La Fed aumenta i tassi dello 0,25%. Powell: "Ancora lavoro da fare"
Tutto come previsto: la Fed ha alzato i tassi dello 0,25% portandoli in prossimità del 4,75%. Wall Street torna in positivo
La decisione è stata presa all’unanimità
Le attese sono state confermate: la Fed ha alzato i tassi dello 0,25% portandoli in prossimità del 4,75% massimo dal 2007 . Ma è anche il segno, ma anche il segno che la stretta potrebbe diventare meno vigorosa dopo tre rialzi dello 0,75% e uno di 0,5% Wall Street ha girato in positivo nonostante le dichiarazioni in conferenza stampa del Presidente Powell secondo il quale “c’è ancora del lavoro da fare” per portare l’inflazione al 2%. I prezzi rimangono “troppo alti” anche se si sono moderati recentemente, e si corre il rischio che l’inflazione possa diventare piu’ ostinata Per questo serviranno un altro “paio di rialzi”. che dovrebbero portare i tassi intorno al 5%, all’incirca come sempre previsto. Per i mercati vuol dire che nella seconda metà dell’anno il costo del denaro potrebbe cominciare a scendere. Il Nasdaq guadagna l’1,4% dopo le parole di Powell e S&P500 lo 0,7%. Piatto il Dow Jones.
Il mercato del Lavoro è un rebus
Le avvisaglie erano arrivate nel pomeriggio con le notizie contraddittorie sul mercato del lavoro che a gennaio ha registrato una brusca frenata. Il settore privato, secondo il rapporto Adp, ha creato 106.000 nuovi posti, in brusco rallentamento rispetto ai +253.000 di dicembre. Il dato e’ anche nettamente inferiore ai 178.000 occupati in piu’ stimati dagli analisti. In contraddizione con questo dato, è il forte aumento delle posizioni lavorative aperte che secondo il Dipartimento del Lavoro Usa sono undici milioni. Un segnale che già nel pomeriggio rafforzava le attese di un allentamento del ritmo dei rialzi della banca centrale Usa.
Rallenta l’attività industriale
L’ attività industriale degli Stati Uniti è scesa a gennaio per il terzo mese consecutivo toccando un nuovo minimo da maggio 2020. L’indice Ism si e’ attestato a 47,4, in calo rispetto al 48,4 di dicembre. Gli analisti avevano previsto un calo leggermente inferiore, a 48.
“L’industria manifatturiera sta affrontando i venti contrari derivanti dal rallentamento della domanda, dal rialzo dei tassi e da problemi con le forniture”, ha commentato Rubeela Farooqi, capo economista di High Frequency Economics. Nel dettaglio, i nuovi ordini sono diminuiti del 2,6% rispetto a dicembre, la produzione dello 0,6%, l’occupazione dello 0,2% e le scorte del 2,1%. Allo stesso tempo, i prezzi sono aumentati del 5,1% e il portafoglio ordini e’ cresciuto del 2%. Solo l’auto e le attrezzature varie hanno registrato una crescita a gennaio. Tutto il resto , tra cui tessile, apparecchiature elettriche, alimentari e la siderurgia, hanno registrato cali. “Ci aspettiamo ulteriori difficolta’ nei prossimi mesi, poiche’ la politica monetaria restrittiva e il recente inasprimento delle condizioni finanziarie frenano l’attivita’ manifatturiera”, ha dichiarato Oren Klachkin di Oxford Economics. “L’esplosione della domanda causata dalla pandemia e’ decisamente in secondo piano e un contesto macroeconomico difficile contribuira’ a un calo della produzione industriale nel 2023”, ha aggiunto l’analista.