L’America alle elezioni di medio termine, ma è Soros il protagonista
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MondoPrimo piano Mar 08 novembre 2022

L’America vota ma è il miliardario Soros il vero protagonista

Qualunque sia il risultato delle elezioni in America i cui risultati arriveranno fra stanotte e domattina, il protagonista è George Soros. L’America vota ma è il miliardario Soros il vero protagonista
Chris Bonface
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Chris Bonface

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Le elezioni in America

Qualunque sia il risultato delle elezioni in America di midterm i cui risultati arriveranno fra stanotte e domattina, il vero protagonista è stato George Soros, che ha messo mano al portafoglio come mai gli era accaduto per finanziare solo la corsa dei candidati democratici. Da lui e dal Soros Fund Management di New York sono arrivati nelle casse dei democratici ben 128,4 milioni di dollari. Per la prima volta nella storia delle elezioni americane (congressuali e presidenziali) Soros è stato il più grande finanziatore della politica lasciando a qualche distanza Richard Uilhein, che con 80,7 milioni di dollari è il primo finanziatore dei repubblicani a queste elezioni e secondo nella classifica assoluta dei donatori.

Richard e la moglie Elizabeth hanno ereditato le fortune dei produttori della birra Schiltz e hanno fondato nell’ormai lontano 1980 una delle più importanti ma quasi sconosciute società americane: la Uline link, praticamente monopolista della produzione di cartoni per fare scatole, carte alimentari e vari prodotti utili all’imballaggio e alla spedizione. Pur non avendo mai fatto pubblicità se non stampando un catalogo dei suoi prodotti (all’inizio di una ventina di pagine, oggi di più di 800 pagine), la Uline ha avuto una crescita vertiginosa di fatturato che ora si sta avvicinando a 2 miliardi di dollari.

Terzo posto nella classifica dei finanziatori di queste elezioni per Kenneth Cordele Griffin, fondatore e guida dell’hedge fund internazionale Citadel LLC e secondo l’indice dei miliardari di Bloomberg al 37° posto della classifica mondiale degli uomini più ricchi del mondo con un patrimonio di 29,4 miliardi di dollari a pari merito con Vladimir Potanin, il re del nichel russo, e con Jack Ma, il cinese fondatore di Alibaba.

La classifica

Quella classifica degli uomini più ricchi del mondo è guidata per altro con 190 miliardi da Elon Musk, fondatore di Tesla e Space X e ora proprietario anche di Twitter. Il suo nome però non figura nella classifica dei principali sostenitori della politica americana, e infatti Musk non versa più contributi a nessuno dal 2019. Negli precedenti ha finanziato sia democratici come Hillary Clinton che repubblicani, ma con quelli che per lui sembrano spiccioli: 3 mila, 5 mila, talvolta 10 mila dollari. Il suo contributo più generoso – 50 mila dollari – è arrivato nel 2015 a finanziare la campagna in Illinois di Emanuel Rahm, oggi ambasciatore Usa in Giappone.

Se Musk non ha scucito manco un dollaro questa volta, ha però fatto rumore gratis. Come al solito con un cinguettìo a favore in questo caso dei repubblicani: «Agli elettori indipendenti: il potere condiviso frena i peggiori eccessi di entrambi i partiti, quindi consiglio di votare per un Congresso repubblicano, dato che la Presidenza è democratica». Una sorta di par condicio, che di solito muoveva con poche eccezioni i finanziamenti alle elezioni presidenziali: un po’ ai repubblicani e un po’ ai democratici, magari con il borsellino più aperto verso uno dei due candidati.

Molti proprio con la stessa cifra per non inimicarsi chi poi sarebbe stato scelto come presidente di tutti gli americani. Alle elezioni “parlamentari” di metà mandato invece i sostenitori si schierano tutti decisamente, finanziando la forza politica del cuore che comunque un certo potere avrà nel congresso anche se dovesse risultare vincitore l’altro partito.

Nelle elezioni di metà mandato si rinnovano tutti i membri della Camera dei rappresentanti, il cui mandato dura appunto due anni, e un terzo circa dei senatori che hanno invece un mandato più lungo (sei anni) ma che non inizia nello stesso giorno, con una parte degli Stati che fa coincidere la scelta dei suoi rappresentanti con le elezioni presidenziali e un’altra con quelle di metà mandato. Soros in passato ha sempre versato milioni di dollari, ma non tanti quanti quelli di questa volta: nel 2020 era al 35° posto fra i finanziatori con 9,2 milioni di dollari: nel 2018 era al settimo posto con 20,1 milioni e nel 2016 era al dodicesimo posto con 22,1 milioni di dollari.

Al precedente appuntamento paragonabile con quello di domani – quello del 2018 – il maggiore finanziatore era stato assolutamente filo repubblicano (e filo Donald Trump): Sheldon Gary Adelson, scomparso poi nel 2021, che con il suo Las Vegas Sands (fiere, casinò e centri congressi) versò 123,7 milioni di dollari, seguito dai 95,1 milioni di dollari versati al 97% ai democratici da Michael Bloomberg, editore e già sindaco di New York.

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