La rivoluzione in 11 punti della casa di moda Missoni
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Moda Lun 18 luglio 2022

La rivoluzione in 11 punti della casa di moda Missoni. Ci sono anche due outlet

La nuova mission aziendale con l’aggiornamento del modello di business hanno fatto invertire il trend gestionale di Missoni La rivoluzione in 11 punti della casa di moda Missoni. Ci sono anche due outlet ROSITA JELMINI MISSONI
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

La rivoluzione della casa di moda Missoni

La nuova mission aziendale con l’aggiornamento del modello di business in linea col contesto competitivo e il piano di revisione della struttura organizzativa aziendale avvenuto nel corso del 2021, che ha incrementato efficienza ed efficacia nella gestione, hanno fatto invertire il trend gestionale di Missoni, maison di moda fondata nel 1953 da Ottavio e Rosita Missoni, tra i brand più noti e riconoscibili dai modelli non convenzionali di maglieria, che esporta il 75% della produzione.

La svolta di Missoni

L’assemblea del 14 giugno ha approvato il bilancio 2021 alla presenza della Finro (58,2%), rappresentata dalla presidente Angela Maria Federica Missoni e di Fsi che da quattro anni, ha il 41,8%. Il valore della produzione è balzato del 76% a 104 milioni, i ricavi da vendite sono cresciuti a 91,7 milioni, l’ebitda ha attenuato di molto il rosso da 35,2 a 1,4 milioni, il risultato netto è sempre negativo ma di 5,4 milioni contro i 36,2 milioni del 2020.

La svolta illustrata dall’ad Livio Franco Proli poggia su 11 azioni mirate. La ristrutturazione del canale retail dei negozi fisici sia regular store che outlet per mantenere il corretto bilanciamento, con l’apertura di due outlet in Spagna e Irlanda e la ristrutturazione dell’outlet di Golasecca; il rilancio della rete di store in franchising attraverso la ricerca di partner affidabili; la dismissione degli asset non strategici per la società quali gli store di Roma e Parigi e la cessione dell’immobile in via Salvini; l’ingresso di Missoni nel mercato cinese con l’apertura dello store a Kerry Center e l’attivazione del canale on line sulla piattaforma T-mall; investimenti sul versante informatico e della digitalizzazione; il cambio della strategia artistica e creativa; l’implementazione del progetto formativo di Missoni Lab; l’avvio del progetto di sostenibilità.

Le partnership di Missoni

Inoltre, la definizione di nuovi accordi di licenza e collaborazione con Acbc (calzature ecosostenibili), Compagnia del Cristallo (soft-forniture), Izmee Keepup (borracce/bottiglie in acciaio), Supreme (abbigliamento), Palm Angels (abbigliamento) e Moleskine (agende/notebook); infine la sottoscrizione del contratto con Dar Al Arkan Properties llc per la realizzazione di un complesso immobiliare a Dubai, secondo lo stile e i concept definiti da Missoni. Secondo il capoazienda «la performance è in linea con il business plan approvato dal cda nell’adunanza del 18 dicembre 2020 che prevede il recupero della performance ante pandemia (esercizio 2019) entro l’anno 2023 per sostenere, nei due anni successivi, un ulteriore improvement fino al raggiungimento degli obiettivi finali di ricavi netti pari a euro 155 milioni e un’ebitda del 12% nel 2025». Riguardo il 2022, Proli fa presente che «si stimava una previsione di 90 milioni di ricavi netti e una perdita a livello di Ebit pari Euro -6.7 milioni».

Proli ha ricordato in ogni caso «che già nella riunione del consiglio di amministrazione del 21 dicembre 2021 è stata ritoccata la previsione 2022 con ricavi netti a circa 110 milioni e, di conseguenza, la perdita a livello di Ebit si ridurrebbe a -4,7 milioni, tenendo in considerazione lo slittamento delle royalty di Miami che dovevano essere incassate nel 2021 e che invece sono state incassate nel primo trimestre 2022». Nonostante i segnali incoraggianti, «il lockdown in Cina ha comportato la chiusura del negozio di Kerry Centre e dell’outlet di Suzhou, nonché ha fatto slittare l’apertura dello store Missoni di Chengdu da inaugurare a maggio perché i produttori di Shanghai non sono operativi da mesi». E anche laddove «si riuscissero a produrre gli arredi e il materiale destinati allo store di Chengdu in un’altra città della Cina, la merce è al momento bloccata presso il magazzino di Shanghai, per tale ragione anche le attività di vendita sul canale digitale sono allo stato sospese».

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