.
Il ritorno all’antica vocazione
L’allarme sui conti e la chiamata dell’aumento di capitale, perciò incrinano i rapporti con il mercato. Soprattutto mettono in ombra il lavoro di ristrutturazione avviato da Caio. Con il Piano industriale che aveva presentato ad ottobre del 21 e riconfermato nelle sue priorità strategiche ad aprile 2022, Saipem tornava infatti alla sua antica vocazione che consiste nell’esplorazione in mare dove rappresenta un’eccellenza mondiale. Vengono cedute le attività di perforazione a terra ed è impostata in modo completamente nuovo la diversificazione nell’eolico. La semestrale del 2022 che presentata da Caio alla comunità finanziaria è il segnale dell’inversione di tendenza Se ne apre una nuova di crescita coerente con le indicazioni del Piano strategico e che il mercato sta apprezzando. Il direttore generale Alessandro Puliti assume la carica di amministratore delegato. Il cda ringrazia Caio per il suo lavoro.