L’Ocse deprime i mercati, si teme un autunno freddo
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Mercati Mer 10 agosto 2022

L’Ocse deprime i mercati, adesso si teme un autunno freddo

Domina la paura per un autunno molto freddo. Non solo per l’Italia ma per tutte le economie avanzate. Le varie incognite. L’Ocse deprime i mercati, adesso si teme un autunno freddo BORSA FRANCOFORTE ORSO TORO
Nino Sunseri
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Nino Sunseri

Giornalista economico finanziario da oltre 50 anni, ha cominciato nel 1974 al Giornale di Sicilia. Ha lavorato rivestendo ruoli di caposervizio e inviato per il Corriere della Sera, La Repubblica e Libero.

Le previsioni dei mercati per l’autunno

Domina la paura per un autunno molto freddo. Non solo per l’Italia ma per tutte le economie avanzate. Le incognite si chiamano guerra in Ucraina, tensioni nel Pacifico e bassa fiducia dei consumatori che provocano forti cadute della domande e rallentamento dei mercati. La conferma di questa verità poco confortante, arriva dal superindice Ocse che ha proprio lo scopo di leggere il futuro.

A luglio l’indicatore è diminuito di altri 0,2 punti scendendo al 99,2 mantenendosi quindi sotto la soglia di 100 che rappresenta lo spartiacque fra lo sviluppo e la recessione.  Per l’area euro, la flessione è a 99 da 99,2. Il G7 nel suo insieme scende a 99,1 da 99,3. Tra i big, gli Usa sono in calo a 99 da 99,2, il Regno Unito a 98,3 da 98,5, il Canada a 99 da 99,3, la Germania a 99,1 da 99,4, l’Italia a 98,7 da 98,9 e la Francia 98,1 da 98,4. Solo il Giappone mostra stabilità ( 100,5).

L’Ocse avverte che i dati devono essere letti con attenzione perché la situazione potrebbe ribaltarsi da un momento all’altro in presenza di fatti nuovi. Riferimento neanche velato alla fine delle ostilità. Possibilità non da escludere con l’arrivo del Generale Inverno che, a quelle latitudini ha sempre deciso le guerre. Stavolta potrebbe imporre la pace.

Tuttavia le notizie che arrivano dal fronte non sono confortanti. Nelle ultime ore c’è da segnalare anche la ripresa del prezzo del petrolio che tornano a puntare verso quota 100 dollari che avevano abbandonato da oltre un mese. L’accelerazione dopo che Transneft, società di proprietà del governo russo che gestisce oltre 70.000 chilometri di gasdotti e oleodotti, ha confermato che le esportazioni di greggio attraverso il territorio ucraino si sono fermate il 4 agosto. In pericolo le forniture verso Slovacchia, Ungheria e Repubblica Ceca. Una comunicazione che sembra, soprattutto una ritorsione verso la Ue che da ieri ha reso operativo il razionamento sui consumi di gas. Per il momento si tratta solo di una iniziativa a carattere dimostrativo. Domani potrebbe diventare qualcosa di più concreto. Così Mosca ha deciso di mettere le mani avanti.

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