La crisi frena i collocamenti, Piazza Affari perde il 30% delle quotazioni
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Mercati Gio 07 luglio 2022

La crisi frena i collocamenti, Piazza Affari perde il 30% delle quotazioni

La Borsa soffre e il mercato delle Ipo, ossia dei collocamenti azionari di nuove società, non è da meno. Le offerte pubbliche La crisi frena i collocamenti, Piazza Affari perde il 30% delle quotazioni
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

I collocamenti della Borsa

La Borsa soffre e il mercato delle Ipo, ossia dei collocamenti azionari di nuove società, non è da meno. A livello mondiale le offerte pubbliche iniziali hanno continuato a rallentare nel primo e nel secondo trimestre dell’anno, registrando un calo considerevole sia del numero di operazioni che di quanto raccolto. Certo il periodo non è dei migliori. Il mercato è volatile a causa dell’incertezza dovuta alle tensioni geopolitiche e dei fattori macroeconomici oltre al calo delle valutazioni e la scarsa performance dei prezzi delle azioni. Il risultato è stato che molti dei collocamenti previsti sono stati rinviati.

Rallentamento dei dati

I dati parlano da soli. Nel secondo trimestre del 2022, il mercato globale delle Ipo ha visto 305 operazioni che hanno raccolto 40,6 miliardi di dollari, con un calo rispettivamente del 54% e del 65% rispetto all’anno precedente. Nei primi sei mesi del 2022 i collocamenti in totale sono stati 630 e hanno raccolto 95,4 miliardi di dollari, con un calo rispettivamente del 46% e del 58% rispetto all’anno precedente. «La crescente volatilità del mercato», ha spiegato Paolo Aimino, Ipo e Capital markets leader di Ey in Italia «dovuta all’aumento delle tensioni geopolitiche, a fattori macroeconomici sfavorevoli, all’ indebolimento del mercato azionario e delle valutazioni azionarie, e alla deludente performance post-Ipo, che hanno ulteriormente scoraggiato il sentimento degli investitori, ha vanificato qualsiasi slancio iniziale portato da un anno record di collocamenti registrati nel 2021. Con la riduzione della liquidità e con l’intensificarsi degli effetti dei cambiamenti climatici e dei vincoli di approvvigionamento energetico, osserviamo come gli investitori siano diventati più selettivi e si stiano rifocalizzando su società che dimostrano modelli di business resilienti e una crescita redditizia, incorporando al contempo le tematiche Esg (ambientali, sociali e di governance) come parte dei loro valori aziendali principali».

Il mercato americano

Come performance complessive, sul mercato americano sono state completate 41 operazioni nel secondo trimestre del 2022, registrando 2,5 miliardi di dollari, con un calo del 73% nel numero di operazioni e del 95% dei proventi su base annua. In Asia invece si rilevano 181 Ipo per un valore di 23,3 miliardi di dollari nel 2° trimestre, con un calo del 37% su base annua per quanto riguarda il volume e del 42% per quanto riguarda i proventi. Quanto all’area Emea (Europe, Middle East and Africa) nel secondo trimestre dell’anno si sono registrate 83 operazioni raggiungendo 14,8 miliardi di dollari, con un calo su base annua rispettivamente del 62% e del 44%.

Le 10 maggiori Ipo hanno raccolto 40 miliardi di dollari, con il settore dell’energia che ha dominato tre delle prime quattro operazioni rispetto a quello tecnologico. Il settore tech ha continuato a primeggiare per numero di operazioni, ma la dimensione media dei collocamenti è scesa da 293 milioni a 137 milioni di dollari, mentre il comparto energetico è passato in prima linea per quanto riguarda i proventi, con una dimensione media delle operazioni aumentata da 191 milioni a 680 milioni di dollari su base annua.

I settori chiave

Le percentuali di capitale raccolto per il settore energetico (29,2%) e tecnologico (17,2%) confermano come in particolare l’Esg continuerà a essere un settore chiave per gli investitori e i candidati alle Ipo. Restringendo il campo alla sola Europa bisogna sottolineare che il Vecchio continente continua a risentire della volatilità dei mercati per via delle tensioni e incertezze geopolitiche-economiche. Il fenomeno ha ovviamente avuto un impatto significativo sui mercati azionari europei e conseguentemente sulle attività delle aziende. Nel secondo trimestre, le operazioni in Europa sono state 43 per un valore complessivo di 1,5 miliardi di dollari. L’Europa ha rappresentato il 15% delle operazioni di Ipo globali e il 4% dei proventi nel periodo. Due Borse europee sono state tra le prime 12 per proventi e una per numero di operazioni.

Attività in calo

In Italia però il calo dell’attività si è fatto sentire. Nel secondo trimestre dell’anno solo 2022 7 operazioni (in calo del 30% rispetto al secondo trimestre 2021) con una raccolta di circa 500 milioni di euro. Che vuol dire un aumento rispetto al secondo trimestre 2021 di circa il 60%, grazie all’Ipo portata a termine da De Nora, che si è quotata a fine giugno e che ha raccolto da sola 475 milioni di euro.

Il grande numero e il valore delle Ipo che sono state rinviate nella prima metà dell’anno in corso rappresentano un’importante pipeline di operazioni che probabilmente arriveranno sul mercato quando le attuali incertezze e volatilità si attenueranno. Tuttavia, è probabile che persistano le forti turbolenze. Tra queste, le tensioni geopolitiche, i fattori macroeconomici, la debolezza dei mercati dei capitali e l’impatto della persistente pandemia sul tessuto economico e sociale.

È possibile aspettarsi che il settore tecnologico continui a essere il più importante in termini di numero di operazioni sul mercato. Tuttavia, con una maggiore attenzione alle fonti rinnovabili a fronte dell’aumento dei prezzi del petrolio, si prevede che il settore dell’energia continuerà a essere in testa per quanto riguarda i proventi delle operazioni più importanti.

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