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ModaPrimo piano Mar 21 febbraio 2023

Mediobanca, nel 2023 la moda italiana sfiorerà i 90 miliardi di ricavi

Per l'Area Studi Mediobanca, nel 2023 la moda italiana sfiorerà i 90 miliardi di ricavi. Al top Prada e Luxottica Mediobanca, nel 2023 la moda italiana sfiorerà i 90 miliardi di ricavi SEDE MEDIOBANCA
Mikol Belluzzi
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Mikol Belluzzi

Nel 2023 la moda italiana sfiorerà i 90 miliardi di ricavi

Nonostante l’incertezza del contesto macroeconomico e il quarto trimestre del 2022 influenzato dalla recrudescenza del Covid-19 in Cina, l’anno passato ha registrato valori molto positivi per il comparto moda. Questo emerge dal report sul settore realizzato dall’Area Studi Mediobanca, che ha aggregato i dati finanziari di 152 società della moda con sede in Italia e fatturato superiore a 100 milioni di euro. Dai dati preconsuntivi è emersa una crescita del giro d’affari nominale a livello aggregato del 20% (a 82 miliardi di euro, +21% sul 2019) e a trainare i ricavi sono state le vendite all’estero, in crescita del 24% sul 2021 In progressione anche gli investimenti che dovrebbero attestarsi a un +35%.

Secondo Mediobanca nel 2023 è da mettere in conto un ulteriore incremento del giro d’affari dell’8%, che porterebbe l’aggregato delle maggiori aziende Moda Italia a sfiorare i 90 miliardi, all’interno di uno scenario in rallentamento macroeconomico, in un contesto di tassi di interesse che vanno normalizzandosi verso l’alto e con le tensioni inflazionistiche in decelerazione.

Le prime 20 aziende rappresentano da sole oltre la metà del fatturato aggregato. Al primo posto per ricavi si conferma Prada (3,4  mld) che precede Luxottica Group (3,2 mld), consolidata dalla multinazionale EssilorLuxottica, e Calzedonia Holding (2,5 mld). Seguono Moncler e Giorgio Armani con un giro d’affari di 2 mld ciascuno. La redditività segnala una dinamica calante: l’ebit margin scende dal 12,1% del 2019 al 10,6% del 2021, dopo l’impatto dirompente della crisi quando si era fermato al 4,5%.

Pelletteria e occhialeria hanno i margini più alti

Il comparto pelli, cuoio e calzature riporta i margini più soddisfacenti (15,7% nel 2021), seguito dall’occhialeria (12,3%). Abbigliamento e gioielleria sono gli unici due settori produttivi ad aver migliorato i margini nel triennio, superando i livelli pre-crisi. I prodotti di alta qualità continuano a premiare la redditività, con l’alta gamma a chiudere il 2021 con un ebit margin del 10,8%, il 46% al di sopra dei valori dei produttori mass market (7,4%). Il podio per redditività vede al primo posto Fendi (32,8%), davanti a Renato Corti (29,5%) e Gingi (29,2%, principale marchio Elisabetta Franchi).

Moda italiana lontana dalla Borsa

La moda italiana è lontana dai riflettori della Borsa: solo il 17,5% del fatturato aggregato (12 miliardi di euro) è prodotto dalle 11 società quotate del panel, mentre il restante 82,5% (56,6 miliardi di euro) è generato dalle 141 non quotate. Dopo il rimbalzo del dicembre 2021 (+29,4% sul 2020), la capitalizzazione a fine 2022 chiude in flessione (-14,4% sul 2021), attestandosi a 37,6 miliardi di euro, pari al 5,3% del valore dell’industria della Borsa Italiana, esclusa Prada che è quotata a Hong Kong.

Nel primo scorcio del 2023 si evidenzia una ripresa (+15,8% a metà febbraio 2023). Al 15 febbraio 2023 il podio di Borsa è occupato da Prada (15,9 mld), Moncler (15,7 mld) e Brunello Cucinelli (5,5 mld); medaglia di legno per Salvatore Ferragamo (3,0mld), seguita da Tod’s (1,2 mld). Tutte le altre società del panel registrano una capitalizzazione inferiore al miliardo di euro.

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