Da Musk ad Abramovich quando i miliardari fanno pure i diplomatici
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Mondo Mer 12 ottobre 2022

Da Musk ad Abramovich quando i miliardari fanno pure i diplomatici

Quando a marzo ci siamo svegliati con la notizia dell’invasione russa in Ucraina, ci sembrava di essere tornati indietro di 50 anni Da Musk ad Abramovich quando i miliardari fanno pure i diplomatici
Marco Vassallo
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Marco Vassallo

La diplomazia nella guerra in Ucraina 

Quando a marzo ci siamo svegliati con la notizia dell’invasione russa in Ucraina, ci sembrava di essere tornati indietro di 50 anni. Una guerra così vicina a noi non si vedeva da tempo. Ma ovviamente dalla Seconda Guerra Mondiale, sono cambiate tante cose, come tecnologie e strategie militari, senza dimenticare la comunicazione affidata spesso a canali come Telegram e Tik Tok. Anche nella diplomazia, però, c’è qualcosa di nuovo. Ad avere un ruolo importante ed esposto nelle trattative non ci sono solo politici e militari, come succedeva un tempo, ma anche gli uomini di potere dell’economia. Basta vedere il ruolo che hanno avuto e stanno avendo personaggi influenti come Elon Musk e Roman Abramovich. Disposti a tutto o quasi per difendere i loro interessi.

I colloqui tra Musk e Putin

Anche in passato chi gestiva l’economia del mondo entrava in contatto con i leader, ovvio. Ciò che cambia è l’esposizione pubblica dei loro pensieri, ampliata anche tramite i social. In queste ore circolano insistenti le voci di un colloquio tra il ceo di Tesla e Vladimir Putin. Argomento? Trattative di pace tra Russia e Ucraina. A riferire della chiacchierata è stato il politologo americano Ian Bremmer che, a sua detta, avrebbe parlato della questione proprio con il Ceo di Tesla. Il quale avrebbe i suoi ovvi motivi per difendere gli interessi in un mercato così importante come la Russia. Ecco quanto sostiene l’esperto: Musk – che poi ha smentito tutto – avrebbe riferito all’esperto che Putin sarebbe intenzionato a negoziare la pace a patto di una neutralità permanente di Kiev e dell’annessione alla Russia delle regioni ucraine di Luhansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson. Obiettivi che per il presidente russo sarebbero fondamentali: Putin, infatti, sarebbe disposto a difendere la Crimea con il nucleare. Musk a questo punto avrebbe riferito a Bremmer che bisogna evitare a tutti costi quest’eventualità.

La proposta di pace di Elon Musk

Ad inizio ottobre, però, Musk aveva lanciato su Twitter la sua proposta di pace tramite un sondaggio. Un’idea abbastanza in linea con quanto emerso dal racconto di Bremmer: la soluzione di Musk, infatti, sarebbe di lasciare la Crimea alla Russia a indire nuovi referendum nelle quattro regioni ucraine dove si sono già svolte consultazioni farsa in favore dell’annessione alla Russia. Proposta poi bocciata da Kiev e da numerosi esperti.

Roman Abramovich il negoziatore

Quando eravamo al principio del conflitto, ci eravamo stupiti della presenza di Roman Abramovich sul primo negoziato tra Ucraina e Russia. La sua convocazione al tavolo era dovuta essenzialmente a un motivo: Abramovich, magnate russo ed ebreo, nutriva una forte influenza sulla comunità ebraica di Kiev. Secondo la stampa, fu proprio la comunità ucraina, infatti, a volere la sua partecipazione come mediatore. Abramovich che aveva avuto colloqui sia con Zelensky (anche lui ebreo) sia con Putin aveva, da parte sua, interessi personali per sedersi al tavolo: “lavare” la sua reputazione ed evitare le sanzioni riservate poi ai magnati russi. Ricordiamoci, infatti, che il miliardario – da tempo nella lista nera del Regno Unito – è stato poi costretto a vendere il Chelsea che guidava da circa vent’anni.

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