Dopo il fondo Elliott, nuove grane per la Borsa di Londra con il nichel
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Mercati Mer 08 giugno 2022

Dopo il fondo Elliott, nuove grane per la Borsa di Londra con il nichel

Dopo il fondo hedge americano Elliott anche un altro investitore ha avviato un’azione legale contro il London Metal Exchange Dopo il fondo Elliott, nuove grane per la Borsa di Londra con il nichel Imagoeconomica
Camilla Conti
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Camilla Conti

L’azione legate contro il London Metal Exchange

Dopo il fondo hedge americano Elliott anche un altro investitore, Jane Street Global Trading, uno dei principali operatori di Wall Street, ha avviato un’azione legale contro il London Metal Exchange (Lme), chiedendo 15,34 milioni di dollari di danni in seguito all’annullamento dei contratti sul nichel conclusi lo scorso 8 marzo, quando il prezzo del metallo aveva registrato un’impennata senza precedenti fino al 250 per cento.

«La decisione di sospendere il trading è stata presa perché il mercato del nichel è diventato disordinato. Le cancellazioni sono state fatte retrospettivamente per riportare il mercato all’ultimo momento in cui l’Lme poteva essere fiducioso che il mercato stesse operando in una maniera ordinata. Dovrebbe essere sottolineato che l’Lme ha sempre agito nell’interesse del mercato nel suo complesso», sottolinea una nota dell’Hkex, l’Hong Kong Exchange and Clearing, proprietario della Borsa dei metalli di Londra.

Jane Street Global Trading ha messo in discussione la decisione della Borsa di Londra di cancellare tutti i contratti eseguiti a partire dalla mezzanotte dell’8 marzo considerandola «illegale in base al diritto pubblico e tale da rappresentare una violazione dei diritti umani del ricorrente», spiega la nota. Lme ritiene la richiesta «senza merito e la contesterà vigorosamente».

La richiesta di danni

Già lunedì scorso la Borsa di Hong Kong aveva reso noto che i fondi Elliott di Paul Singer avevano avanzato una richiesta danni ben superiore, da 456 milioni di dollari, per la stessa ragione. La gestione del caos legato al settore del nichel da parte della Borsa dei metalli di Londra è stata oggetto di una crescente attenzione, tanto che le autorità di regolamentazione del Regno Unito hanno valutato la sospensione delle negoziazioni. L’aumento del prezzo del nichel ha colpito in particolare Xiang Guangda, miliardario cinese che gestisce il gruppo Tsingshan Holding, il più grande produttore mondiale di nichel e acciaio inossidabile. Xiang aveva scommesso che il prezzo sarebbe diminuito, ma l’invasione russa dell’Ucraina ha ribaltato la situazione facendo salire alle stelle i prezzi delle materie prime, e lasciando esposto il suo gruppo a perdite potenzialmente pari a miliardi di dollari.

Nel frattempo, potrebbe scoppiare uno scandalo sulle scorte di metallo fittizie detenute nei magazzini cinesi. Secondo quanto ha rivelato l’agenzia Bloomberg, infatti, i trader delle centrali globali di materie prime Glencore Plc e Trafigura Group starebbero controllando le loro scorte dopo che diverse società nazionali hanno dichiarato la scorsa settimana di essere state indotte a fornire prestiti per scorte gonfiate artificialmente. Le accuse, che si concentrano su una struttura nella città di Foshan nella provincia meridionale del Guangdong, hanno spaventato i mercati dei metalli cinesi. Diversi trader hanno affermato di aver prestato un totale di oltre 500 milioni di yuan (75 milioni di dollari) su quantità di alluminio immagazzinate a Foshan, ma poi hanno scoperto che le scorte valevano molto meno.

Il mercato dell’alluminio in Cina

Gli importi di cui si parla sono relativamente piccoli nel contesto del mercato dell’alluminio in Cina, ma ciò che spaventa gli operatori è la somiglianza con uno scandalo molto più grande scoppiato otto anni fa nella città portuale di Qingdao che ha causato una profonda crisi di fiducia nei mercati dei metalli cinesi. Altre frodi hanno coinvolto banche francesi e australiane colpite da perdite sui prestiti nel 2017 per un totale di oltre 300 milioni di dollari, dopo aver scoperto documenti falsi per il nichel conservati nei magazzini asiatici di proprietà di Access World, una sussidiaria di Glencore. E nel 2020, il trader petrolifero di Singapore Hin Leong (Pte) ha falsificato documenti per ottenere finanziamenti per prodotti che aveva già venduto.

Il commercio di materie prime, che si tratti di grano, rame o petrolio, è in genere un’attività ad alto volume e con margini bassi. Per ottimizzare il flusso di cassa, i trader spesso impegnano i loro beni in prestito. Nell’industria dei metalli, tale garanzia assume la forma di warrant di magazzino, che registrano dettagli come la quantità, la qualità, la proprietà e l’ubicazione delle merci. Negli ultimi mesi le banche sono diventate più caute sui prestiti a causa delle maggiori oscillazioni dei prezzi causate dall’invasione dell’Ucraina. Questo ha incoraggiato alcuni a cercare finanziamenti alternativi. Non solo. Il forte calo dei prezzi dell’alluminio dopo che l’ultima epidemia di Covid ha bloccato l’intera Shanghai, ha portato alcuni a cercare di impossessarsi del metallo promesso, temendo un mancato rimborso dei prestiti.

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