Per trovare una soluzione al dossier Tim ci vorrà tempo - V&A
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Mercati/Primo piano
MercatiPrimo piano Dom 12 marzo 2023

Calma e gesso, per una soluzione al dossier Tim ci vorrà tempo

Le due offerte non convincono e non è detto che entro il 31 Kkr rilanci. A quel punto tutte le ipotesi torneranno in ballo Calma e gesso, per una soluzione al dossier Tim ci vorrà tempo SEDE TIM TELECOM
Redazione Verità&Affari
di 
Redazione Verità&Affari

Due offerte sul piatto

Calma e gesso. Per trovare una soluzione al dossier sulla rete Tim ci vorrà tempo. Chi sta vicino all’operazione non ha dubbi: è vero che ci sono due offerte sul piatto, ma entrambe si aggirano intorno ai 20 miliardi e oltre a non soddisfare il primo azionista Vivendi portano della complicazioni rispetto alle quali sarà difficile trovare una soluzione. Sulla proposta  del fondo di private equity Kkr il consiglio di amministrazione di Tim già si espresso: grazie ma serve un rilancio. E con ogni probabilità anche la proposta arrivata dal secondo azionista dell’ex monopolista della telefonia, Cdp, e dal fondo australiano Macquarie, nel consiglio del 15 marzo riceverà un trattamento simile.

Le differenze tra le proposte

Sul piano economico non ci sono grandi differenze – Cassa Depositi e Prestiti valuta di più gli asset interamente controllati da Tim, mentre gli americani danno un valore più alto a Fibercop, di cui controllano già il 37,5%, il punto è che dal comitato parti correlate che si è riunito lo scorso venerdì rispetto all’ipotesi italo-australiana sono emerse diverse criticità soprattutto sotto il profilo antitrust. C’è da affrontare con Bruxelles il nodo concorrenza visto che la Cassa controlla già Open Fiber, nata per portare la fibra nei comuni italiani.

Mentre per Kkr il rischio è di dover fare i conti con il Golden Power in capo all’esecutivo. Sono due nodi difficili da districare che potrebbero portare i contendenti a proporre un’iniziativa congiunta che però sembra si sia arenata sulla richiesta di Kkr di avere delle garanzie rispetto ai possibili rimedi legati alla concorrenza che potrebbero essere avanzati dall’Europa.

Governo silente

Il governo, almeno ufficialmente è silente, ma sottotraccia continua a lavorare per mettere tutte le parti in causa intorno al tavolo e trovare una soluzione.  Il ministro più coinvolto nel dossier, Adolfo Urso, responsabile del dicastero delle Imprese e del Made in Italy, ha ribadito ancora una volta che “l’esecutivo ha già indicato qual è la sua postura, ma che adesso tocca a Tim: siamo in attesa delle decisioni che prenderanno Tim e gli azionisti, per cui al momento non è il momento per entrare in questa partita”.

Sul piede di guerra, invece, i sindacati con Fistel Cisl che ha ripetuto di essere “contraria allo smembramento di Tim per un motivo di carattere industriale – con il paese perderebbe la capacità di rendere universale la connettività – e il secondo di carattere sociale, in quanto si creerebbero decine di migliaia di esuberi. La sensazione è che con ogni probabilità fino a fine marzo non succederà nulla. Kkr si prenderà tutto il tempo a sua disposizione per decidere se rilanciare. E alla fine non è per nulla scontato che decida di farlo. In quel caso tutte le ipotesi alternative, compresa l’ipotesi di un’Opa su Tim di più soggetti insieme potrebbe riprendere corpo. 

Condividi articolo