Il grande crollo delle banche in Borsa, cosa rischiano quelle italiane
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In evidenzaMercati Ven 10 marzo 2023

Il grande crollo delle banche in Borsa, cosa rischiano quelle italiane

Le notizie hanno fatto crollare le banche italiane in Borsa. Stamattina l’indice Stoxx delle banche dell’Europa ha perso quasi il 4%.  Il grande crollo delle banche in Borsa, cosa rischiano quelle italiane
Nino Sunseri
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Nino Sunseri

Giornalista economico finanziario da oltre 50 anni, ha cominciato nel 1974 al Giornale di Sicilia. Ha lavorato rivestendo ruoli di caposervizio e inviato per il Corriere della Sera, La Repubblica e Libero.

Il crollo delle banche italiane in Borsa

Le banche  italiane affondano per il crack di due istituti Usa. Innanzitutto Silvergate che, travolta dal crollo della piattaforma di criptovalute  FTX, ha annunciato che chiuderà l’attività mettendo in liquidazione tutti i beni nella speranza di pagare il maggior numero possibile di creditori. Poi la Silicon Valley Bank (Svb) che, come dice il nome dedica buona parte della sua attività alle start up. Ha annunciato una perdita di 1,8 miliardi di dollari e un aumento di 2,5 miliardi. .

Le azioni delle banche in Italia

Il titolo ha perso il 60% e per il momento è sospeso visto che l’autorità di vilanza ha deciso la chiusura.. Queste notizie hanno schiantato le quotazioni delle banche. L’indice Stoxx delle banche dell’Europa ha perso quasi il 4%. L’esperienza insegna che i guai, ci mettono pochissimo ad attraversare l’Oceano e sbarcare a Piazza Affari. È successo con i subprime e in molte altre occasioni. Quindi, il rischio di contagio è da tenere presente. Unicredit perde il 4%, Intesa il%,  Bper il 4,5%, Intesa il 3%.

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Un uragano di speculazione. Non vanno però ignorate le differenze: sarebbe esagerato e fuorviante accostare due piccole banche degli Stati Uniti alle grandi banche italiane. Gli istituti di credito quotati alla Borsa di Milano partono da una situazione di tranquillità per quanto riguarda il differenziale prestiti/depositi oggi pari al 78%.

Ancora più rassicurante il Liquidity Coverage Ratio, l’indicatore della capacità della banca di reggere negli scenari di stress. Il rapporto è 240%. Anche l’ultimo dei misuratori introdotti dal Comitato di Basilea III è solido. I fondi immediatamente disponibili coprono il 100% di quella che viene considerata la soglia di allarme. C’è anche da tener presente che in  casi estremi c’è sempre la banca centrale che interviene per stabilizzare i corsi.

Cosa può succedere in Borsa

Proprio per questo i paragoni tra SVB e le banche italiane quotate non hanno molto senso. Ma quando il mercato si mette a cercare aree di rischio nei bilanci, qualcosa trova sempre. Per cui un esame ancora approfondito è opportuno. Una possibile area di debolezza c’è, l’esposizione al BTP.  Ma rispetto al passato, la situazione è molto migliorata. Le due grandi, Unicredit e Intesa SanPaolo sono ben lontane dalla soglia di prima attenzione.

Quelle che hanno molto debito italiano in portafoglio sono  Credem, con un ammontare pari a 2,5 volte il patrimonio tangibile, molto più sotto Bper Banca, 1,5 volte e Banco BPM 1,2 volte. Ridurre questa dipendenza è stato per anni il pallino di Wolfgang Schauble, quando era ministro delle Finanza di Agela Merkel, e di Jens Weidmann  presidente della Bundesbank . Volevano che le banche avessero un fondo di garanzia a copertura degli investimenti in titoli di stato. Tanto più era alto il debito pubblico tanto più robusto doveva essere il fondo di garanzia presente nel patrimonio  nelle banche.

La proposta fu stroncata da Mario Draghi e dal buon senso perché avrebbe mandato in frantumi il mercato dei bond governativi dell’Eurozona. Oggi non se ne parla più così come non si parla più dell’allarme  sofferenze. Un serio problema del passato. Anche in questo, caso, oggi, dopo anni di rigorosa pulizia di bilancio, il rapporto con gli impieghi  è ben sotto il 5%. Insomma nella bufera di queste ore c’è solo molta esagerazione e la voglia del mercato di scendere dopo la galoppata di questi primi mesi del 2023.

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